C’era una volta la piscina Scarioni, un tempo istituzione del nuoto e dello sport, ora occupata dai centri sociali di sinistra, che hanno avuto la brillante idea di trasferire tutti i migranti sfollati del capannone di via Fracastoro nella struttura di via Valfurva, dopo aver installato la tendopoli davanti al Politecnico e aver occupato il centro sociale Casaloca. Noi, che sicuramente come giornale non pecchiamo di pavidità, abbiamo deciso di intrufolarci dentro la piscina e di raccontarne l’occupazione.
La nostra visita giunge proprio nella serata di sabato, quando i migranti e i centri sociali meno si aspettavano qualsiasi intruso. L’ingresso della piscina è trincerato da una catena sistemata “alla meglio” e che certo permette d’entrare facilmente. I primi piani della struttura sono assolutamente deserti, e l’unica anima viva, se così si può definire, sono gli striscioni appesi appena fuori dalla piscina, che tuonano contro il governo e la giunta Sala per l’incapacità di trovare alloggio agli sfollati. Salendo le scale, si arriva poi al piano degli spogliatoi, dove si notano molti indumenti dei migranti. Arrivati fino al piano delle piscine notiamo che i migranti hanno ideato dei veri e propri dormitori, adibiti con materassi e coperte talvolta in condizioni pietose. Poco dopo aver visto i migranti decidiamo d’uscire, consci del fatto d’aver appreso informazioni sufficienti per la stesura dell’articolo. Scendendo le scale, notiamo un paio di occupanti che si accorgono della nostra presenza e che, dall’interno dell’edificio, ci guardano con occhi stupiti e quasi minacciosi. Voi vi chiederete: chi rifornisce loro di indumenti e risorse necessarie per sopravvivere? Molto semplice: la Rete Solidale Ci Siamo, un gruppo di volontari che, in passato, aveva permesso anche la doppia occupazione del Casaloca, poi sgomberato per ben due volte. Scarpe, vestiti, scope e cibo sono solo alcune delle risorse donate dai militanti della rete.
Prontissime le dichiarazioni dei politici sulla nuova occupazione. “Milano, città vetrina dell’indifferenza amministrativa, continua a tradire i propri cittadini – chiosa Deborah Dell’Acqua, vice coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia Milano -. L’occupazione del centro balneare Scarioni, abbandonato da anni e simbolo dell’inefficienza dell’amministrazione comunale, è solo l’ultimo atto di una drammatica serie di fallimenti. Le istituzioni locali, che dovrebbero garantire dignità e sicurezza, lasciano famiglie e lavoratori a basso reddito in balia dell’incertezza e del degrado, senza risposte e senza alternative – prosegue -. Dopo l’incendio di via Fracastoro e il tentativo di rioccupazione di CasaLoca, queste persone si sono ritrovate costrette a occupare uno spazio che in un’altra Milano, una città davvero guidata dal bene comune, sarebbe stato luogo di aggregazione e sostegno per i più fragili. Ma questa giunta sembra non preoccuparsi minimamente di chi non risponde ai criteri del profitto”.
Davanti a questa nuova occupazione, insomma, si possono delineare due fallimenti, uno istituzionale e l’altro civile. Da una parte il Comune, che non riesce ad operare alcuna riqualificazione di questi edifici ora occupati, e che, soprattutto, non s’interessa di sgomberare gli abusivi. Dall’altra gli occupanti, che seguitano ad occupare edifici, pubblici e privati, ignorando qualsiasi tipo di legge e talvolta minacciando chiunque provi ad interessarsi della vicenda, come è capitato alla troupe di Rete4 qualche mese fa, insultata e dileggiata dagli occupanti per aver provato a realizzare un servizio sulla seconda occupazione del Casaloca.