Stamira d'Ancona

Il disastro dell’urbanistica di Milano in via Stamira d’Ancona

Milano

Via Stamira d’Ancona. Ci passo in un sabato che è una parantesi soleggiata tra due temporali. Davanti un palazzo abbandonato. Ne ha parlato oggi Milano Today, con un reportage molto ben fatto sulla sua storia. Ma, a mio avviso, al loro racconto manca l’analisi di cosa ha portato una cooperativa di cittadini a restare, dieci anni dopo, con uno scheletro e un buco di svariati milioni in mano. In breve, gli è capitato un brutto caso di Comune di Milano.

Una premessa: l’inizio di questo disastro decennale è, in sé, abbastanza misterioso. Nel 2014, quando viene creata la cooperativa edilizia Edificare, in via Stamira d’Ancora c’è un vecchio gommista. Nessuno, apparentemente, realizza che un edificio là non si possa fare. Ora, non vorrei apparire populista, ma se nessuno si accorge che non si può fare un edificio là perché mancano i metri cubi, il problema è della cooperativa. Non del Comune.

E ci si aspetterebbe, da un Comune con Sindaco Pisapia, che la risposta sia un gentile e fermo niet. Niet come ai tempi della Russia Sovietica, ma senza gulag per i costruttori kulaki naturalmente. Invece c’è un dialogante nì. E qui si apre la voragine. Vorrei che ci fermassimo un istante. Se Pisapia e i suoi arancioni avessero detto no, da liberista io avrei pensato “siamo alle solite, in questo paese non si può fare mai nulla”. Però la decisione sarebbe stata del tutto legittima.

Invece si apre un fitto dialogo, il cui esito è il seguente, si passa all’edilizia convenzionata. Per cui per poter acquistare bisogna avere alcuni requisiti. Tra cui il reddito. Vi prego di riflettere un attimo su questa cosa. Una cooperativa di futuri proprietari chiede di poter edificare. Gli rispondono di no. Ma non chiudono la cosa. Controproposta: se buttate fuori tutti quelli con redditi più alti, si può fare. Scusate, reitero: i metri cubi non ci sono. Ce li mettiamo noi. Ma siccome siamo in periferia, in periferia ci stanno i poveri, buttate fuori quelli con troppo reddito.

Quindi, i metri cubi se non ci sono si creano. Purché ad abitare ci vada chi diciamo noi. A questa brillante idea seguono ritardi, il covid, il bonus 110%, l’inflazione e oggi forse qualcosa magari si muoverà. Se il Comune avesse deciso di fare l’arbitro quel lotto oggi sarebbe o vuoto o pieno. Non in pieno degrado. Se il Comune avesse deciso di fare urbanistica, oggi l’edificio ci sarebbe stato. Se la Cooperativa avesse presentato una SCIA… vabbeh lasciamo stare.

Il problema è quando il Comune vuole giocare a fare il Piano Quinquennale delle Periferie. Il risultato, naturalmente, è lo scheletro di un condominio e le rovine di decine di sogni. Famiglie rovinate, soldi che non si sa se torneranno mai. E qualcuno a Palazzo Marino che, complici elettori assenteisti, crede di aver fatto più che bene.

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