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19enne aggredito e sfregiato: “Spero che i miei aggressori siano puniti”

Cronaca

“Voglio dire grazie a tutti quelli che si sono occupati di questo processo e di quello che è successo. Spero che gli aggressori prendano quanto si meritano”. Queste le uniche parole pronunciate da Danylo Shydlovskyi, 19enne, in ucraino e poi tradotte dalla sua datrice di lavoro, Rosina Borysko, durante la conferenza stampa organizzata dal

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Danylo Shydlovskyi, il giovane sfregiato

deputato di Fratelli d’Italia, Riccardo De Corato, intervenuto in merito all’episodio, concluso con 11 arresti, del 6 agosto scorso, quando 11 egiziani aggredirono un gruppo di ucraini sfregiando il 19enne all’esterno della Stazione Garibaldi.

Tutto era cominciato in treno, quando Danylo aveva preso le difese di una ragazza importunata dai nordafricani. Una volta arrivati in stazione, questi hanno cercato il ragazzo e lo hanno colpito con bottiglie rotte e cinture. Ai ringraziamenti per le forze dell’ordine e per il deputato De Corato, che è stato vicino alla famiglia sin da subito, fornendole assistenza medica e legale, si è unita anche la mamma di Danylo, Raisa, che però ha aggiunto: “Lui (Danylo, ndr) mi dice di non essere sicuro che siano stati presi tutti quelli che gli hanno fatto questa cosa – in riferimento alla cicatrice che taglia in verticale tutto il suo viso -. Aveva un po’ di paura a esporsi di nuovo in pubblico e a metterci la faccia, perché ormai quasi tutti lo conoscono e ci sono tanti di loro che sono ancora lì. Speriamo non succeda niente”.

Secondo Danylo gli aggressori sarebbero stati più di 25. In ogni caso, ha concluso la mamma: “Adesso sta meglio, è più tranquillo. Piano piano riuscirà ad avere una vita normale. A breve ricomincerà a lavorare e andrà tutto bene. Speriamo che una cosa del genere non succeda più a nessuno”.

De Corato-Shydlovskyi-Bocedi

Nel suo intervento, De Corato ha ringraziato il questore di Milano e la Polizia per la rapidità con cui hanno condotto le indagini e con cui si sono occupati del caso. “Sono stato da Danylo ad agosto, il giorno dopo l’aggressione, per dare il segnale che le istituzioni erano vicine a un giovane ucraino, fuggito dall’Ucraina aggredita dall’armata di Putin. Dobbiamo dire che in questo caso il questore è riuscito a venire a capo della vicenda. Il segnale è stato chiaro. Quando sono andato a casa di Danylo non c’era molta certezza, anche da parte della mamma, che questi delinquenti venissero arrestati, ma credo che entrambi abbiano capito molto bene il segnale. Credo sia una soddisfazione anche per noi italiani sapere che questo giovane ucraino di Nikolaev ha avuto giustizia almeno in Italia, visto che in Ucraina succede molto peggio”.

La conferenza stampa ha avuto luogo nella sede milanese dell’associazione ‘S.O.S. Italia Libera. Associazione Nazionale Antiracket-Anticriminalità’, che ha seguito la storia sin dall’inizio, in quanto nel suo statuto è previsto che l’ente agisca anche in casi di violenze. Il suo presidente, Paolo Bocedi, ha annunciato: “In accordo con sua mamma – in riferimento a Rasia – chiederemo di essere parte civile a processo. Ci sarà un risarcimento economico dei danni, perché Danylo deve riprendere la sua vita”. “Ho appena sentito la Questura – ha aggiunto Bocedi –, che mi ha chiesto, a nome suo, di dare una carezza a questo ragazzo, la carezza dello Stato, perché lo Stato esiste. Una brutta cosa è andata a buon fine. Ci auguriamo di non vedere ancora in giro al più presto gli aggressori”.

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