Lectio magistralis del Ministro Antonio Tajani : “Continuerò a battermi perché l’Italia sia protagonista in Europa”

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Il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a Parma dove interviene alla sessione conclusiva della riunione annuale del Consiglio Superiore delle Scuole Europee, ha tenuto una lectio magistralis dal titolo “L’Italia nell’Europa di domani: al lavoro sulle sfide globali della sicurezza e della competitività”. L’evento è stato organizzato dalla Fondazione Collegio Europeo di Parma, con la partecipazione di studenti e rappresentanti del mondo istituzionale e imprenditoriale della città.

“Continuerò a battermi perché l’Italia possa essere protagonista in Europa. C’è bisogno di Italia in Europa, altrimenti l’Europa sarebbe disequilibrata senza la nostra storia, il nostro peso politico, senza la tutela di alcuni interessi che sono di un’Europa che guarda verso Sud, il Mediterraneo, l’Africa e il Medio Oriente“. Ha detto il ministro Tajani, “Dall’equilibrio” tra Nord e Sud Europa “bisogna riuscire a fare una sintesi“. Ma “se dovessi guardare quello che si dice e si legge oggi, dovrei essere pessimista ma se uno ci crede è sempre portato ad essere ottimista. Per questo vi invito a crederci e ad essere ottimisti”.

“L’essere italiani non è in antitesi con l’essere europei – ha concluso il ministro -. Chi può pensare che l’Europa esista senza l’Italia? Proprio perché mi sento profondamente italiano mi sento profondamente europeo. Per essere inclusivi bisogna avere una forte identità. Non significa essere oltranzisti o fanatici. Se perdiamo di vista il tema culturale e identitario rischiamo di finire per pensare che l’Europa è quella dei funzionari”

 “Se si vuole essere inclusivi, bisogna avere una forte identità – ha spiegato Tajani -. L’identità non ti porta a chiuderti, ma ti porta ad aprirti perché ‘tu non hai paura del terzo’. Dobbiamo cominciare a lavorare perché ci sia questo modello“. “Identità – secondo il ministro – non significa essere oltranzisti o avere delle posizioni fanatiche, ma riconoscere la nostra storia. Se perdiamo di vista il tema culturale e identitario rischiamo sul serio di finire per pensare che l’Europa sia di pur capaci e autorevoli funzionari che decidono destini di tutti quanti noi, una macchina distaccata che deve esserci ma che poi di fatto produce effetti economici a volte positivi ma non sempre, ma pochi effetti politici di coinvolgimento personale” 

 

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