“Ferie d’Agosto” trent’anni dopo, che nel 1996 vinse il David di Donatello come miglior film, e diventò istantaneamente un cult: è questo lo spunto da cui è partito il regista Paolo Virzì nel proporci “Un altro Ferragosto”.
In una sera agostana del 1996, nella casa di Ventotene dove il giornalista Sandro Molino (Silvio Orlando) trascorreva le vacanze con amici, la sua compagna Cecilia (Laura Morante) gli aveva rivelato di essere incinta.
Oggi, il figlio Altiero Molino è un ventiseienne imprenditore digitale, e decide di ritornare a Ventotene con il marito fotomodello per radunare tutti gli amici di un tempo intorno al padre che è molto malato, e regalargli la sua ultima vacanza.
Non si aspettava di trovare l’isola in fermento per il matrimonio di Sabry Mazzalupi e del fidanzato Cesare: la ragazzina, goffa figlia di quel bottegaio Ruggero che avevamo conosciuto nel film precedente, è diventata un’influencer molto seguita, e quindi le sue nozze attirano sia i social che i media.
Si racconta la celebrazione di un matrimonio (un trionfo solo apparente), ma anche di una sorta di funerale, che qui assume la forma dell’ultima vacanza di un personaggio molto amato, e circondato da tutti i suoi amici.
Oggi come trent’anni fa, due “tribù” di villeggianti, due Italie apparentemente inconciliabili, e destinate ad incontrarsi/scontrarsi di nuovo, quasi per una sorta di sfida definitiva; l’incrocio fra queste due realtà contrapposte sprigiona fuochi d’artificio, e allo stesso tempo fa crollare le maschere di ciascun personaggio: i ragazzini cresciuti, gli adulti invecchiati, un incrociarsi di amori infelici, tormenti ed insoddisfazioni personali.
Passato, presente e soprattutto futuro nel sequel di Virzì, ritornato nell’isola per chiudere i conti con un’Italia che non sa più sognare; tutto è cambiato: delusione, rabbia, sogni infranti, ricordi romantici, ma anche malinconici, che il regista ci presenta con dei veloci flashback sul film precedente.
Ci sono tutti, o forse qualcuno manca, in questo film che chiude idealmente gli anni novanta; un film importante sia per l’autore, che delinea con accuratezza gli umori della grande commedia tragica italiana, ma anche per lo spettatore, che per un paio d’ore si può lasciare trasportare dal ricordo di tempi che la maggior parte di noi ha comunque vissuto.
Le litigate e le beghe tra le due famiglie sono la trama del film di allora, come quello di oggi, ma anche il riflesso di un’identità molteplice, con tutte le sue sfaccettature: dolcissima, esilarante e grottesca, e a tratti drammatica.
I Mazzalupi sono sempre gli stessi di un tempo: rumorosi, caciaroni, un po’ “ingombranti”, e i Molino decisamente l’opposto, come li ricordiamo nel film del 1996; e poi c’è Silvio Orlando, attaccato ad un’Italia che non c’è più, in un film che è sì frutto del passato, ma è anche un interessante viaggio nel tempo.
È anche il frutto di una politica che non fa più politica, e che spesso gioca con gli slogan azzerando ogni coscienza; è cinema che cerca di stimolare lo spettatore, risvegliando in lui sentimenti contrastanti, che strappano una risata, ma anche una lacrima.
In questo secondo film Ventotene diventa un’altra protagonista: qui è nata l’idea fondativa dell’Europeismo, e Silvio Orlando lo racconta a Tito, il nipote di 10 anni.
Il bambino è appassionato di storia, segue il nonno come un’ombra, è in pratica l’unico veramente interessato ad ascoltare le vicende dei confinati antifascisti: era il 1941 quando Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, nel periodo in cui erano stati confinati sull’isola per essersi opposti al regime fascista, idearono un progetto di unità europea.
Virzì riflette sulla caducità della vita e sullo scorrere del tempo.
Come afferma il regista stesso, “Un altro Ferragosto è un film sulla morte, sull’amore interminabile, sulla genitorialità, il lutto e le rinascite: è stato molto emozionante far rincontrare questi personaggi. Ho cercato di fare un bilancio delle loro vite, di raccontare come si sono trasformati loro, e come sono cambiato anch’io, che ho appena compiuto 60 anni, e rifletto su ciò che è stata la mia vita”.
“Un altro Ferragosto” è senza alcun dubbio uno dei suoi film migliori.
Si avvale di un ottimo cast, tra conferme storiche e alcune new entries; è esilarante e tragico allo stesso tempo, ce l’ha un po’ con tutti e non risparmia nessuno, destra e sinistra comprese.
E adesso il trailer: