Lunedì a Mattino 5 News, un avvocato esperto, ospite di Federica Panicucci, rispondendo sul caso del giovane assassino palestrato che aveva dichiarato “Volevo scoprire che cosa si prova ad uccidere”, a un certo punto, ricordando anche il caso della ragazza che ha seppellito due figli neonati, ha affermato che in 40 anni di carriera non aveva mai assistito ad una tale deriva giovanile e di essere preoccupato ed angosciato, sottolineando che “c’è qualcosa che non va, abbiamo un problema sociale serio”… Concordo, abbiamo un problema sociale serio, ma non voglio limitarmi a questa affermazione, preferisco andare a fondo alla ricerca dei perché, secondo il mio punto di vista.
1) I giovani hanno perso ogni riferimento sui valori reali della vita, prima in famiglia e poi nella scuola.
– In famiglia, togliendo, praticamente, la patria potestà ai genitori, tranne ricordargliela quando i loro figli sbagliano. Non li possono punire negando temporaneamente l’uso dei telefonini né controllarli per non ledere la loro privacy. Ricordo di una madre condannata recentemente perché la figlia, compiuti i 18 anni, l’ha denunciata per il “crimine” che, quando aveva 12 anni, quindi 6 anni prima, controllando il suo cellulare, l’aveva scoperta a mostrare e condividere immagini “svestite” del suo corpo e le aveva dato uno schiaffo, oltre che requisirle il cellulare … io, invece, ricordo con gioia i rari ceffoni meritati nonché le varie intrusioni nella mia privacy, perché mi hanno fatto comprendere gli errori e poi, diventato a mia volta padre, ho trasmesso le mie esperienze senza bisogno di atti ora considerati violenti, se non una breve sculacciata più dimostrativa che reale, finita in una risata con mio figlio, e le sue scuse per il suo errore comportamentale.
– A scuola, togliendo agli insegnanti i mezzi correttivi per gli stessi motivi riportati sopra. Morale: una volta c’era l’adrenalina della paura di essere interrogati o scoperti dal professore a fare qualcosa non appropriata alle lezioni in corso Ora, ai giovani è concesso tutto e l’adrenalina perduta nel timore per il professore, è sostituita dall’adrenalina nell’umiliare il professore, deridendolo, oltraggiandolo o, addirittura, ferendolo personalmente, magari anche con l’intervento dei propri genitori accondiscendenti.
2) I giovani, che già avevano i loro problemi di comunicazione “live”, rinchiusi in casa per mesi e mesi durante la pandemia
In un articolo di Repubblica furono coniati un’immagine (vedi sopra) e un termine appropriato: Generazione Covid. Il web con le sue varie offerte, video game in primis, e i social diventati lo strumento di comunicazione e la valvola di sfogo, l’amico o il nemico con cui confrontarsi discutere o combattere: la realtà trasfigurata! Di conseguenza, passata la pandemia, l’impatto con il ritorno alla normalità non è stato facile e, per molti, disastroso.
3) La televisione cattiva maestra.
Film e telefilm nelle cui trame la violenza impera. Immagini durante il pranzo di sangue, di morti cruente, di cadaveri sezionati. A questi si aggiungono i tg, nei quali, per il diritto e dovere di cronaca, l’orrore immaginario si trasforma in realtà nelle crude inquadrature di violenza e di morte, dove diventa sempre più difficile comprenderne la differenza. Per non parlare poi dei vari dibattiti con ospiti che commentano, dove per il solito diritto di cronaca e dovere di par condicio, si evidenziano anche le dichiarazioni e giustificazioni dei “presunti” assassini, almeno fino a sentenza passata in giudicato. Per cui il rischio di emulazione diventa concreto, come nel caso del diciassettenne palestrato assassino che ha inneggiato sui social al vile carnefice di Giulia Cecchettin.
Trovo, inoltre, eccessivo e inappropriato tutto l’interesse riservato alle baby gang e ai loro rapper più rappresentativi. Io mi limiterei, (è solo un mio pensiero, ripeto e sottolineo, anche se può sembrare antidemocratico) al solo denunciarne i crimini evidenziandone gli errori, ma non darei loro il diritto di replica nell’esporre le proprie ragioni. Se queste possono suscitare il dissenso della maggior parte dei giovani, per altri, anche se, per fortuna, non molti, possono rappresentare al contrario l’esaltazione dei propri idoli e un conseguente istinto di emulazione.
In conclusione …
… ho sorvolato, per non trasformare il mio racconto in un romanzo, sulla facilità dei grandi manovratori nel trovare i tasti ideologici giusti, capaci di insinuarsi nei cervelli di alcuni giovani militanti trasformandoli in strumenti di dura contestazione nelle università e sulle strade, in una guerra mediatica senza esclusione di colpi e motivo per gli altri di ansia e confusione … e sull’impatto emotivo del pericolo di una terza guerra mondiale che incombe sul nostro mondo. Insomma, tutto ciò che ho evidenziato, rappresenta un cocktail micidiale che di certo non fa bene e che, secondo la mia sensibilità di artista, è causa diretta della deriva giovanile, che per eccesso di deriva spesso si trasforma in noia, noia di vivere, contestatori per noia, baby gang per noia … assassini per noia! Mi pare evidente, però, ricordare una generazione vicina alla mia gioventù che, pur con tutti i suoi problemi, non si “cibava” ancora di virtuale e dava molto più spazio ai sentimenti, alle convinzioni ed esigenze personali. Vi “ripropongo” un brano che ricordo sempre con piacere, quando i ragazzi incontrandosi invece di saltarsi subito addosso, timidamente si presentavano chiedendosi dolcemente … Come ti chiami?
Sempre con tanto amore …
Capitan U 1947
(alias Umberto Napolitano)
Scrivo e canto canzoni da sempre, sono la mia arma di espressione libera e senza filtri. Nella mia carriera ho molte hit cantate da me e da grandi star nazionali e internazionali, al mio attivo 6 Festival di Sanremo come autore, 3 come cantante ed altro. Sono un rivoluzionario? Forse, non so, non credo che osservare e raccontare onestamente sia un atto sovversivo … però una cosa è certa: ovunque c’è “casino”, io ci sono.
L’unico modo per evitare le devianze mentali, che in questo caso significa uscire dagli schemi e non rispettare i canoni; é far aumentare l’autostima dei ragazzi. Questo per due ragioni fondamentali sociologiche: la prima, perché l’adolescenza non esiste più, non è + un percorso obbligato nel quale ogni individuo di quell’età deve confrontarsi con se stesso per sviluppare le proprie difese psicologiche, trovare i propri limiti, conoscere se stesso attraverso lo sguardo dei suoi compagni, bensì attraverso un semplice device, ottiene tutte le informazioni che gli consentono di costruire il proprio Avatar. L’adolescenza prima dell’avvento dei dispositivi elettronici, serviva per costruire il guscio, quella pelle invisibile che in funzione delle esperienze emotive che il soggetto incontrava, poteva proteggerlo dandogli le informazioni del vissuto, o poteva modificarsi in funzione delle nuove esperienze. Tutto questo non esiste più, viene cancellato dall’onnipotenza della comunicazione in palmo di mano. La seconda, è il fatto che un individuo che non può provare autostima, perché niente nella società lo spinge a fare questo sforzo, in quanto, l’ideologia collettiva è: io posso fare, posso avere; tutto quello che desidero e nel tempo che voglio io, lo trasforma in un contenitore vuoto. Questo tipo di pensiero tossico e delinquenziale, trasforma qualsiasi soggetto senza esperienza, in una mente che agisce attraverso questo archetipo moderno dell’Avatar immortale, che può fare qualsiasi cosa, che non è responsabile delle proprie azioni in quanto la collettività gli dimostra quotidianamente che lo può fare, in quanto come in un gioco non subirà conseguenze. Quando i ragazzi vanno ad un concerto dei loro beniamini Trap, il 90% non si trova lì perché ama quella musica, non si trova in quello spazio assieme ad altri come lui per vivere quell’esperienza; tutti quanti si trovano lì per documentare attraverso il telefonino la loro presenza, e attraverso il selfie, sovrapporre il successo e la notorietà del loro Beniamino alla loro inutile vita. Quasi un cliché cognitivo per sentirsi dei supereroi, senza considerare il percorso magari difficile, le avversità vissute dal loro idolo. La partecipazione ad un evento non è più: essere lì in quel momento. Bensì comunicare al mondo attraverso un telefonino e i social, di aver partecipato. Tutta l’emozione della musica, del saper comunicare e trasmettere emozioni attraverso una melodia e un canto, si riassume in una “tacca” che rappresenta il personale percorso dell’adolescente in un’unica frase: io c’ero!
Le tendenze come queste, sono come la moda, cambiano i particolari, cambiano i colori, cambiano le modelle, ma il trend rimane sempre lo stesso. Un po’ come il viaggio dell’eroe per un libro o per un film, solo che tutta la parte del mondo ordinario, quella difficile, quella reale, nella quale l’eroe non sa ancora di essere un eroe, e non conosce i propri poteri: è sparita, è stata cancellata. Tutti i nostri giovani scrivono nel loro libro della vita partendo già dal mondo straordinario, saltando tutto il percorso: delle sfide, del conoscere il mentore, dello scoprire i propri poteri, di imparare ad utilizzare gli oggetti magici. Questo atteggiamento esclude dalla vita degli adolescenti la possibilità di scoprire se stessi, di comprendere l’umanità, di capire qui e ora chi sono e cosa possono fare. La società è riuscita a trasformare la vita degli adolescenti in un sogno, non un sogno da conquistare, da raggiungere, proprio un sogno nel quale loro vivono.
I loro beniamini, che salgono sul palco, sono come dei grandi prestigiatori; pur essendo incapaci di fare magie, illudono il pubblico attraverso dei semplici trucchi: l’auto Tune, il trucco, i loro vestiti sgargianti, le catene gioielli e gli orologi d’oro, le parole e la violenza contenuta nei loro testi, trasformandosi in un archetipo. Per queste menti giovani, senza esperienza, diventa come una droga, un bisogno; la necessità di assomigliare sempre di più a chi si trovano davanti. Nelle epoche passate, sarebbe come dire che il bambino che vede Superman in televisione, indossa un mantello e si getta dal quinto piano convinto di poter volare come il suo beniamino. In una società come questa, che vive di fantasmi, che suggerisce di indossare un guscio come un archetipo di Jung, senza conoscerne il significato, significa far entrare i nostri figli nell’arena, e renderli convinti di poter fermare il toro. Per fare riferimento alla canzone di capitan U, oggi alla domanda: come ti chiami? Molti ragazzi risponderebbero: sono Joker!
La vita è ciclica, ciò significa che le cose si ripetono all’infinito, e creando nuove realtà quotidiane, le precedenti vengono completamente cancellate. Questo è il paradosso del Terzo millennio, nel quale ogni individuo ha in mano tutta la storia dell’umanità, che può sfogliare, può cercare, può ripercorrere in ogni dettaglio, ma che alla fine rifiuta per rimanere ben saldo nel mondo virtuale. Perché è più facile, perché essendo finto può essere trasformato in ogni desiderio, perché oggi un selfie ha assunto un valore superiore ad un bacio e un abbraccio autentico.
Ciao Umbe,
Purtroppo i giovani d’oggi non sanno come passare il tempo e sono annoiati.
In che mondo viviamo sempre peggio!
Un abbraccio
La colpa è bisogna rieducare questi genitori per fare capire ai loro figli dove è giusto e dove è sbagliato.
Purtroppo i giovani di oggi vivono in un mondo dove hanno di tutto e di più. Non si accontentano di ciò che hanno e vanno oltre per provare diciamo “nuove avventure”.
Tutto ciò è, secondo me, la mancanza di dialogo che spesso manca, genitori e figli non si parlano più come una volta, hanno più vita social e meno social.
Si usa la tecnologia in modo eccessivo, si trova di tutto e di più, ecco le conseguenze sotto gli occhi di tutti.
Va bene la tecnologia, però usarla con moderazione…
Bisogna tornare ogni tanto alle origini, quando, come diceva mio nonno, si stava meglio quando peggio.
Aveva ragione…
La tua canzone è molto indicata sempre attuale ancora oggi.
Ciao Capitan U, per noi ora non è più un vivere in serenità…. sono nonna, lo sai bene, ma credo che sia più difficile oggi fare i genitori. Una volta si chiedeva … mamma, papà posso uscire stasera? Ora si alzano da tavola e vanno e quando una volta “io” ho provato a chiedere … dove vai? … A un pigiama Party … Cos’ è stata Roba??! Risposta…. Nonna sveglia!!!!!! … Sono basita e un po’ scoraggiata, anche perché i tg non aiutano…. troppe informazioni che lasciano una sinistra scia di ansia. Bei tempi quelli raccontati nel tuo brano “Come ti chiami’ … dopo un puro corteggiamento, al primo bacio richiesto accadeva sempre un qualcosa che te lo avrebbe fatto ricordare per sempre !!!!! … (vedi il finale del tuo video 🤣)
Certa gioventù prende spunto da orribili film che mostrano solo violenza,fragili mentalmente,aiutandosi con droghe e altro. Con questo non darei loro neppure la possibilità di replicare il perché delle sue azioni,condanne severe e riformatorio.
La famiglia e la scuola sono stati sempre fondamentali per formare e fare crescere i giovani ma purtroppo da troppo tempo sono poco presenti causa separazioni e divorzio la prima e causa incapacità e impotenza la seconda e questo a mio avviso genera insicurezze e incapacità nelle nuove generazioni e credo che il recupero sarà sempre più difficile
Ciao Umbi,
Ottimo questo post, io stavo pensando proprio la stessa cosa da qualche giorno, ultimamente ( per fortuna non tutti ) questi giovani sono veramente fuori di testa , sono rimasto scioccato, delle dichiarazioni di quel diciassettenne, “Volevo vedere cosa si prova ad uccidere una persona ” mi dispiace dirlo ,ma per me, adesso gli direi adesso provi a rimanere in carcere ( io sinceramente, sono per il perdono, ma solo quando uno lo dimostra di essere pentito, oppure uno in un attimo di follia ammazza una persona , ma non posso perdonare uno che aveva già programmato tutto, dando a quella povera ragazza l’appuntamento, prima per fare i suoi porci comodi, e poi per strangolarla.
L’altra è un’altra fuori di testa,aveva preso il suo giardino di casa , per un cimitero, ammazzava un bambino ogni anno, e grazie al suo cane che si è scoperta del macrabo che faceva questa ragazza, se no secondo me poteva esserci anche degli altri corpicini seppelliti,
Un’altra casa che mi ha lasciato di stucco , sono state quelle donne che hanno manifestato con dei cartelli.” Il corpo è mio , e faccio quello che voglio ” io gli rispondo a queste , anche il povero bambino ha il diritto di nascere! .
Secondo me tutte queste teste vuote, sono posseduti dal diavolo in persona, ( altro che esorcismo) tutta colpa dei video giochi violenti che esistono per la Playstation, e delle cattive compagnie, e droghe,poi colpa anche dei genitori che non sanno più educare i propi figli, mio padre mi diceva quando ero adolescente , ” Guai a te se hai a che fare con la giustizia, guai a te se ti droghe, ti faccio marcire in carcere, e mi beccato tanti ceffoni di sicuro, altro che mettere i migliori avvocati !
” Come ti chiami ” un successo strepitoso, ricordo benissimo che le radio il 45 giri lo mettevano a 33 giri , un ottima trovata , che ha incrementato ancora di più il grandissimo successo che ha avuto. Bravissimo Umbi ci hai regalato dei veri capolavori.
Ciao Umberto, sempre peggio il ‘degrado ‘ giovanile,non riescono più a divertirsi con poco…..pretendono sempre di più…io ricordo che il mio primo cellulare, l’ho avuto a 40 anni……e non hanno rispetto di nulla ne del prossimo ne delle cose ,non mi dilungo più xche c’è troppo da dire.