Il tema dei parcheggi richiede ripensamenti e risposte

Milano

…Chiaramente il tema dei parcheggi è legato a quello dell’uso dell’auto in città; quindi potrebbe essere utile partire proprio da alcune considerazioni su questo tema.

Smetteremo di muoverci? C’è questa idea (che passa spesso attraverso il fortunato slogan della “città a quindici minuti”) che quando avremo tutto a distanza pedonale, casa, lavoro, negozi, servizi, amici, ci muoveremo solo a piedi e le auto non saranno più necessarie. È un’idea che ha anche il suo fascino un po’ passatista e diversi riferimenti nella cultura nordamericana, ma questa condizione da una parte è ben lontana da essere presente (né ci sono segnali che vi ci stiamo avvicinando), dall’altra soprattutto difficilmente verrà mai raggiunta per una serie di ragioni: innanzitutto la frammentazione e la sempre maggiore variabilità delle attività nel tempo e nello spazio (chi può pensare di avere sempre un lavoro vicino a casa?), sia perché ci sono attività e servizi eccezionali (tipo ospedali, teatri, stadio ecc, che tra l’altro sono proprio quelli che caratterizzano la vita cittadina) inevitabilmente rari e quindi distanti, sia infine perché è la curiosità stessa che ci spinge a spostarci.

C’è poi anche un tema che viene spesso un po’ sottovalutato, che è quello del tempo libero: circa un terzo della nostra vita (120-140 giorni all’anno) è di fatto dedicata al tempo libero (weekend e vacanze). Vogliamo andare al Parco di Monza con i bambini e le loro biciclettine? Vogliamo andare al mare in una spiaggetta poco frequentata? Vogliamo andare in montagna a cercare la natura? A meno di essere Buhl o Kroppanche solo per arrivare in zona un’auto ci servirà.

Non resteremo insomma troppo chiusi nel nostro piccolo circondario, e quindi come ci sposteremo?

Trasporto pubblico collettivo (ovvero bus, tram, treni, metropolitane): già adesso in città è molto esteso e assorbe tantissime risorse pubbliche: eppure non basta. E non basterà mai, perché alcune tratte extraurbane e alcuni orari sono già completamente saturi; mentre alcuni itinerari (sempre più diffusi vista la dispersione sul territorio degli insediamenti dati anche dal costo degli edifici) difficilmente verranno coperti dal TPL (se devo andare da Milano a Settimo per lavoro e poi a Vimercate per un impegno, sarebbe un incredibile spreco se ci fosse una linea pubblica dedicata). Non bisogna sottovalutare poi il tema dei costi, che sulla tratte medio-lunghe può superare – nel caso di più viaggiatori – quello del mezzo individuale. Il treno non è gratis, per dirla in parole semplici, anzi.

Bici: ci sono evidenti limiti: età, salute, meteorologia, distanze, oggetti ingombranti appresso, vulnerabilità: per cui è facile che continui a coprire quote di spostamenti tutto sommato marginali.

taxi e sharing: il trasporto pubblico individuale costituisce sicuramente una valida alternativa al mezzo privato; al momento però lo frenano due aspetti: i costi, soprattutto per tragitti extraurbani, ad oggi non alla portata di tutti; e i timori per la salute causati, in tempi di pandemia, dalla promiscuità del mezzo (malgrado le ipotetiche “sanitarizzazioni” che in realtà è facile verificare non vengano fatte ad ogni cambio di utente). Qual è la mamma (o il papà) che porterebbe i bimbi a scuola su un’auto dove magari poco prima c’è stato un inconsapevole portatore sano di H5N1 o altre robacce simili? E comunque anche queste auto, se pur in misura minore, necessiteranno di un parcheggio.

In definitiva appare difficile che in tempi brevi l’uso dell’auto in città diminuisca in modo significativo; e questo non perché ci sia pigrizia o cattiva volontà da parte dei cittadini (già adesso il tasso di motorizzazione di Milano è inferiore alla media italiana), ma perché ci sono proprio diverse forti ragioni che portano in un’altra direzione.

Auto però vuol dire avere un posto dove metterle; ma da questo punto di vista come siamo messi?

Altri hanno già evidenziato su queste pagine come a Milano ci sia verosimilmente un forte deficit di posti auto; valutazione che si ritrova anche nei dati del PGTU 2003 (circa 40.000 auto in sosta irregolare sistematica), poi confermati dalla ricerca Assiprendil a cura di Gian Paolo Corda del 2023 (quasi 90.000 posti auto mancanti nelle ore diurne e circa 35.000 nelle ore notturne), che infine nelle rilevazioni dei cittadini fatte nel maggio 2024 (circa 50.000 auto in sosta irregolare): metodi diversi ma tutti convergenti nell’indicare l’esistenza di un problema nell’ordine di grandezza del milione di metri quadri.

Ma allora perché non realizzare posti auto (e addirittura in qualche caso diminuire quelli esistenti)?

L’argomento principale utilizzato è che la disponibilità di posti auto incentiverebbe l’uso della stessa; ma è un argomento che lascia perplessi, visto che nella realtà è smentito dai fatti (nelle zone prive di posti auto la gente come abbiamo visto piuttosto parcheggia in modo irregolare – anche se resta aperto il tema spinoso delle sanzioni, poco irrogate forse anche per motivi di consenso). Ma quale altra spiegazione dare, vista la congestione crescente delle strade, nonostante i PUMS e le VAS che ci dicevano che era tutto a posto?

Una possibile altra risposta però potrebbe essere che la domanda di mobilità è stata sottostimata dai relativi piani settoriali anche in ragione della forte sottostima della capacità insediativa aggiuntiva generata dallo strumento urbanistico. Come è noto infatti il PGT vigente stima l’aumento del carico urbanistico cittadino solo in ragione della nuova edificabilità consentita, senza tenere conto tra l’altro anche dei cambi d’uso (da industriale a residenziale, ad esempio) negli edifici esistenti. È abbastanza evidente che se è il dato urbanistico di input ad essere sottostimato, è inutile fare piani della mobilità sostenibile o valutazioni ambientali strategiche basate su tali dati: le soluzioni saranno inevitabilmente insufficienti e ci penserà la realtà a dimostrarlo.

E quindi forse la prima cosa da fare per impostare correttamente i temi della mobilità a Milano sarebbe quello di correggere finalmente i dati urbanistici di riferimento. Non sarà subito risolutivo, ma almeno può costituire una nuova base di partenza nella definizione delle soluzioni più efficaci.

Gregorio Praderio (Arcipelago)

1 thought on “Il tema dei parcheggi richiede ripensamenti e risposte

  1. Gli estremismi: ciclistici: tutti in bici – pedestri: tutto a 15 minuti (si di attesa dell’autobus…) – automobilistici: inutili ipertrofici Suv da 5 metri con una persona solo a bordo
    In mezzo c’è chi lavora e chi può usare la propria auto di dimensioni ‘normali’, fuori orari di punta ottimizzando i percorsi necessari per gestire le faccende famigliari.
    Al di là del tipo di carrozzeria alla moda, se si spende per acquisto, manutenzione, tasse e assicurazione sarà per far dispetto ai verdi o perché avere un’auto o due in famiglia è utile e comodo? Se in circolazione ci sono più auto che moto, bici e furgoni chi amministra la città DEVE tenerne conto: fluidificare al massimo il traffico, costruire parcheggi di corrispondenza e di quartiere. Relativamente all’inquinamento, pare chiaro che l’influenza dei motori a combustione sia relativa ed anche se cessasse del tutto non apporterebbe nessuna immediato miglioramento. Si continuerebbe a morire di tumore per decenni.
    Si incominci poi a diminuire le folle richiamate da eventi di ogni tipo: week del cappero di montagna, manifestazioni eco-dementi, maratone degli idraulici, concerti di ogni cagnaccio ululante di TikTok, ecc..

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