Ballottaggi

Il problema non sono i ballottaggi

Attualità

Diversi esponenti di FdI, dopo i risultati disastrosi dei ballottaggi, hanno proposto più o meno direttamente di abolire il secondo turno. Non è una novità, ma questo non lo rende meno sbagliato. Intanto un po’ di storia: il centrodestra ha, da sempre, un problema a portare il proprio elettorato a votare. È un po’ un motivo che si ripete: siamo la maggioranza silenziosa. Così silenziosa che ha problemi pure a far parlare la matita copiativa. I motivi sono molteplici.

Prima di tutto, siamo sempre stati elettori e militanti che hanno messo la persona davanti a tutto. Lo Stato, le ideologie e persino le idee. Questo fa sì che, non potendo clonare i leader nazionali, spesso sul territorio siamo delusi da brave persone, che di male non hanno fatto nulla. Semplicemente non ci emozionano. Non fanno abbastanza per motivarci. E quindi, magari la prima volta li votiamo anche. Ma solo perché vogliamo vedere Tizio o Caio in Consiglio Comunale. Se poi, Tizio o Caio, sono sicuramente fuori o dentro, due settimane dopo andiamo al mare. Non perché non vogliamo rivotare il Sindaco. Ma perché non lo volevamo votare manco la prima.

Secondo motivo: partiti come i nostri hanno dei problemi enormi di radicamento. Il radicamento prevede, infatti, delle scale mobili. Quando pensiamo alle scale mobili siamo abituati a pensare ad una salita da un punto A a un punto B. Precisiamo: una NOSTRA salita. Non ci soffermiamo mai a pensare al congegno in sé. Le scale mobili sono eternamente ferme là. Ecco, nel centrodestra, di gente che voglia fare a vita il Consigliere di Municipio o di un piccolo Comune ce n’è poca. Sono tutti onorevoli con un momentaneo demansionamento. Questo rende impossibile costruire l’infrastruttura. Da cui il problema di radicamento.

Aggiungiamoci, come punto bonus, che a destra fare il politico è visto molto male. E la politica come hobby non produce De Gasperi. Produce Toninelli. Questo si vede con precisione chirurgica quando cerchiamo candidati sindaci per Milano. Chiediamo alla società civile perché ci vergogniamo dei nostri che da una vita lavorano per la collettività. Solo che poi i nostri elettori guardano questi campioni di civismo e si domandano: “E questo chi è?”. E torniamo al punto uno.

Ultimo, ma non meno importante, punto: il centrodestra e le grandi città non vanno d’accordo. Questo in sé non è un dramma: non si può piacere a tutti. Parigi, Londra, Berlino, Barcellona hanno tutti sindaci di sinistra. Come New York e Detroit. Sono le regole del gioco. E questo sarebbe vero anche se togliessimo il ballottaggio dalle elezione comunali.

Quindi no, togliere il ballottaggio perché, citando il Presidente del Senato, “aumenta l’astensionismo”, non ha senso alcuno. Prima di tutto perché l’astensionismo è un diritto dell’elettore. Secondo perché assomiglia pericolosamente al bambino che, persa la partita di calcio, se ne vada col pallone. Non sarebbe un grande segno di maturità politica.

E allora che fare? Ho una modesta proposta. Quando manchi una figura unificante, facciamo primarie di coalizione tra iscritti. Vinceremo di più? Forse sì, forse no. Ma di sicuro daremo un senso e una importanza a chi la politica la fa sul territorio ogni giorno. Daremmo valore ai territori. E faremmo esercitare tutti prima. Sarebbe una palestra fantastica. E aiuterebbe a costruire un senso di comunità.

Insomma, se non migliorerà le statistiche almeno migliorerà lo spirito della truppa. Non è una cosa da poco. Ve l’assicuro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.