La “sensibilità” e l’attenzione per i problemi del cittadino comune chiamato anche a prestare servizi per il bene comune sono sentimenti, in riferimento a Sala, noti da anni a tutti. (!)
E l’ironia non vuole tacitare però la gravità di una indifferenza colpevole nel governo che amministra la città. Vergognoso disattendere le legittime richieste delle Cooperative sociali che si prodigano per la fascia più fragile, ignorando le loro esigenze.
Afferma a Libero Marta Battioni, coordinatrice settore Welfare di Legacoop Lombardia, nel corso della manifestazione sotto Palazzo Marino indetta da Legacoop Lombardia, Confcooperative Milano e dei Navigli, Agci Lombardia, Cgil, Cisl e Uil, per chiedere al Comune, riunito per discutere l’assestamento di bilancio, di adeguare rette e tariffe dei servizi al nuovo CCNL delle cooperative sociali..
“L’80% dei lavoratori dei servizi alla persona del Comune di Milano è rappresentato da cooperatrici e cooperatori sociali, dare valore al loro lavoro significa dare valore e qualità ai servizi che questo comune rivolge e mette a disposizione ai suoi cittadini, soprattutto quelli più fragili. Il presidio di oggi è stato promosso dalle tre centrali cooperative insieme ai sindacati del rinnovo contrattuale per rivendicare gli aumenti delle tariffe che il Comune di Milano ha mostrato di non voler ancora aumentare in ottemperanza del rinnovo contrattuale”.
Perché “il rischio è quello di non essere competitivi nel coinvolgere le nuove generazioni in un lavoro che è impegnativo, che dà tanto dal punto di vista umano, ma che deve dare altrettanto dal punto di vista salariale e in questo momento le condizioni non ci sono” spiega Erica Acquistapace della cooperativa sociale Equa. “In una città come Milano dove il costo della vita lo conosciamo tutti, non possiamo pensare che educatori o educatori sociali possano vivere senza adeguamento a un contratto firmato sei mesi fa”, conclude Giorgio Puzzini educatore della cooperativa Equa.
E ancora: giorni fa gli operatori di sala e il personale della biglietteria dei Musei Civici chiedevano di essere ascoltati da palazzo Marino, “che da agosto fino ad adesso si è sempre rifiutato di aprire un confronto, nonostante le numerose richieste d’incontro, l’irruzione in consiglio comunale a dicembre”, si legge nella nota stampa diramata dalla Unione sindacale di base (Usb).
Motivo? Stipendi che difficilmente raggiungono i mille euro al mese (assolutamente insufficienti per vivere a Milano), ma anche assenza di spazi in cui consumare la pausa pranzo e altri problemi.