PER ASPERA AD ASTRA… ET ARTEM! Debora Ferruzzi Caruso, tra acquerelli e astrofisica

Cultura e spettacolo

MIA – Monza International Art presenta la poliedrica acquerellista fiorentina Debora Ferruzzi Caruso.

Debora nasce nel 1968 e fin da bambina mostra una spiccata propensione per l’arte. L’ambiente in cui cresce le permette di sviluppare il suo talento affascinata dai lavori del padre, eccellente disegnatore e illustratore, della madre ricamatrice e dalla sua Firenze, città ricca di ispirazione, definita dallo scrittore Hans Christian Andersen “un intero libro illustrato”. 

Curiosa e intelligente viene soprannominata “mille idee”. La sua sete di conoscenza la porta ad approfondire il

L’artista Debora Ferruzzi Caruso

disegno e al contempo a laurearsi in Fisica attratta dall’ottica, dai segreti della luce e del colore, dall’Universo e dalla perfezione del Creato. 

Studia acquerello con il Maestro Luciano Piseri e negli anni perfeziona la sua tecnica variando i soggetti ma mantenendo costante l’emozione dietro il tratto leggero, immediato e distinguibile.

Debora vanta importanti riconoscimenti artistici per i suoi acquerelli che sono stati esposti in prestigiose sedi italiane ed estere: da Palazzo Borghese a Roma al Castello Brown a Portofino, dal Padiglione Grenada della 59^ Biennale di Venezia a New York. 

Nella tua vita sei passata attraverso difficoltà che ti hanno portato ad abbandonare la pittura. Il periodo tra il 1998 e 1999 è stato per te uno spartiacque, anni intensi fatti di emozioni contrastanti: la gioia del matrimonio e la dolorosa  perdita dell’amato padre. Sopraffatta dalle emozioni, la tua produzione artistica si ferma. Quale è stata la scintilla che ti ha fatto riavvicinare all’arte?  

Ci sono voluti circa tre anni prima che riuscissi a prendere nuovamente in mano un pennello o una matita. Il mondo artistico mi ricordava tutto quello che avevo vissuto fin da piccola accanto a mio padre. Lo avevo visto disegnare da quando avevo memoria, era come se fosse un mondo suo e non riuscivo ad affrontare nessuno tipo di bozzetto o pittura. Poi è nata Isabella, la mia primogenita, che ha iniziato molto presto a disegnare, così per stimolare lei ho ripreso anch’io. Era come un fuoco sotto la cenere ed è bastata una piccola scintilla per riaccenderlo.

Firenze, acquerelli, 30×40, 2024

Come mai la scelta di esprimerti attraverso l’acquerello?

Mi ha sempre affascinato la trasparenza, la luce, la leggerezza e la velocità di esecuzione. Dipingere ad acquerello mi permette di scaricare sulla carta tutte le emozioni che provo davanti ad una scena. Spesso mi capita di immergermi in quell’ambiente, di immaginare i dialoghi delle persone, i profumi dei fiori. Con l’acquerello mi piace giocare a mescolare i colori, bagnato su bagnato, come in un sogno, senza confini geometrici, mossa solo dall’emozione provata in quel momento. Cerco sempre di creare forti contrasti tra le parti chiare e scure in modo da rendere più luminosa la scena, utilizzando molte volte il bianco della carta. Spesso la pittura ad acquerello è legata a qualcosa di molto tenue, piatto, poco effervescente. A me piace non interpretarla così: è vero ci saranno zone del dipinto delicate, quasi accennate, con poco pigmento ma altre dense, scure che faranno vibrare il dipinto e altre ancora completamente bianche che daranno tanta energia all’opera come la luce fa nei nostri animi. 

Dal 2011 lavori presso l’Osservatorio Astrofisico di Arcetri nei gruppi di ricerca di ottica adattiva ed

Valencia, acquerelli, 30×40, 2024

infrarossa. Partecipi ai progetti di tecnologia astronomica attualmente più all’avanguardia e hai pubblicato più di 40 articoli su riviste scientifiche. Come riesci a conciliare la ricerca scientifica, a cui dai un importante contributo, con una famiglia numerosa (tre figli) e l’arte? 

La scienza e l’arte sono per me due necessità. Fanno parte di me e non riuscirei a pensare di non potermici applicare. Sono due talenti che sento di dover accrescere. Cerco di dare spazio prevalentemente alla scienza durante la giornata, all’arte e alla mia famiglia negli altri momenti. La famiglia mi supporta e sopporta molto in tutto questo! Mi risulta semplice perché sono tre grandi passioni che non mi stancano mai, mi danno modo di sognare, di sentirmi viva. L’astrazione è necessaria sia per la scienza sia per dipingere. Le emozioni davanti a un problema risolto e a un dipinto terminato sono molto simili. La fatica fisica talvolta si fa sentire ma la voglia di fare prevale. Non è un peso affrontare famiglia, scienza ed arte perché mi coinvolgono piacevolmente e l’energia si autoalimenta. 

Ho avuto il piacere di visionare in anteprima alcuni dei tuoi ultimi lavori dedicati all’universo. I tuoi due mondi, apparentemente così lontani, si stanno fondendo sempre più. Ce ne vuoi parlare? 

Quando ho avuto modo di partecipare alla mostra a tema Cosmogonia ho cercato di collegare il macrocosmo con il microcosmo. I telescopi di nuova generazione ci permettono di vedere nell’universo oggetti eccezionali. L’universo, che ad occhio nudo appare buio con le stelle fisse, in realtà, ad uno studio approfondito, risulta tutt’altro che in quiete e l’oscurità lascia il posto a colori che dipendono dalla temperatura degli oggetti. Nei miei acquerelli mi sono ispirata alle foto scattate da Hubble ed Euclid alle nebulose Occhio di Gatto, Testa di Cavallo, Farfalla e i Pilastri della Creazione. Le ho collegate ad immagini a noi familiari. Ci tengo ad evidenziare che riusciamo ad interpretare le forme delle nebulose perché, anche se sono su piani distanti fra di loro, risultano così lontani dal nostro pianeta da apparirci come su uno schermo. È bello pensare che tutto ciò che è sulla Terra è costituito da elementi chimici che provengono dall’Universo e, anche se non c’è un apparente motivo perché vi siano delle immagini nel cosmo (simili a quadri figurativi così belli e riconoscibili), personalmente credo che la loro creazione e l’aver permesso che la scienza progredisse a tal punto da poterceli far vedere non sia un caso. Vedere queste immagini così familiari mi conforta e mi fa sentire di meno l’abisso in cui la Terra è persa nell’Universo.

Dott. Francesca Provetti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.