Al convegno di Milano Vapore associazioni e politica fanno il punto sullo “stile Milano”

Milano

Ieri mattina al Cam Falcone e Borsellino in corso Garibaldi 27, Milano, l ‘ Associazione Milano Vapore ha organizzato il dibattito “Parlando di Europa”. L’Europa infatti ha molti candidati e poche proposte di idee.
Giampaolo Berni Ferretti, presidente dell’Associazione e moderatore dell’incontro, ha introdotto il dibattito: “Nella giostra dei candidati – ha detto – sembriamo i soli a parlare di idee. Ma tra Milano e l’Europa c’è un rapporto antico”. La parola è subito passata a Gabriele Albertini, sindaco di Milano dal 1997 al 2006, sollecitato da Berni Ferretti, che ha elencati i buoni risultati di Milano realizzati nel suo doppio mandato: ”La centrale computerizzata per il controllo del traffico, con 23 milioni di contributi europei; tre depuratori; un termovalorizzatore; la cablatura della città che la ha portato al primo posto in Italia (il valore dell’immobile dotate della fibra ottica sale del 10 per cento); il passante ferroviario, otto stazioni della metro; la cantierizzazione della linea 4, la rigenerazione urbanistica di oltre 11 milioni di aree dismesse con investimenti esteri senza che nessuno pensasse di dover attirare”.

La trasformazione del 2000 – ha spiegato Albertini – partiva dalle aree ex industriale, cioè da macerie che erano il quadruplo di quelle della seconda guerra mondiale.

Quando Albertini ha iniziato il suo mandato – ha ripreso Colombo Clerici – eravamo appena usciti da Tangentopoli, con una città in piena stasi nei suoi nuclei attivi e produttivi, e la capacità di risorgere ha cancellato i segni del tempo, non così a Roma. Nel resto d’Italia non si sono fatte operazioni come la nostra, con 11 milioni di metri quadrati, il 10% del territorio urbanizzato. Già nel dopoguerra abbiamo dovuto ricostruire 3mila edifici, ha ricordato Colombo Clerici. Ed è a Milano che si trovano sempre le persone da intercettare per operazioni economiche, artistiche o politiche. Ma se non vinciamo la battaglia con l’Europa abbiamo le ali tarpate”.

Antonino La Lumia, presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano, si sente uno di quei milanesi d’adozione che qui hanno trovato la loro strada: “Sono palermitano e sono l’esempio del fatto che Milano consente ampi spazi a chi arriva con valori, voglia di fare e capacità di stare in questo contesto. Milano è l’unico foro in Italia che continua a crescere nei numeri: ogni anno circa mille nuovi avvocati ma è attrattiva anche nei confronti di avvocati che vengono da altri fori. E alle cerimonia di impegno solenne la percentuale di donne è ormai il 60-70 per cento”.

Non esiste in Italia, ha detto La Lumia, una realtà così composita ma al tempo stesso amalgamata. Ma il dato che la differenzia è la capacità di tutti di un equilibrio tra fattori economici e solidarietà, tra apertura e valorizzazione del merito, tra chi ha di più e chi ha di meno, con la capacità di essere solidali e di valorizzare il merito dando a ciascuno le stesse condizioni di partenza.

Claudio Biscaretti di Ruffia, docente all’Università di Milano Bicocca e presidente della Federazione nazionale della Proprietà Fondiaria, ha parlato dell’esperienza dello studio legale internazionale di cui fa parte: “Sono venuti a Milano, non in Italia: gli americani non sanno nulla delle elezioni europee e dell’Europa ma a loro interessa il business e lo vengono a fare a Milano”.

Albertini ha richiamato il pragmatismo milanese, la propensione al lavoro e la capacità di superare le difficoltà, tanto più se saprà sempre essere se stessa: “Se andate al Famedio vedrete che la maggior parte dei milanesi illustri non è nato a Milano!”. Mentre La Lumia ha ripreso con una frase di Renan: “L’identità di una nazione ha bisogno di una forte dose di memoria ma anche di una forte dose di oblio, essere cioè capaci di proiettarci verso un futuro che vedo luminoso. Mi sento un euro ottimista ma credo che Milano vada evitato che vi sia un nucleo forte e progredito e una periferia senza le stesse potenzialità. Dobbiamo perciò evitare di correre il rischio che la solidarietà venga meno, mettendo in primo piano i valori di solidarietà e accoglienza, che poi producono vantaggi per tutti. Questo è il modello Milano”

 

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