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Viaggio nel mondo dei motociclisti che sfidano l’assessora Arianna Censi (video)

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Un sabato pomeriggio di shopping a Milano: un suv appare in piazza Castello, scortato da tre motociclisti su potenti cromatissime  Harley Davidson …Sono le avanguardie del movimento Divieto: poi lo staff spiegherà alla polizia  come  si posizioneranno le moto in piazza Castello, intorno alla famosa fontana con i suoi giochi e cascatelle e gli zampilli a colonna.

E’ iniziata  così  la  nuova kermesse dei motociclisti milanesi, sabato scorso: con una festa mobile, una sfilata gioiosa e rombante di motociclette di ogni marca ed epoca, più che una manifestazione di protesta. I biker sono arrivati da tutta la Lombardia, hanno sfilato per la circonvallazione esterna perché anche questa volta è stato loro vietato il percosso più nobile, quello a sfiorare il quadrilatero della moda, passare in via Manzoni e sfilare  davanti a palazzo  Marino.

Ore 18, ecco la cronaca: un gruppo di milanesi stanchi della zone Ztl  precluse alla libera circolazione dei mezzi posiziona un suo polemico striscione, approfittando del raduno. Ma la kermesse sembra quasi un dopo salone dell’Eicma, ovvero la prestigiosa rassegna di moto internazionale che si svolge a Milano ogni anno. I turisti incominciano ad affollarsi in piazza Castello… incuriositi dall’evento. I cellulari filmano un insolito movimento  spontaneo e apartitico che raduna migliaia di biker: un via vai di moto che si oppone alla rottamazione.

In Lombardia si parla di 500 mila moto da buttare, o condannate a restare a vita in un box… un ingiusto ergastolo emanato  della follia verde: un  nuovo regolamento non  farebbe  più  entrare  nelle città superiori a 30 mila abitanti moto e motorini d’epoca, euro zero, euro 1 e euro due: dall’ottobre del prossimo anno. Ma progressivamente  negli anni a venire tutti i motociclisti, colpevoli, a detta della follia green e di qualche assessore, di inquinare l’aria già purificata da suv, camion e caldaie dovranno rinunciare alla circolazione in città. Il lambrettista sindaco Sala, per ora, tace su questo suprematismo verde..

Gironzoliamo cosi in piazza Castello alla ricerca di storie e personaggi che possono chiarire i motivi di questa singolare protesta. Le moto sono centinaia e c’è addirittura  chi si porta dietro anche il barboncino…

Girando tra le luccicanti cavalcature, incontreremo quello che Carlo Talamo, il creatore del mito Harley Davidson in Italia, chiamava il “meccano contemporaneo per adulti”, ovvero la motocicletta, possibilmente a due cilindri e americana. …Una moda che arriva dalla California: laggiù ogni biker ama customizzare la propria moto, arredandola in stie easy rider o tipo  albero di natale, cromando gli scarichi e i manubri, esagerando con  le luci… Ma anche con un mix di trash con corna, teschi, scheletri di caimani, bandierine di pirati. Perché la moto non è un elettrodomestico, è una idea, un quadro, un modo diverso di vivere un week end, magari vestendosi da supereroe come dentro a un  fumetto Marvel.

Ovviamente il biker identificato da Carlo Talamo amerà cosi tanto la propria cavalcatura da abbinarle un proprio costoso abbigliamento dedicato: è soprattutto il gilet, di tela o di pelle, che caratterizzerà il biker di lungo corso…il gilet in pelle verrà posizionato sopra un giubbotto che riparerà dal freddo, ma sulla schiena, verrà esposto il “chapter,” ovvero il luogo o il  club o  gruppo di appartenenza. Numerosi a Divieto risultano cosi  gli Hell’s Angeles e gli Hog, gli Owner Harley Group, che hanno un apposito club di riferimento e che organizza raduni, gite (che si chiamano run), pranzi e vacanze. Ma ci sono poi i biker indipendenti, soprattutto i guzzisti, seguiti dai ducatisti, dai vespisti, dai lambrettisti, dei  gileristi. Ogni appassionato cuce i numerosi stemmi, ricordo dei run, sul proprio gilet o sul  chiodo, il giubbotto di pelle per l’inverno.

Milano e il suo salone, l’Eicma, è un punto di riferimento mondiale per  chi ama le due ruote, e non mancano  cosi  i designer con  le  eccessive personalizzazioni, e la creatività dei biker si sbizzarrisce, gli accessori  non mancano. Ma  c’è di fondo una motivo: la moto non è solo un mezzo di spostamento, è un oggetto di culto,  la si ama, la si coccola, e come un orso che difende i suoi cuccioli, il biker può scendere sul sentiero di guerra se costretto. Racconta un meccanico di moto: “Potremmo bloccare tutto il traffico della città, se vorremmo, che senso ha vietare la circolazione delle moto?” E i vigili urbani? Ci spiega un anziano  biker che  cavalca un  modesto  motorino Garelli  di 50 cc, che secondo l’anatema del Comune inquinerebbe i polmoni dei milanesi: “I vigili ci hanno detto che saranno comprensivi e chiuderanno un occhio  se saremo euro 0 o euro 2”.

Lo staff di Divieto ha cosi letto in piazza Castello un documento che è stato già consegnato alla assessora Censi, che illustra le ragioni dei motociclisti e smonta la fiaba green dell’inquinamento motociclistico. Divieto collaborerà con il Comune per trovare una soluzione per i  500 mila motociclisti che potrebbero restare a piedi dal prossimo ottobre o costretti  a passare al monopattino.

Intanto lo staff di Divieto annuncia un nuovo raduno per ottobre. E chissà se i biker riusciranno a sfilare sotto le finestre di palazzo Marino…

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