Prof. Sorrentino: quale succo di frutta scegliere

Food & Wine Scienza e Salute

Le spremute e i succhi di frutta sono sempre più presenti nella nostra alimentazione. Chi li beve per accompagnare un pasto, chi li considera uno spuntino a metà mattina o metà pomeriggio, oppure chi (mamme e papà) li utilizza come escamotage per far piacere la frutta ai propri figli. Sono reperibili sugli scaffali di tutti i supermercati e abbiamo solo l’imbarazzo della scelta. Ma qual’è la scelta più opportuna dal punto di vista nutrizionale? Per capirlo impariamo a leggere le etichette.

Una Direttiva Europea del 2012 regolamenta in particolare l’utilizzo delle diciture “succo” e “nettare”.  Il primo, che può chiamarsi anche “succo di frutta 100%”, è il migliore. Per legge può contenere solo frutta, i suoi zuccheri naturali e nient’altro. È vietato aggiungere acqua, altri zuccheri e additivi alimentari. Dal punto di vista vitaminico, possono essere addirittura preferibili alle spremute fatte in casa, perché il processo industriale permette di raccogliere, spremere, pastorizzare e confezionare velocemente la frutta, mantenendo un buon contenuto di vitamine e ottenendo la massima resa.

Meno genuini i “nettari”, ottenuti dal succo o dalla purea di frutta (in questo secondo caso possono chiamarsi anche “succo e polpa”) o da entrambi, con l’aggiunta di acqua. Questi prodotti hanno meno frutta (la quantità minima può variare dal 25% al 50% a seconda della varietà) e possono contenere zuccheri aggiunti, fino a un massimo del 20%, o anche dolcificanti artificiali. Vietati quasi tutti gli altri additivi alimentari, tranne quelli acidificanti o antiossidanti. I primi servono a standardizzare l’acidità del prodotto, a migliorarne la conservazione e la stabilità dei nutrienti. I secondi per rallentare l’ossidazione della bevanda destinata a lunga vita commerciale.

Sugli scaffali del supermercato troviamo anche le bevande “alla frutta”, che per legge devono contenere un minimo di frutta pari al 12% (20% se sono arance), e quelle “al gusto di frutta”, che invece ne contengono meno del 12%. Dal punto di vista nutrizionale sono la scelta peggiore. Non essendoci alcuna restrizione sugli additivi, la percentuale di frutta diventa insignificante rispetto alla presenza di conservanti, coloranti e aromi.

Se invece amate la spremuta fatta in casa, sarete padroni della vostra bevanda e il mio consiglio è quello di non aggiungere (inutilmente) dello zucchero. In questo caso, ricordate che è meglio consumarla appena fatta. Lasciandola troppo tempo in frigorifero si corre il rischio che perda tutte le vitamine. In generale, evitate di bere succhi e spremute a stomaco vuoto, ad esempio la mattina appena svegli. È un’abitudine poco salutare, come ha confermato uno studio pubblicato su Cell Metabolism nel 2018. Difatti i ricercatori del New Jersey, sottolineano che ingerire zuccheri a digiuno, come il fruttosio della frutta e delle bevande a base di frutta, potrebbero alterare la flora batterica intestinale.

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