Lucky, storia di due destini inseparabili- Marco Caneva

Cultura e spettacolo

<<È bello fare volontariato, in ogni sua forma, tutti dovrebbero provarci.>>     <<Chi vuole diventare una persona migliore ne ha la possibilità, fino all’ultimo dei suoi giorni.>>   Lucky, storia di due destini inseparabili, è il nuovo romanzo di Marco Caneva edito da BookRoad. 

Nato a Monza, l’autore ha vissuto diversi anni in Estremo e Medio Oriente. Attualmente vive in Italia, a Lissone. Il suo carattere, attento e rispettoso della vita in ogni sua forma, lo porta a cimentarsi nella scrittura. La storia fluisce dalla sua penna in modo semplice e scorrevole: un racconto scritto con la sensibilità che lo contraddistingue e che lo porta, nel tempo libero, a fare volontariato in canile e a dedicarsi all’attività di educatore cinofilo.

Le sue esperienze di vita diventano fonte di ispirazione per Lucky che si rivela un racconto strettamente aderente alla realtà: non quella altisonante dei vip e delle star televisive ma quella dei soggetti più fragili e poco considerati, i cosiddetti “underdogs”. Protagonisti sono infatti un pensionato solitario che ha da poco perso la moglie e un cane. Le vite di questi due personaggi, Gino e Lucky, si intrecciano e sono legate da un filo indissolubile. Il destino li separa per poi farli ritrovare nel momento in cui entrambi ne hanno maggior bisogno.

L’autore, attraverso questa storia, si fa portavoce di messaggi profondi e positivi: anche quando tutto sembra caderci addosso, la vita ci può sorprendere e, se riusciamo a cogliere le opportunità che ci presenta, possiamo tornare a vedere e godere il sereno. 

La narrazione procede alternando, di capitolo in capitolo, la visione e i pensieri dei due protagonisti. Marco Caneva ha quella rara sensibilità che gli permette di immedesimarsi nei due personaggi analizzando, con minuzia di dettagli, quella che potrebbe essere la quotidianità di un cane trascurato che scappa e finisce in canile e di un anziano irrigidito dai dolori della vita. Giornate ripetitive, scandite da una routine che pare inesorabilmente immodificabile. Se da una parte Lucky, cane lupo meticcio, riesce comunque ad essere felice per i rari momenti di tenerezza, gioco e attenzioni concessigli, Gino, dopo la perdita della moglie, non sa neanche come passare le sue giornate e ha un solo triste obiettivo, quello di arrivare a sera. 

Pagina dopo pagina il lettore viene guidato nell’analisi di comportamenti umani che possono sembrare negativi, distaccati o scontrosi, per poi scoprire che si tratta solo di una maschera, una protezione che alcune persone decidono di indossare per evitare ulteriore dolore. Come lo stesso autore scrive nel testo: <<Sono preferibili le ferite del corpo a quelle dell’animo. Diventano cicatrici, resta il segno, ma non fanno più male. Le ferite dell’animo, invece, non cicatrizzano mai, e quando tornano in mente, continuano a sanguinare>>.

A cambiare le sorti di una vita stantia e alienante arriva Teresa, espansiva ed energica vicina di casa che, con estremo altruismo, riesce a risvegliare sentimenti positivi e di speranza in Gino. La vita fa il resto: presenta l’occasione giusta e dà la possibilità a entrambi i protagonisti, ormai non più giovani, di tornare a godere della bellezza che li circonda. 

L’autore Marco Caneva con il suo bassotto Mirtillo

Fiumi azzurri e colline e praterie. Dove corrono dolcissime le mie malinconie… cantava Battisti e torna in mente a Gino nel ricordare la moglie Claudia, morta a seguito di una brutta malattia. L’amata consorte aveva un gran cuore e riusciva sempre a vedere il lato positivo delle cose, anche nei momenti più difficili. Alla fine del racconto, Gino riesce a sentirla nuovamente vicina, certo che, anche grazie a lei e ai suoi insegnamenti, sia riuscito a riaprirsi e a cambiare la sua vita, accogliendo Lucky e riavvicinandosi a figlio, nuora e nipoti. 

Caneva ci presenta uno spaccato del mondo e della vita nella sua accezione più semplice e umana. Non mancano le critiche verso la società contemporanea, l’egoismo e la non curanza di tante persone, la mancanza di empatia verso i propri simili e verso gli animali, la solitudine degli anziani e l’alienazione dei giovani, schiavi di uno schermo e di futili sovrastrutture.

Lontano da logiche di omologazione, l’autore punta a sensibilizzare il pubblico partendo dalla realtà dei canili che spesso si traduce in una scuola di vita: <<Ogni persona va presa per come essa è, o non si ottiene nulla. Se ci si comporta con il prossimo come lui stesso ci chiede, tutto diventa più facile. La cosa difficile è capire il modo più giusto per approcciarsi, ma è solo questione di esperienza, di intelligenza e di sensibilità. […] un cane mordace e agitato va preso con fermezza e calma; un cane pauroso con dolcezza; un cane diffidente con naturalezza. Stessa regola si può usare con le persone. Se il tuo interlocutore si sente a suo agio, sarà molto più facile averci a che fare e, perché no, ottenere quello che si chiede>>. 

Un messaggio quanto mai attuale che arriva in modo diretto e forte attraverso un racconto adatto a lettori di tutte le età. 

Un prezioso monito per i più giovani al rispetto di ogni essere vivente perché, riportando le parole di Arthur Schopenhauer, <<L’amore per gli animali è intimamente associato con la bontà di carattere e si può tranquillamente affermare che chi è crudele con gli animali non può essere un uomo buono>>.

Un suggerimento per gli adulti ad aprirsi al prossimo, donare solo per il piacere di farlo e conservare sempre una mente vivace e curiosa perché, come scrive Caneva, <<di imparare non si finisce mai, a qualsiasi età>>. 

Dott. Francesca Provetti

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