Via Manzoni

Vecchia Milano: Via Manzoni

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Via Manzoni, oggi, è una delle strade più belle, caratteristiche ed eleganti di Milano, oltre ad essere una delle più antiche di tutta la città.

La strada nacque probabilmente già in epoca celtica, prima del VI secolo a.C. All’epoca i celti Insubri vivevano in piccoli villaggi siti nella fascia collinare che correva dal Ticino sino a Como; i villaggi erano indipendenti, mantenendo ancora una struttura sociale quasi tribale. Avendo origini e lingua e tradizioni comuni, i vari villaggi erano però confederati tra loro e il collante principale, ovviamente, era la religione. I celti erano soliti radunarsi in radure di forma ellittica, cinte da alti e spessi cespuglio di biancospino. Tutti i maschi adulti si radunavano per svolgere le pratiche religiose (senza i druidi, una casta religiosa presente solo nelle Isole Britanniche) in queste radure, che pare fossero chiamate Medhelan, da “medhe = nel mezzo” e “llanon = santuario”. Il significato pare confermato anche dal sanscrito, una delle più antiche lingue derivate dall’indoeuropeo, che sta alla base di tutte le lingue del nostro continente (tranne il basco), dove “madhyalan = la terra sacra del mezzo”.

Quella sorta di confederazione di villaggi celti decise di cementare la loro unione creando un grandissimo Medhelan comune in un’area posta a sud dei loro villaggi, dove iniziava la parte pianeggiante del territorio sotto il loro controllo. Probabilmente per via di qualche calcolo astronomico o per motivi del tutto sconosciuti, venne scelta un’area che oggi avrebbe il suo centro in piazza della Scala. Fu ricavata una vasta radura ellittica, i cui due assi principali corrispondono alle vie Manzoni e Santa Margherita (est-ovest) e via Santa Radegonda, Marino e Filodrammatici. I due assi avevano lunghezze di 440 e 320 metri rispettivamente.

Nei secoli successivi la Cultura di Golasecca, come sono stati chiamati i villaggi dei celti Insubri tra il Ticino e Como, decadde e il Medhelan nella pianura divenne una sorta di “capitale” dei celti lombardi, grazie soprattutto alla rete viaria che si intersecava proprio nei suoi pressi e che permetteva ricchissimi commerci con gli Etruschi a sud, i Liguri a sud-ovest, i Veneti a Est, i Galli e gli Elveti a nord.

Quando i romani sconfissero le armate celtiche nel 222 a.C. Medhelan divenne Mediolanum, per via di una incerta e dubbia latinizzazione.

Nonostante la conquista, Mediolanum rimase una città profondamente celtica per molti decenni e la “romanizzazione” della Val Padana fu un problema lungo quasi due secoli per Roma; solo la Lex Pompeia de Transpadanis, emanata dal console Gneo Pompeo Strabone nell’89 a.C, che concedeva ai popoli del nord Italia l’accesso al Diritto Latino, e quarant’anni dopo, nel 49 a.C. la Cittadinanza Romana agli abitanti di Mediolanum e del nord, concessa da Giulio Cesare, che visse lunghi anni a Milano, iniziarono a trasformare i celti Insubri.

Solo nel I secolo, l’imperatore Augusto diede il via a una “romanizzazione” di Mediolanum anche nei palazzi e nei monumenti, facendo erigere il Foro Romano. Per la costruzione del Foro, venne scelto come Cardo Massimo, il prolungamento di quello già usato dai celti sei secoli prima, cioè l’asse di via Manzoni e via Santa Margherita, ribadendo così la centralità e l’importanza di quell’asse stradale, che proseguiva la sua corsa fuori dalla città verso Bergamo e le Alpi e il Veneto a est e verso il Ticino a ovest.

Sempre nel I secolo a.C. Cesare fece costruire le Mura Repubblicane di Milano, che nella tratta a nord est, correvano proprio lungo il Decumano usato dai celti per il loro Medhelan. In corrispondenza del Cardo Massimo, oggi proprio all’inizio di via Manzoni, venne aperta Porta Orientale.

Inizialmente la radura del Medhelan rimase libera da costruzioni grazie al rispetto che i romani concedevano alle religioni e tradizioni dei popoli conquistati, ma dopo il I secolo, con la “romanizzazione” forzata e la perdita di ogni antica tradizione celtica, la radura venne urbanizzata e altre strade parallele al Cardo e al Decumano vennero tracciate.

L’area di via Manzoni era però “periferica”, addirittura fuori dalle mura, dato che il centro cittadino si era spostato nel Foro Romano, sito in quella che oggi è piazza San Sepolcro; anche quando Milano divenne capitale dell’Impero Romano, tra il 286 e il 402, il Palazzo Imperiale venne costruito nella zona ovest della città.

L’area nel corso dei decenni venne comunque urbanizzata, lasciando una parte della città fuori dalle mura, esposta ai pericoli. Quando nel 291 l’Imperatore fece costruire due espansioni murarie a est e ovest, le così dette Mura Massimiane, Porta Orientale venne spostata a nord est di 360 metri, all’altezza dell”incrocio con via Croce Rossa e via Monte Napoleone, dove fu ricostruita una nuova porta che assunse il nome di Porta Aurea.

Il nome derivava dalle due strade che ne fuoriuscivano, la Via Gallica verso Bergamo e le Venezie, ma soprattutto la Via Spluga, verso un importante valico alpino in Valchiavenna, quello appunto dello Spluga, che romani chiamavano CunusAureus, Punto d’Oro, per le ricchissime miniere di oro che si trovavano nei dintorni.

Con l’espansione Massimiana anche quel tratto di Cardo Massimo iniziò ad assumere importanza, soprattutto commerciale, grazie alla presenza della Porta Aurea e delle importanti strade che vi confluivano.

Tralasciando i secoli dell’Alto Medioevo, cioè dalla caduta dell’Impero sino a poco prima del Mille, quando Milano venne distrutta innumerevoli volte e ridotta a una cittadina di scarsa rilevanza, soppiantata da Monza e Pavia, solo nell’XI secolo la città e via Manzoni tornarono ad avere importanza. Milano tornò ad essere una potenza locale, mentre via Manzoni divenne il luogo in cui si trovavano i palazzi e i giardini di quella che divenne la famiglia più ricca e potente della città, i Della Torre, o Torriani.

I loro palazzi si estendevano su entrambi i lati della via, con meravigliosi giardini nella parte a nord e ricchi palazzi e alte torri di guardia nella zona sud.

Probabilmente di ceppo franco borgognone, imparentati con Carlo Magno, controllavano la Valsassina e si stabilirono a Milano quando Jacopo Della Torre sposò Berta Visconti, e fu nominato Reggente della città. Suo figlio Pagano fu il primo Signore di Milano, nel 1240. I Torriani mantennero la signoria fino al 1311, venendo infine cacciati dai Visconti. Non contenti, i nuovi padroni della città, fomentarono il popolo milanese ad eliminare materialmente ciò che restava dei Torriani, i loro palazzi, le loro torri e i loro giardini. La furia popolare distrusse il quartiere a cavallo del tratto iniziale di via Manzoni, atterrando le torri, distruggendo i palazzi e incendiando i giardini. Le distruzioni furono incredibili e le macerie vennero lasciate sul luogo, probabilmente come monito dei Visconti verso possibili altri rivali; il ricordo di tale evento entrò così profondamente nella memoria cittadina che ancor oggi, nel luogo dove si trovava uno dei palazzi principali dei Torriani, corre una piccola strada che si chiama via delle Case Rotte e ovviamente fa riferimento agli edifici distrutti nel 1311.

Anche il ricordo del giardino dei Torriani, ricco e florido, rimase nella memoria della città, tanto che quando si iniziò a dare un nome alle strade della città, quel tratto iniziale venne chiamato corsia del Giardino; la strada cambiava poi nome fuori da Porta Aurea, verso gli archi di Porta Nuova, eretti lungo la Cerchia dei Navigli dopo il 1171, prendendo appunto il nome di corso di Porta Nuova.

Peculiarità della strada, fu quella di essere la prima ad essere stata selciata in tutta Milano. Ovviamente fu Napoleone Della Torre, meglio noto come Napo Torriani, a volere che la strada davanti al suo palazzo fosse interamente ricoperta di pietra.

A partire dal Rinascimento, la strada acquistò sempre più importanza, con molte famiglie nobili che iniziarono a costruire i loro palazzi, spostandosi da corso di Porta Romana, che sino ad allora aveva lo status di via più nobile della città.

Nel Settecento, col gusto imposto da Vienna, una gran parte degli antichi palazzi rinascimentali e barocchi vennero rifatti in stile neoclassico, che ancor oggi si può ammirare.

Il giorno stesso in cui Alessandro Manzoni morì, il 22 maggio 1873, la strada gli fu intitolata; Manzoni abitava a pochi passi dal corso, nel suo palazzo tra via Morone e piazza Belgiojoso.

Solcata dai binari dei tram a cavalli prima e da quelli elettrici poi, via Manzoni venne selciata col tipico pavé milanese e verso la fine dell’Ottocento era considerata tra le vie più eleganti e ricche d’Europa.

Altra caratteristica della strada, all’incrocio con piazza della Scala, dove due millenni prima si trovava Porta Orientale, era la presenza di due grandi paracarri in granito, posti ai due angoli della strada, uno opposto all’altro. Servivano a chiudere la strada con una pesantissima catena lunga una quindicina di metri, per impedire il passaggio alle carrozze. Altri due paracarri si trovavano all’incrocio tra via Santa Margherita e piazza della Scala, e anche lì una pesante catena veniva stesa per chiudere la viabilità.

Le due catene erano sollevate ogni volta in cui si svolgeva una rappresentazione al Teatro la Scala, in modo da non disturbare gli spettatori, i cantanti e i musicisti, col rumore dei cavalli!

Le catene vennero usate sin dall’inaugurazione della Scala nell’agosto 1778 e rimasero in uso sino al 1866.

Risparmiata quasi integralmente dalle bombe, che invece distrussero La Scala, diversi palazzi antichi vennero sacrificati per costruire nuovi edifici negli anni Quaranta e Cinquanta; fortunatamente la quasi totalità dei palazzi si salvò, regalando così 650 metri di pura eleganza ai milanesi e ai forestieri.

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