Che tristezza! Quante volte vi abbiamo raccontato che la Milano sfavillante dei grattacieli, della moda e del design si dimentica troppo spesso di angoli storici che con poco sarebbero valorizzati e mantenuti? Quante volte Milano si è ritrovata questi angoli belli ma abbandonati nella totale sciatteria, dimenticandosene completamente?
Una di queste vie è senza alcun dubbio Via Marina che corre da via Senato a via Palestro a Porta Venezia. Un angolo verdeggiante oggi per metà nella totale sciatteria, causata anche dalla tempesta del luglio scorso, che ha abbattuto moltissimi alberi lasciandola per giunta spoglia.
La via Marina attuale segue nella prima parte il tracciato dell’antica strada dallo stesso nome, chiamata anche Stramarina o dei Boschetti, che dal Naviglio di San Pietro Celestino (attuale via Senato) andava fino alla basilica di San Dionigi, a Porta Orientale (oggi Porta Venezia); verso la metà dell’Ottocento vi fu annessa anche una parte della contrada di San Primo. Questa strada dei Boschetti doveva essere, prima della creazione dei Giardini, uno dei punti più suggestivi della Milano pubblica, tale da suggerire a persone come il canonico Torre svolazzi lirici come questo:
«seguitemi per questo Calle, e v’aprirà passeggio così vasto, e verdeggiante, che sarete per dire, essere stato eretto dalle Grazie stesse. Tal deliziosa Piaggia cinta per ogni lato d’ombrose piante (…) [si] chiama strada Marina» [1674].
Il toponimo ha fatto nascere nel tempo fantasiose congetture, ma probabilmente è da riferirsi alla famiglia Marino (è dubbio però che sia la stessa dell’omonimo palazzo), di cui un componente contribuí con i propri mezzi a dare una prima sistemazione alla strada, circostanza genericamente confermata dal Torre.

«All’angolo della strada e verso via Senato, eravi pure la chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori nel cui convento insediaronsi delle monache dette le Carcanine dal nome del ricco fondatore Gian Pietro Carcano (gentiluomo milanese) che per il convento, alla sua morte, lasciava un’ingente somma acciocché ospitasse tutte le discendenti povere di sua famiglia. Dovettero sloggiare in occasione dell’apertura del Giardino Pubblico» [Anselmi, 1932].

La grande strada alberata e piegata ad angolo fu ridisegnata nel 1787 da Giuseppe Piermarini, più per dare un degno ingresso ai giardini di palazzo Bovara (1787) e della Villa Reale (1790) che come prolusione al progetto dei Giardini Pubblici realizzato pochi decenni dopo dal Balzaretti.
Nel piazzale che fa da gomito al mutamento di direzione, il Piermarini fece mettere l’obelisco in granito della croce stazionale di San Glicerio, innalzato nel 1607 al centro del Bottonuto e rimosso nel 1786.
La strada-giardino fu tracciata sull’area dell’antica strada e su quella dei giardini già di proprietà del Collegio Elvetico. Diventò subito uno dei luoghi urbani piú frequentati, il passeggio preferito di nobili e intellettuali; al mattino vi si esercitavano gli appassionati di equitazione, nel pomeriggio le signore vi si facevano ammirare in lussuose carrozze. In quest’area in epoca napoleonica furono organizzate feste e divertimenti pubblici; ne scrissero Parini e Foscolo e nel recinto dei Boschetti vi fu anche una specie di corrida; l’attuale destinazione a strada di scorrimento e di parcheggio automobilistico ne ha stravolto i caratteri e l’uso.


All’ingresso da via Palestro si erge il monumento al generale Giuseppe Dezza (opera dello scultore Enrico Cassi, 1902). Al capo opposto è stato rimontato nel 1953 il monumento a Felice Cavallotti (opera simbolista dello scultore Ernesto Bazzaro, 1906), proveniente dalla scomparsa piazza della Rosa davanti all’Ambrosiana.
Via Marina è suddivisibile in due porzioni, la prima, da via Senato sino alla piazzetta dell’obelisco del Bottonuto, rispecchia (anche se ormai spennacchiata) il disegno del Piermarini di fine Settecento, con due filari d’alberi per lato nel parterre centrale, parterre protetto da siepi di bosso (anche questi ultimamente spennacchiati), mentre la seconda porzione che va dalla piazzetta a via Palestro, assomiglia più ad un vero e proprio giardino all’inglese, con sentieri serpeggianti e alberature di vario tipo. In questa porzione la via confina con il giardino di villa Belgioioso e con i retro dei palazzi di corso Venezia, come il bellissimo retro di Palazzo Castiglioni, capolavoro del liberty.

Veniamo alle note dolenti
Via Marina comincia proprio dall’ampio piazzale creato con via Senato e dove si trova il seicentesco palazzo del Senato, oggi archivio di Stato. Qui, come abbiamo visto poche righe sopra, venne collocato, nel 1953 il monumento a Felice Cavallotti (in precedenza vi era la statua di Giacomo Medici, realizzata nel 1884 e distrutta dai bombardamenti del 1943). Il Monumento, non è chiaro quando, ha perso anche la punta della lancia dopo la sua nuova collocazione.


Il piazzale, anziché essere un luogo monumentale, quale dovrebbe essere, è da sempre un parcheggio, consentito e selvaggio, contaminato anche da un apparecchiatura per il rilevamento dell’aria, da uno stallo del BikeMi e altre scatole tecniche anche abbandonate.
Insomma, la solita sciatteria.






Alle 4 del mattino del 25 luglio 2023, Milano si è risvegliata dopo una delle peggiori tempeste degli ultimi anni, tempesta con raffiche di vento pari a oltre 100 chilometri orari, che hanno abbattuto centinai e centinaia di alberi in tutta la città. Spogliando ulteriormente Milano del bene più prezioso, gli alberi.
Così il boschetto di platani di via Marina è stato letteralmente decimato, come si può vedere anche dalle immagini satellitari fornite da Googlemap (impressionante) che hanno immortalato la situazione dei giorni successivi.

Qui di seguito due immagini che comunque mostrano come, nel corso degli ultimi anni, il parterre della via sia cambiato (dal sentiero ben sistemato e circondato da prati nella foto del 2014 e lo stesso punto nel 2023), mostrando una sempre più scarsa cura del verde da parte del Comune.


Purtroppo la via e questo giardino-passeggiata, nel corso del tempo ha perso il suo scopo di luogo dove passeggiare, incontrarsi, chiacchierare all’ombra dei platani, diventando, come per la piazzetta antistante, un parcheggio.
Il disastro della scorsa estate, come si vede dalle foto allegate qui di seguito, è terribilmente desolante. Vedere i pochi alberi superstiti in questa spianata che prima era un bel boschetto, fa veramente male.
Noi avremmo sperato che in questi mesi, dove è possibile ripiantare alberi, il boschetto sarebbe stato ripristinato, invece ancora nulla. Certo l’operazione non sarà facile, ma crediamo sia assolutamente indispensabile.
Il nostro sogno sarebbe comunque quello di vedere eliminata la sosta in tutta la via, compresa l’area attorno ai due monumenti, eliminando anche il distributore di benzina.
Insomma, la cura della città, caro il nostro sindaco, è prendersi cura anche di questi spazi storici, poco conosciuti, forse, dai frettolosi turisti e milanesi stessi, ma che non possono essere dimenticati e trasformati in un orrendo parcheggio selvaggio.


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