Tirannia fiscale

Mi dichiaro perseguitato fiscale

Attualità

“Fisco amico”. Se c’è mai stata, nella lunga lotta tra gli uomini liberi e la tirannia fiscale, una frase più beffarda a me non viene in mente. Non ci può essere amicizia alcuna con il fisco, a meno che di tasse non si campi. Però, davvero, negli ultimi dieci anni la situazione è precipitata. Non è nemmeno tanto la pressione fiscale. No, è proprio l’odio per chi produce che traspare da ogni singola maledetta innovazione. Prendete, ad esempio, lo strumento della “compliance”.

In sostanza, se sbagli, il fisco ti avvisa e ti dà la possibilità di ravvederti. Se lo fai, si chiude tutto. È una bella idea, no? Non punisci gli errori innocenti e consenti a chi sbaglia di chiudere tutto con una piccola sanzione. Bella idea un corno. Quello che è successo è che siamo finiti in mano a un algoritmo distopico con tassi di errore folli, senza nessuno che si prenda la responsabilità degli sbagli. Mica devi pagare, ti dicono.

Basta che ti prenda un consulente fiscale e ci scriva. Se hai ragione è pari e patta. Pari e patta? Facciamo alcuni esempi concreti, vi va?

L’anno scorso mi viene contestata la dichiarazione tardiva dei redditi della società e il tardivo pagamento delle imposte per l’anno 2020. Ve lo ricordate il 2020? L’algoritmo no, evidentemente. Se se lo fosse ricordato, avrebbe saputo che la data per presentare la dichiarazione e pagare le tasse era il 31 agosto. Io ho pagato tutto il 28. Appellata, la cartella (questa era addirittura una cartella) è stata annullata. Tempo richiesto: una ventina di giorni.

Sempre una cartella era quella che nel 2021 mi chiedeva 3000 euro di IVA. Che io avevo già versato e di cui avevo le quietanze. Il problema? Nella dichiarazione IVA avevamo segnato che i pagamenti erano mensili, come fatto per i primi sei mesi dell’anno prima di passare al trimestrale. L’algoritmo non ha visto gli ultimi 6 mesi. Cartella annullata in autotutela. Tempo richiesto: una settimana.

Passiamo all’ultimo mese. Il 10 giugno mi arriva una cartella che contesta il mancato pagamento dell’anticipo nell’anno 2021 per il 2022. Peccato che io abbia pagato tutto e abbia le quietanze. Attendiamo risposta. Tempo richiesto: dieci giorni. Forse.

Nell’attesa l’AdE mi contesta il mancato pagamento di quattro ritenute d’acconto nell’anno 2021. Peccato che abbiamo pagato tutto. A breve chiederemo di ricontrollare. Tempo richiesto: probabilmente una ventina di giorni, ci sono molte scadenze fiscali in mezzo.

La persecuzione fiscale consiste nell’assurda pretesa che sia io a dover dimostrare all’AdE, per mezzo di documenti che hanno già, che non ho evaso nulla. Perché farlo costa. Costa tempo, serenità e soldi di consulenti. E deriva da errori altrui. Per cui puntualmente non paga nessuno. Se sbaglio io una riga nella dichiarazione, invece le sanzioni ci sono.

La persecuzione consiste, anche, nel fatto che regolarmente l’AdE scrive la sera dei fine settimana. Quando il contribuente è indifeso e impossibilitato a comunicare con i propri consulenti. Lasciandolo a macerare per 24/48 ore.

No, non ci sarà mai amicizia tra me e il fisco. Dovrebbe però esserci un principio di correttezza per cui prima di chiedere soldi a qualcuno, in qualsiasi forma, si controlla che quei soldi siano dovuti. In assenza, voler implementare il redditometro è solo una velleità da KGB fiscale. Ditelo, cortesemente, a Leo e agli ammiratori vari nel governo. E a dirlo, scusate l’ingenuità, mi aspetto siano gli eredi del profeta della Rivoluzione Liberale. Chiedo troppo? Su questo punto non ci deve essere nessuna resa. Nessun compromesso con chi opprime chi produce deve essere tollerato.

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