Ombre e disagi irrisolti e non tutelati nell’attuale tessuto sociale

Società

Storie di padri che si intrecciano in tristi separazioni, in cui a farne le spese sono in primis i figli, privati dell’affetto di un padre e lasciati in balia di madri che non sempre si rivelano all’altezza di tale ruolo. Madri che si addentrano in nuove relazioni, in cui spesso i figli rappresentano un fastidio per il nuovo compagno sino a sfociare in situazioni maltrattanti come in questo caso. Terreno fertile in cui si inseriscono i servizi sociali in questione, dichiarando a priori la non idoneità di entrambi i genitori, senza avere elementi oggettivi a supporto del loro giudizio, né aver fatto alcuna valutazione della situazione reale. Professionisti che dovrebbero aiutare e sostenere i minori nelle loro famiglie, che elaborano relazioni di parte, portando Giudici a disporre l’allontanamento dei minori dal contesto materno, senza considerare l’esistenza dell’altro genitore, come in questo caso. Possibile che la valutazione di un servizio sociale, sia giudizio insindacabile per il Giudice?

In molti Comuni i servizi sociali, sono affidati ad Aziende e cooperative, senza che vi sia alcun controllo nella gestione. È il caso di un Comune del Lecchese, che ha affidato come altri 23 Comuni, la gestione dei servizi sociali ad una grande azienda. Un padre, che vede che le sue due figlie allontanate da un contesto materno inidoneo, per essere collocate in una di quelle realtà denominate Casa-famiglia. Succede però, che il padre, sia idoneo, come da valutazione sulle competenze genitoriali, e che la sua idoneità venga nascosta al Giudice del Tribunale dei minori, per motivi che ad oggi rimangono senza una spiegazione. Le relazioni presentate da pseudo professionisti, anche sul sentito dire di un genitore desideroso di vendicarsi e di ostacolare l’affido all’altro, hanno la meglio su questa vicenda. Del resto la stessa legge (Tribunale La Spezia sez. uff. indagini prel., 22/10/2020) ha riconosciuto come un atto pubblico falso,la relazione dell’assistente sociale in cui espone come fatti oggettivamente avvenuti quello che in realtà le era stato soltanto riferito telefonicamente, a prescindere dalla verità storica o meno dei fatti descritti in tale relazione. A nulla dunque, sono valse le segnalazioni del padre, e le denunce per i maltrattamenti subiti dalle sue figlie nel contesto materno, e sebbene si sarebbe potuto disporre il collocamento dal padre, unico genitore idoneo, nei casi previsti dalla legge, ci si chiede quali siano i motivi per cui non sia stato considerato e le due minori, siano rimaste in situazione di maltrattamento e pericolo per oltre un anno, senza che nessuno prendesse in mano la situazione.

Un calvario, che per questo padre, prosegue a tutt’oggi, da circa tre anni e che vede coinvolte anche le sue due figlie minori.

Due minori collocate in una Casa-famiglia del milanese, che sulla carta dei servizi, promuove interventi educativi in ambito familiare, ma che nella realtà dei fatti come denunciato, il termine educativo risuona come nota stonata.  Il padre, che riceve informazioni discostanti dalla realtà, da parte di questi servizi sociali, che a suo giudizio, raccontano al Giudice e al genitore, la favola di Biancaneve impedendo di conoscere e monitorare la reale situazione. Un padre che non intende rimanere nel dubbio e che decide di non fermarsi di fronte a quella sua responsabilità genitoriale limitata. Un genitore forse troppo attento ai segnali di malessere, che si improvvisa detective e scopre il reale malessere psicologico delle sue figlie, affidato anche ai social, e lasciato nelle mani di educatori improvvisati, e di un percorso educativo preoccupante. Due adolescenti di 12 e 15 anni, che fumano, assumono atteggiamenti disinibiti, con piercing e in abiti succinti, in libera uscita fino a tarda sera, tanto nessuno vigila. E allora chi tutela le minori dai possibili pericoli della strada? Di chi è la responsabilità del loro malessere e del diritto negato alla salute e all’educazione? I servizi sociali, si limitano a trasmettere relazioni che non delineano la reale situazione di abbandono, impedendo così al Giudice Tutelare di fare monitoraggio e prendere decisioni nell’interesse delle minori. A nulla è valsa la richiesta di incontro avanzata dal padre al Giudice Tutelare, che di fronte a gravi segnalazioni sulle minori, si è limitato a rispondere che non fosse sua competenza su larga parte delle segnalazioni, lasciando che tutto finisse nel dimenticatoio. In sostanza, il Giudice tutelare delle minori, non è competente su ciò che le riguarda e considera per vero solo ciò che i servizi sociali riportano.

 Una casa-famiglia, che dunque sembrerebbe non essere in grado di portare termine il compito assegnato, poiché’ sprovvista anche di personale educativo e di un contesto familiare come si definisce. Due minori e chissà quanti in carico a questa azienda, che fornisce servizi a ben 24 Comuni del territorio Lecchese. Un padre, che vede private le sue figlie di una crescita serena, diventate adulte troppo presto, senza alcun sogno positivo al loro futuro. E allora ci si chiede quali siano gli strumenti, che un padre possa avere a disposizione per tutelare le sue figlie, se non dargli voce e denunciare agli organi preposti, nella speranza di riaverle a casa.  Chi vigila sull’operato di questa azienda se una volta affidati i servizi i Comuni afferenti, se ne lavano le mani? Come può essere che di fronte ad una segnalazione dinanzi al Sindaco del Comune affidatario di Residenza, ad un padre venga risposto che non sia una sua responsabilità il controllo di quanto accade alle minori? Così come non era sua responsabilità di fronte a situazioni di pericolo di due cittadine minorenni, residenti nel suo Comune in un contesto maltrattante, intervenire, sebbene persona informata dal padre. Non si comprende come sia possibile che un padre non possa essere genitore, e si veda privato di ogni diritto nonostante le carte parlino chiaro. L’iter giudiziario purtroppo, segue tempi piuttosto lunghi, e qualora venissero accertate le responsabilità, chi restituirà il tempo negato agli affetti a queste due ormai adolescenti, che affidano i propri pensieri ai social, quasi a voler ricercare quel sostegno, che nessuno è stato in grado di dare loro?

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