Le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte nel nostro paese. Sono responsabili del 44% di tutti i decessi. L’infarto, in particolare, è la prima causa di morte in Italia. La relazione fra stile alimentare e rischio cardiovascolare è stata messa in evidenza in maniera evidente da molti studi, che hanno dimostrato come riducendo i fattori di rischio come il colesterolo e la pressione arteriosa, diminuisce il rischio di cardiopatie.
Quella del controllo del colesterolo è diventata ormai un’ossessione: tutti ce lo controlliamo spesso, ma, in realtà, visto che importanza ha sulla salute del nostro cuore, facciamo bene a farlo se il medico ce lo consiglia. Di per sé questa molecola non è certo dannosa, anzi. Il nostro organismo ne produce in quantità perché è necessaria a svolgere numerose attività: è indispensabile per la vita delle cellule, svolge un ruolo importante nello sviluppo dell’embrione, è necessario alla produzione di ormoni. Insomma, non se ne può certo fare a meno. Perché allora noi nutrizionisti, i colleghi medici, addirittura le pubblicità non facciamo altro che raccomandare di tenere sotto controllo il colesterolo? Perché se è vero che la maggior parte di colesterolo presente nel corpo è prodotto internamente, ce ne è una quota, per quanto piccola, che arriva da fuori, più precisamente dal cibo che mangiamo. Si tratta in media di 0,1 grammi (al massimo si arriva a 0,5 grammi), circa il 10% del colesterolo totale presente nell’organismo.
In realtà, poi, ciò che viene raccomandato di tenere a freno è la colesterolemia, un valore che si riferisce alla presenza nel sangue di molecole complesse, composte anche da colesterolo. Alcune di queste sono piuttosto famose come HDL e LDL, a cui ci si riferisce di solito come colesterolo buono e colesterolo cattivo. Una semplificazione che ha però delle ragioni scientifiche. Tutte le ricerche hanno dimostrato che alti valori di LDL sono presenti nelle persone che soffrono delle cosiddette malattie occidentali, mentre chi ha valori bassi di colesterolo cattivo, come la maggior parte dei contadini cinesi, ha meno probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari, diabete, tumore.
Ciò che mangiamo può influire sulla quantità di colesterolo nel sangue? La risposta è sì, nel bene e nel male. In generale l’assunzione di cibi di origine animale è legata all’aumento dei valori di colesterolo, mentre quella di alimenti vegetali a una loro diminuzione. Chi consuma normalmente prodotti ortofrutticoli, legumi, frutta secca a guscio, cereali integrali, olio extravergine d’oliva e poche proteine animali (tranne il pesce, soprattutto quello azzurro), non fuma e fa attività fisica diminuisce il rischio cardiovascolare.
Il Prof. Nicola Sorrentino è nato nel 1954 e vive a Milano. Si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Milano e si è specializzato in Scienza dell’alimentazione e dietetica, in Idrologia, Climatologia e Talassoterapia. Attualmente è docente presso l’Università IULM di Milano. È direttore scientifico della IULM Food Academy. Relatore in diversi convegni scientifici, partecipa a numerosissime trasmissioni televisive e radiofoniche. È autore di libri e articoli di carattere sia scientifico che divulgativo, fra i quali: La Dieta Sorrentino, La dieta dell’acqua, Grassi dentro, Siamo gonfi non siamo grassi, Tutta la verità sulle diete, BeautyFood, Dimagrire in pochi giorni, Il metodo Sorrentino per dimagrire.