“Con la sentenza della scorsa settimana, la Suprema Corte ha messo un punto fermo su una annosa vicenda: il diritto del detenuto ad essere pagato non si prescrive prima della scarcerazione. Una pronuncia molto importante, perché riconosce i diritti di migliaia di detenuti che il Ministero della Giustizia prova da decenni a non pagare.
La storica sentenza della Corte di Cassazione, n. 17478 del 25 giugno 2024, che stabilisce che i crediti di lavoro dei carcerati non si prescrivono fintanto che sono detenuti.
Il rapporto di lavoro dei detenuti è univoco e continuativo, indipendentemente dalle eventuali interruzioni intermedie, pertanto la prescrizione dei relativi crediti resta sospesa fino alla cessazione dello stato di detenzione.
Questo il principio di diritto affermato dalla Suprema Corte all’esito di un difficile contenzioso, che ha visto, finalmente, prevalere il sacrosanto diritto dei detenuti al riconoscimento di tutto quanto spettante per il lavoro svolto alle dipendenze degli Istituti penitenziari.
Una decisione fondamentale che consentirà ai carcerati di vedersi riconosciute, una volta per tutte, le retribuzioni effettivamente spettanti e che mette fine ad un’ingiustizia perpetuatasi per troppo tempo”.
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