L’altra faccia di Milano nei dati della povertà e nel disagio giovanile

Milano

Nei dati 2023, presentati martedì mattina nella sede di Caritas Ambrosiana, alla vigilia della Giornata mondiale di lotta alla povertà, si delinea il profilo di chi è in difficoltà: tra coloro che si sono rivolti alla rete Caritas 6 su 10 sono donne, il 63,9% immigrati, rimane stabile la presenza dei disoccupati – attestata al 49,1% – mentre si registra una forte presenza di lavoratori, che sono il 23,9% del totale. Il report tiene in considerazione un numero maggiore di centri di ascolto (168 contro i 137 del 2022). Aumenta anche il numero di persone aiutate da questi centri, tanto da raggiungere quota 17.238, il 17,9% in più rispetto al 2022, di cui il 59,6% sono donne (ma tra gli immigrati la presenza femminile raggiunge il 63%). In un anno è aumentata la presenza anche degli uomini (40,4%, erano 38,6% nel 2022).

Tra queste persone che si sono rivolte alla Caritas si registra un aumento degli immigrati di quasi 4 punti percentuali rispetto al 2022 e una lieve diminuzione degli italiani (passati da 38,9% a 36,1).

Caritas agisce tra il soccorrere persone con beni alimentari e interventi più strutturali come l’utilizzo del fondo Diamo lavoro che cerca di risolvere alla radice la questione, trovando un lavoro che consenta di avere un reddito sufficiente. #elb (SEGUE)

Simone Feder

Conseguenza del fenomeno nella testimonianza di Simone Feder, psicologo e volontario al Boschetto di Rogoredo che così descrive la vergogna e il disagio

“Ieri sera, al bosco di #Rogoredo tante persone… Sotto la pioggia, molti ragazzi cercavano indumenti, coperte e scarpe per affrontare la notte fredda. Un ragazzo mi ha chiesto un paio di scarpe. Ho cercato ovunque dal banchetto dei volontari e alla fine ne ho trovate un paio, anche se erano due numeri più grandi del suo. Con delle salviette umide, l’ho aiutato a pulirsi i piedi, ormai zuppi e sporchi di fango. Gli ho dato un paio di calze asciutte e, quando ha infilato le scarpe, ho visto nei suoi occhi una scintilla di sollievo. Come se quel piccolo gesto, in quel momento, gli avesse restituito un pezzo di dignità. ‘Mi sento rinato’, mi ha detto. E in quel momento l’ho sentito anch’io.

Tra le tante persone poi, due ragazze… La prima, giovanissima, mi ha chiesto del cibo, ma era troppo imbarazzata per avvicinarsi al banchetto. Ho percepito il peso della sua vergogna, come se chiedere aiuto la facesse sentire invisibile. La seconda ragazza, invece, mi ha raggiunto alla fine della serata e con molta dignità mi ha chiesto della biancheria intima. Una richiesta semplice, ma carica di significato. Quanti pensieri e riflessioni… a volte ciò che consideriamo ovvio, per altri è un bisogno impellente! Quanto dolore dietro le loro richieste… che pesante la loro solitudine… Sono giovani, troppo giovani per sopportare il freddo, la fame, la vergogna di dover chiedere ciò che dovrebbe essere un diritto: un po’ di calore, un pasto, un po’ di umanità. Mi domando: fino a quando? Fino a quando questi ragazzi dovranno affrontare notti così fredde, così soli, senza il minimo necessario per vivere con dignità? Fino a quando dovranno portarsi addosso la vergogna di chiedere aiuto per cose che, per molti, sono così semplici da ottenere?”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.