Un grave disagio psichico sembra essere la causa più probabile. Si cura col peperoncino e tranquillanti.
E’ un bruciore della bocca, talora accompagnato da dolori spiccati sulla punta della lingua e sul palato, e a cui nessuno sa dare spiegazione. Parliamo della Burning mouth syndrome (B m s), o sindrome della bocca che brucia. Scoppia all’improvviso e nel 60-70% dei casi, segue un evento destabilizzante che colpisce gravemente la psiche. In qualche modo pare essere un sofferenza “dell’anima” che si manifesta col bruciore delle mucose orali.
Non si associa a nessun altro sintomo ed è classificato in 3 gradi a seconda della gravità.
Nel 3°grado il meno grave, ha un andamento ciclico attenuato con frequenti remissioni, nel 2° grado il bruciore è più stabile ma moderato, nel 1° grado è già presente al mattino, si intensifica durante la giornata fino a esaltarsi nelle ore serali.
Si localizza spesso in punta di lingua, sul palato o attorno alle labbra.
Nel tempo sono state segnalate diverse cause. Qualcuno ha incolpato i componenti resinosi delle protesi, altri le correnti galvaniche secondarie alla presenza di diversi metalli nel cavo orale (otturazioni in amalgama d’argento, protesi in stelline, corone in oro-ceramica), altri ancora alterazioni ormonali soprattutto, nel caso di donne, nel post –meno-pausa, altri variazioni in negativo dei parametri immunologici del reuma-test e degli anticorpi antinucleo, altri infine la microangiopatia periferica propria del diabete. Ma tutte queste cause non hanno trovato riscontro in rigorosi test clinici e in ricerche scientifiche.
Mantiene un certo accreditamento presso gli studiosi la possibilità che possa trattarsi di distonie funzionali del microcircolo, cioè di problemi correlati ai piccoli vasi che non nutrono bene alcune terminazioni nervose periferiche.
Sembra dare buoni risultati la cura a base di peperoncino che contiene quercitina e capsocaina che migliorano il quadro della microangiopatia e della sofferenza delle terminazioni nervose periferiche orali, associate a tranquillanti (ansiolitici del tipo benzodiozepine) e ad antidepressivi.
Questo cocktail in molti casi, non solo ha migliorato il quadro clinico, ma è stato capace addirittura di risolverlo in maniera stabile.
Gianfranco Aiello è stato docente di odontoiatria presso l’Università di Padova, svolge la sua attività professionale a Milano e Salerno.
Presiede l’attività di ricerca dell’Accademia di Estetica Dentale Italiana e dell’Istituto Odontoiatrico Italiano ed è stato consulente della Fondazione Veronesi.
Collabora con diverse testate giornalistiche ( Starbene, ecc.) e televisive.
Cura il sorriso di molte star dello spettacolo, dello sport, ma anche, gratuitamente, quello dei bambini bisognosi e segnalati da istituzioni umanitarie. www.istitutoodontoiatricoitaliano.it www.esteticadentale.it