esami di maturità

Gli esami di maturità sono alle porte: una riflessione

Società

Anche quest’anno, è giunto l’appuntamento con gli esami di maturità. Migliaia di studenti in tutta Italia siederanno ai banchi per la fatidica prova.

Ma gli esami di maturità sono davvero in grado di testare la maturità di un individuo?

Questa domanda ne apre a cascata molte altre e suscita molte riflessioni. 

In primo luogo, considerato che gli esami di maturità hanno una percentuale di promossi che sfiora il cento per cento, ci chiediamo se davvero tutti questi ragazzi siano maturi. Si potrebbe credere che la scuola abbia svolto un lavoro eccellente e abbia portato agli esami, negli anni, tutti coloro che sono in grado di affrontarli e superarli. Se fosse così, tuttavia, non parleremmo ogni giorno dei problemi che affliggono la scuola italiana.

Fino a pochi decenni fa, la scuola italiana era considerata tra le migliori al mondo. C’erano due licei fondamentali, il classico e lo scientifico e una serie di istituti tecnici con chiari indirizzi professionali. Successivamente, si è introdotto il liceo scientifico senza il latino, con più varianti, persino quello “sportivo”, e il numero di scuole con i relativi indirizzi si è moltiplicato. Allo stesso tempo, abbiamo assistito a un abbassamento del livello di preparazione generale degli studenti.

Nelle materie scientifiche, gli studenti italiani sono il fanalino di coda nelle varie statistiche internazionali. Nelle materie umanistiche, le cose non vanno meglio; basti pensare che gli studenti italiani non sono più padroni della propria lingua madre. Sono sempre meno coloro che sanno scrivere in italiano in modo corretto. La conoscenza della grammatica, dell’analisi logica e del periodo, poi, tranne poche eccezioni, sono cose d’altri tempi. Una preparazione solida nelle materie di base è imprescindibile e non può essere tacciata, a mio avviso, di “nostalgico nozionismo” perché è la base per poter proseguire negli studi, così come nella vita. 

Prendendo ora in esame la maturità dello studente come persona, non ho alcun dubbio che ci siano molti ragazzi davvero responsabili e pronti ad affrontare le nuove sfide che la vita presenterà loro. Ciò detto, la scuola, anche la scuola superiore, in cui tutti devono essere portati avanti a ogni costo, e una bocciatura, anche quando necessaria, viene evitata come la peste e vissuta come ingiusta ed esagerata da studenti e soprattutto dai genitori, ebbene, non può essere educativa.

Educare significa, secondo il suo etimo latino educere, “portare fuori” ciò che vi è all’interno di ciascuno; quindi, mettere gli studenti alla prova nelle varie materie di studio e nel tessuto sociale della scuola affinché emergano le loro proprie capacità e i loro talenti, che andranno poi coltivati e messi a frutto. Per raggiungere questo obiettivo, è però necessario piantare dei paletti, indicare una via. Bisogna saper dire dei “No” con autorevolezza e, dall’altra parte, saperli accettare e rispettare da parte dei ragazzi e dei loro genitori.

Ci sono docenti che sono anche ottimi educatori, ma con quanti studenti indisciplinati si scontrano e con quanti genitori che ne prendono indebitamente le difese?

Tutto ciò porta, non solo ad una ignoranza e immaturità dilagante, ma sfocia anche in fenomeni di violenza verbale e persino fisica, a spese dei docenti e anche delle strutture scolastiche, vergognosamente devastate durante le occupazioni, illegali per natura. Troppi studenti non capiscono che un conto è manifestare le proprie idee, un altro occupare luoghi pubblici, impedendo il prosieguo dell’attività didattica, cosa che viola il diritto allo studio, uno dei caposaldi della nostra Costituzione, e della nostra democrazia.

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