MilanoPost Verde a Milano da AVR a MM

Verde a Milano, l’affare in famiglia e il carico dei 101

Milano

Povera AVR! Neanche il tempo di festeggiare le vittorie per essersi accaparrata, quale unica concorrente, l’ennesimo appalto ponte per curare, almeno in teoria, il verde milanese, nonché per avere ottenuto la certificazione del proprio sistema di gestione anticorruzione e, soprattutto, per avere avuto l’approvazione da parte del tribunale Fallimentare di Roma della procedura di ristrutturazione dei debiti con lo sconto della bellezza di 18.9 milioni, che il Consiglio di Stato, con sentenza pubblicata il 26 gennaio scorso, le ha rovinato la festa dandole torto su tutti i fronti e dando così via libera definitiva a MM.

Sarà infatti l’azienda meneghina, che costruisce metropolitane, totalmente posseduta dal Comune di Milano e totalmente inesperta di gestione dei patrimoni verdi, che, per i prossimi 25 anni, si occuperà, partendo da zero, anche del verde cittadino.

MM e il Comune di Milano, il 4 maggio 2023, avevano presentato appello al Consiglio di Stato contro la decisione del TAR, del 20 marzo 2023, che aveva dato ragione ad AVR che aveva impugnato la decisione del Comune, del 20 luglio 2021, di affidare per 25 anni a MM la gestione di tutto il verde meneghino.

A Milano è quindi finita l’era dei “global service”, del mercato libero (apparentemente), della (pseudo) concorrenza, degli appalti al ribasso, a favore della soluzione “in house”, cioè in famiglia, in pratica un ritorno alle municipalizzate anni ’70.

È la fine degli appalti triennali, delle proroghe, delle proroghe delle proroghe, delle gare ponte di un anno ed è l’inizio di un quasi ergastolo di 25 anni, senza periodo di prova e dove decisori, operatori, controllori e controllati praticamente coincidono.

La risoluzione del contratto è prevista solo nel caso di “grave e reiterato inadempimento”, il che di fatto impedirà alle prossime 5 Giunte comunali di cambiare sistema e operatore. Sarà contenta l’opposizione.

Quindi cosa succederà in futuro? Per tutto il 2024 sarà ancora la romana AVR a condurre l’appalto per un valore di 14.2 milioni, per curare, e possiamo immaginarci con quale slancio, esattamente 18.4 milioni di metri quadrati di verde pubblico. In pratica, con un ribasso record del 43.2% (il valore di gara era di 25 milioni), il Comune pagherà 77 centesimi a metro quadrato fino al 31 dicembre 2024 per la manutenzione del verde. Poi, dal 2025 e fino al 2050 subentrerà MM, più o meno alle stesse condizioni, almeno per i primi anni. Nessuna logica via di mezzo, ovviamente! Prevedo ancora anni di passione, ma tanto per qualsiasi evenienza sarà tutta colpa del cambiamento climatico.

Secondo il piano economico e finanziario redatto da MM e approvato dal Comune, il pareggio di bilancio sarà raggiunto solo al nono anno, mentre un minimo di utile (234 mila euro) è previsto a partire dal decimo anno e con una redditività che per i primi 6/7 anni sarà negativa. Praticamente, se quelli di MM ci appaiono come dei benefattori, gli altri, che sono stati lì per 7 anni e hanno perso decine di milioni di euro, che cosa sono?

E se oggi la domanda legittima è come sia possibile per un periodo così lungo dare tutto in mano a chi non ha mai fatto il mestiere di giardiniere, ieri, nel 2016-17, sarebbe stato giusto e prudente interrogarsi anche sulla salute del vincitore dell’appalto, anch’egli un neofita assoluto, appalto che si sarebbe poi protratto per 7 lunghissimi anni.

Infatti, secondo la relazione predisposta dai professionisti incaricati da AVR stessa per l’ottenimento della ristrutturazione del debito, la situazione economica, patrimoniale e finanziari era assai critica già nel 2015 con un continuo peggioramento anno dopo anno e un elevato rischio di fallimento a partire dal 2016.

Bastava leggere un qualsiasi bilancio di AVR di quegli anni per rendersene immediatamente conto. Dal 2019 tutti i principali indici di bilancio sono negativi. Nel 2021 il patrimonio netto di AVR era negativo per 10 milioni. A fine 2022 AVR aveva 139 milioni di debiti a fronte di 89 milioni di crediti e quindi con una differenza di 50 milioni di passivo; la liquidità era a zero e le riserve addirittura negative per 7.2 milioni. Se poi consideriamo congiuntamente AVR e MIAMI (l’azienda partecipata da AVR al 26% che ha operato sul verde di Milano dal 2017 al 2021) rileviamo che a fine 2021 l’importo degli “oneri diversi di gestione”, che è composto per la gran parte dal costo delle penali per non conformità rilevate dal Comune nella esecuzione dei lavori oggetto del contratto è altissimo: 3.8 milioni. Le due aziende a fine 2022 avevano complessivamente debiti verso l’erario per 53 milioni, verso gli istituti previdenziali per 16 milioni, verso i fornitori per 32 milioni per un totale di 101 milioni. La carica, anzi, il carico dei 101… milioni di debiti.

Enrico Pluda (Agiamo)

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