Ma sì, caro Bersani, vuole che non capisca? Lei andava dove porta il cuore, vestito di bianco, con il candore della sua superiorità morale e la trasparenza del suo partito. Viaggetti in Sardegna, in Basilicata a predicare il Verbo e sicuramente ben lontano dalla propaganda. Così pensava. E qualcuno ci credeva. I discorsi, mica noccioline, fluivano con facilità con quel “sono antifascista” luminoso come una coccarda. Perché chi vota a destra, mica è antifascista, ha dichiarato dalla Gruber, dividendo a modo suo gli italiani, anche quelli liberali con martiri partigiani.
Tristemente se ne sta a rimuginare che dalla Puglia non è arrivato alcun invito e che anche le ospitate da Floris sono diminuite: ora mica basta Garibaldi per fare l’Italia perché troppi compagni sbagliano, sono conniventi con la mafia e corrotti per un voto di scambio da 50 euro o una bombola a gas. Il bel vestitino bianco è pieno di macchie indelebili: indicibile sofferenza. Per un uomo abituato a regalare borse Vuitton alla moglie.
Caro Bersani, ma non è mica finita: il secondo schiaffo di Conte che non vuole essere confuso con il PD, l’uscita dal partito di Leoluca Orlando e Ignazio Marino, candidati alle europee con l’aria pura, si fa per dire, di Sinistra Italiana. Che dire? Un momento oscurantista per chi ha sempre professato la sua superiorità morale ragionando con un politicamente corretto ora più che mai ridicolo.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano