Senza controllo né integrazione delle seconde generazioni non c’è futuro per Milano.
Qualche sera fa all’incrocio tra Via Pagano e Viale Alemagna , mentre era diretto alla discoteca Just Cavalli, un ragazzo è stato aggredito da altri due giovani e preso a colpi di pietra. Come ha spiegato la vittima 27enne al Corriere, l’aggressione non è stata a scopo di furto della sua Audi o di rapina.
No. L’aggressione è avvenuta per motivi di odio di classe o invidia sociale. Al grido “guarda che figlio di papà” i ragazzi nordafricani hanno infierito in due contro uno nei confronti del malcapitato senza alcun motivo. E non sarebbe la prima volta che accade secondo i buttafuori della vicina discoteca.
Il ragazzo poi si è recato al Pronto soccorso dove gli è stata diagnosticata la rottura dell’orbita e 30 giorni di prognosi.
Il brutale episodio ricalca un copione che si ripete spesso nelle vita notturna milanese: ragazzi italiani di origine nordafricana, in branco, che prima provocano e poi aggrediscono ragazzi i quali, in inferiorità numerica, non possono difendersi. La motivazione non è il furto o la rapina ma l’odio, la rabbia, l’invidia sociale che diventa violenza. Le giovani vittime sono colpevoli ai loro occhi solo di avere una condizione economica e sociale migliore e di godersi Milano.
E’ sbagliato minimizzare questi episodi che non solo mettono a repentaglio la vita dei nostri figli. Perché queste inammissibili violenze creano anche un clima di paura e limitano la libertà di divertirsi di tante ragazze e ragazzi.
Chi governa Milano sottovaluta questi conflitti, questi focolai di ribellione. Non ha il coraggio di ammettere che queste violenze originano dall’odio di ragazzi immigrati di seconda generazione verso la nostra società che rifiutano o alle cui regole non vogliono sottostare.
Sala e il PD parlano sempre di “inclusione” e “coesione sociale” ma nulla hanno organizzato per integrare i giovani di seconda generazione e affrontare questa ulteriore emergenza educativa che si aggiunge ad altre. Dalla possibilità di fare sport ai luoghi di aggregazione, dalle attività extra scolastiche agli educatori di strada, dalla lotta alle dipendenze allo spaccio, nulla è stato fatto né pensato.
Se non si capisce la necessità di intervenire subito per reprimere duramente i responsabili di queste brutali aggressioni e affrontarne le cause, Milano perderà non solo sicurezza ma anche turismo, giovani, attrattività. Non è un caso che Madrid, oggi più sicura e controllata di Milano, stia richiamando sempre più giovani e talenti.
Non ha futuro una Milano senza libertà di vivere sicuri a tutte le età.
Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.
Hai perfettamente ragione caro Fabrizio, la questione, molto spinosa, della possibile creazione di banlieu come in Francia e della necessità di curare l’integrazione era uno dei primi punti del mio programma elettorale nelle elezioni comunali del 2016, lista Parisi. Il successivo governo della città non ne ha purtroppo tenuto co to e la bomba sociale ora c’e’’
Ed e’ grossa, ma forse non e’ la bomba, ma la percezione del cittadini …
Purtroppo questo Paese ha quel che si merita. Per anni la sinistra ha avversaro chi parlava di rispetto delle regole, con buona pace del compiacente o distratto popolo italiano, creando questa bomba sociale.
Invece di mantenerli, facciamoli lavorare. Chi si rifiuta fuori dalle palle, subito.