Nel 2023 il Tribunale cittadino di Mosca ha chiuso per conferenze illegali il Centro Sacharov, intitolato al dissidente premio Nobel. A fondare Centro e Fondazione nell’89, in nome del creatore della bomba all’idrogeno russa e poi campione dei diritti umani, era stata la moglie Elena Bonner, che dal ‘75 condivise con Sacharov esilio, sciopero della fame e fine della guerra fredda contro uno svergognato Gorbačëv.
Adesso un’altra vedova, Julija, dopo la morte dell’oppositore nel gulag artico della colonia penale siberiana IK-3Jamalo-Nenec, parla a nome del marito, Continuerò il lavoro di Alexei Naval’nyj. Scrivete ogni giorno finché avrete le forze che Putin ha ucciso Alexei. Naval’nyj aveva vinto nel 2021, mentre era carcerato, il premio Sacharov, istituito nell’88, dell’europarlamento per i diritti umani. Lo stesso parlamento a Strasburgo ha condannato, con soli 9 contrari, la responsabilità oggettiva penale e politica del presidente Putin e dello Stato russo per la morte di Naval’nyj. Julija, moglie devota dei decabristi, all’europarlamento ha chiesto un’inchiesta internazionale indipendente e trasparente, pretendendo la condanna del presidente russo, riprendendo il filo della Bonner, prima firmataria nel 2010 del manifesto online Putin deve andarsene.
La Bonner era autonoma dal marito, come la Mendeleeva da Blok oppure la Nyurenberg-Shilovskaya da Bulgakov; ma non fino ai limiti assurdi della Duncan da Esenino della Akhmatova da Gumilyov. Julija riempie meno palco della Knipper, moglie di Cechov; della Marina Vlady di Vysotsky ma è allo zenit della Berrsdi Tolstoj, perché nella lista è la più bella. Tra Julija e la Bonner c’è un cambio d’epoca. Quella della Bonner era il crollo della repressione sovietica e la nascita, oltre la sua Fondazione, dei diritti russi con Memorial, Gruppo Helsinki, Stenia Nansena e Golos. La Bonner, cittadina onoraria di Firenze e molto nota in Italia, figlia ebreoarmena di epurati riabilitati, reduce dai gulag e dall’assedio di Leningrado, poté liberamente asfaltare Gorbačëv, difendere e condannare El’cin, stigmatizzare, attraverso il Centro, nel 2015 l’assassinio del politico Nemtsov ed il neoautoritarismo del Cremlino che ancora nel 2018 erigeva monumenti a Solzhenitsyn davanti ad un Putin che lo definiva vero patriota. La vedova, segretaria, Natalia Svetlova Solzhenitsyna, esemplare moglie di gran scrittore, come Anna Snitkina, moglie di Dostoevskij, ribadiva Non sono riusciti a separarlo dalla sua terra natale. Quando è stato possibile per lui tornare, lo ha fatto. Incomprensibilmente per l’Ovest, anche Naval’nyj è rientrato in patria dalla Germania, dopo l’avvelenamento da Novichok, per non passare agli occhi russi come un venduto.
Bonner e marito vennero sempre rispettati, anche sulla via dell’esilio. Sulla figlia dello scienziato Ambrosimov invece è calata subito una tempesta di fango fatta da gossip, documenti faziosi, foto ritoccate e insulti. L’Occidente pure non è da meno e sospende, per poi riattivarlo, l’account X di Julija. Prima della morte del consorte, Julija stava in disparte, prendendosi cura dei figli Daria e Zakhar. L’amica dei leader occidentali, che da due anni vive in Europa, sarebbe ella stessa una provocazione dell’Occidente per sabotare la politica russa. La mangiauomini divisa tra alberghi, amanti e spiagge, una che Il giorno della morte di Naval’nyj, si divertiva in spiaggia! (ma le foto a Jurmala in Lettonia erano del 2021) eccita la morbosità popolare; l’amante dell’oligarca russo Chichvarkin, esule in Uk dal 2008 e finanziatore di Navalny oppure del giornalista bulgaro di Bellingat, Grozev, che svelò i nomi degli avvelenatori ad Omsk dell’oppositore, viene definita la Vedova allegra marchiata da amanti in serie.
Dopo la notizia del Servizio Penitenziario Federale, sono state trasmesse in tv al rallenti le espressioni della donna con il commento. È la reazione di una donna che non riesce a trattenere la gioia e il sollievo. Subito l’ex presidente russo Medvedev ha osservato Guardate la faccia sorridente, felice, della vedova di Navalny. C’è la sensazione che lei avesse aspettato questo evento per tutti questi anni per lanciare alla grande la sua vita politica. E l’ha già detto. Alche la Navalnaya Perché mi difendete da Medvedev? È il nulla.
Nel 2014 la Procura generale russa declassificò il Centro Sacharov ad agente straniero e la Fondazione a organizzazione indesiderabile. La stretta repressiva generale sciolse nel 2021 Memorial ed il Gruppo Helsinki, pilastri per i diritti umani e Golos, supervisore indipendente elettorale. Nel 2013 l’ultimo atto prima del ritorno della guerra fredda, l’accordo di scambio per la scarcerazione dell’oligarca Khodorkovsky prima delle Olimpiadi di Sochi e dei mondiali di calcio del 2018. Anche Naval’nyj doveva fruire di uno scambio simile, impedito poi dalla sopraggiunta morte in carcere. Nella nuova epoca, di ritorno alla guerra fredda, anzi gelatissima, dove vive Julija,è riesplosa, forte come non mai, buia come quella sovieticostainista, la repressione russa del dissenso con la calunnia, con l’accusa di indesiderabili, spioni e agenti stranieri, con il carcere, con l’esilio, con l’omicidio. Ogni candidato alla presidenza contrario all’invasione dell’Ucraina come errore fatale è stato escluso dalle prossime presidenziali del 15 e 17 marzo. Naval’nyj non è stato l’unico a provarci ma allarmò il sistema nell’unica prova elettorale avuta a disposizione, quella delle comunali di Mosca del 2013 quando a sorpresa ottenne il 27 % dei voti. Nel 2018 la Commissione Elettorale e la Corte Suprema esclusero dalla corsa al Cremlino la raccolta firme di Navalny, nel 2023 hanno bloccato la Duntsova e nel 2024 le 105 mila firme del pacifista Nadezhdin.
Alle esequie, blindate, di Navalny il primo marzo c’erano migliaia di persone ed i diplomatici occidentali. Ai mazzi di fiori lanciati al di là del cimitero prontamente chiuso corrispondono i primi arresti (105 in 22 città russe) che non saranno gli ultimi grazie alla tecnologia del riconoscimento facciale. La morte incombente sinistramente sulle elezioni presidenziali appare incredibile in Occidente che sembra scordare come il principale candidato sia già incriminato dal tribunali internazionali e come abbia vinto facilmente il referendum per il cambio costituzionale che gli permetterà di vincere il quinto mandato presidenziale fino al 2036. Quello che appare all’Ovest il livello più basso della demotura assassina dello zar Putin, è in Russia in realtà il livello più alto. È la guerra fredda i cui dati funzionano a specchio contrario. Nessun candidato contrario al conflitto può partecipare alle presidenziali in un contesto di assoluto allineamento del potere giudiziario all’esecutivo. Il comunista 75nne Kharitonov, il 56nne Slutsky, chiacchierato erede dell’improbabile Zhirinovsky ed il 40nne Davankov, vicepresidente della Duma sono i candidati rivali allineati ammessi alle presidenziali.
La limitata opposizione liberal russa, i cui numeri sono sempre inferiori al perdente e nostalgico partito comunista, aveva già scordato Naval’nyj in favore del 60nne parlamentare di lungo corso Nadezhdin, passato all’opposizione di facciata, che dovrebbe poter contare su 15 milioni di potenziali elettori rispetto al paio del defunto blogger. A Nadezhdin sono stati bloccanti il sostegno alla comunità lgbt e la contrarietà alla guerra. Per il resto l’opposizione russa vive un aspro dibattito pro e contro il forte patriottismo popolare, sposato completamente da Naval’nyj con l’alleanza con le fazioni fasciste e sostenuto nelle sue opinioni russocentriche, fortemente contrarie alle sovvenzioni alla Cecenia, all’immigrazione, alla Gruzia e dall’Ucraina.I democratici liberali diJablokocon cui Naval’nyj ruppe nel 2007 non credono alla compatibilità fra democrazia e nazionalismo e rigetto antipolitico popolare. Non sono a loro agio con gli strumenti social fatti per i 50 milioni di internauti russi. Ecco perché l’Occidente ha rischiato una grossa gaffe pretendendo di far sedere Julija vicino alla Zelenskaia. Per l’avvocato i diritti umani e la libertà di coscienza si concretizzavano con le inchieste anticorruzione, principale problema slavo, materializzate nelle ville e nei patrimoni occulti di Medvedev e Putin. Queste campagne permettevano a Naval’nyj di superare in popolarità l’opposizione a Putin da destra di Domani e Dogin. Spariranno probabilmente con lui. Vincerà l’opposizione che, come Aleksej, non ha paura. Di non assomigliare all’Occidente.
Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.