“Il cammino dei ciechi” insieme alla Chiesa di Milano

Milano

Una testimonianza di riconoscenza e di affetto per la Diocesi. L’interessante e bel volume “Il cammino dei ciechi nella città di Ambrogio”, edito dalla Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano, è questo ma anche molto di più nelle oltre 250 pagine che, in carta patinata e tante immagini attraverso un’accurata ricerca di archivio e apparati documentari, raccontano un rapporto definito, nel sottotitolo, «un’alleanza virtuosa per il bene di chi non vede».
Insomma, un volume insieme prestigioso e godibilissimo, per la cui presentazione presso la sede dell’Istituto in via Vivaio arrivano in tanti, affollando la storica Sala Barozzi.

«Una sede voluta da tutti i milanesi facoltosi e non», spiega subito il presidente della Fondazione, Rodolfo Masto, che aggiunge: «Qui non viene data solo ospitalità, ma sono stati offerti, fin dall’inizio, momenti formativi e questo si vede dai reperti museali e dai richiami ai religiosi chiamati a svolgere il loro ministero all’Istituto diventato per loro una casa».
Un Istituto che ha «giocato sempre la partita con le grandi istituzioni europee di sostegno ai ciechi a pari livello», anche grazie ai viaggi di studio dei diversi ecclesiastici, alternatisi quali rettori dell’ente, come Luigi Vitali rettore dal 1876, con il loro «generoso impegno fino alla fine degli anni ‘90», spiega Masto che sottolinea l’impegno dell’Istituto dalle origini, nel 1840, a oggi.
Quando l’ente, pur con la recente chiusura della scuola statale all’interno del suo complesso, rimane un presidio di educazione e formazione, con ben 450 ragazzi seguiti: 300 direttamente, 120 indirettamente e altri anche nel percorso universitario e professionale di avviamento al lavoro.
Senza dimenticare il Centro diurno e la Casa di Riposo, il Museo, il percorso “Dialogo nel buio”, il Centro diurno disabili benedetto dall’Arcivescovo nel 2021, le attività editoriali e di supporto per cui – auspica il presidente – speriamo, per i 185 anni «della nostra realtà, di poter promuovere un convegno sull’uso degli ausilii che sono fondamentali. Portare la storia di questo Istituto all’esterno vuole dire valorizzarla».
Dopo la lettura dei messaggi di papa Francesco e del presidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa, a prendere la parola sono le archiviste e curatrici del saggio Enrica Panzeri e Melissa Tondi.
«Un libro di studio e sartoriale, cucito interamente in Istituto, pensato per tutti con scopo anche divulgativo e fatto con il cuore», dice Panzeri, responsabile dell’Archivio storico dell’Istituto, nel suo articolato e appassionato intervento che indaga i legami tra la curia, in specifico attraverso il ruolo-chiave dei rettori e l’Istituto, fino alla lettera del cardinale Martini del 1993 all’ultimo rettore Sergio Pompilio Varesi. Un tributo di riconoscenza, appunto, che non dimentica le suore dell’Ordine di Santissima Maria Consolatrice, impegnate fin dal 1923 come responsabili del guardaroba, infermiere, e poi nella Casa famiglia dove hanno prestato servizio fino a pochi anni fa.
Un Istituto passato per diverse sedi, dagli inizi nella Pia Casa di Industria di San Vincenzo, per arrivare alla sacristia della chiesa di San Marco, passando dalla temporanea ospitalità a Villa Mirabello. Sono, infatti, presenti monsignor Gianni Zappa, responsabile della comunità pastorale Paolo VI che comprende San Marco, il presidente della Fondazione Villa Mirabello, monsignor Angelo Bazzari e don Umberto Bordoni, direttore della Scuola Beato Angelico, che ha curato il restauro di manufatti della raccolta museale dell’Istituto e ha collaborato al volume.
Ed è proprio la responsabile della raccolta, Melissa Tondi, e delineare la ricchezza documentale e artistica del Museo della Fondazione – molti i “pezzi” di altissimo pregio, calici, reliquie, dipinti, preziosi manufatti, ma anche strumenti medici e diagnostici di varie epoche, ausilii per i ciechi – come «patrimonio di storia, arte e bellezza, testimonianza di una memoria che va tramandata alle future generazioni».

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