San Siro è un toponimo strano. Strano perché è il nome di un quartiere, ma se l’è rubato lo Stadio. Che di suo si chiamerebbe Meazza, ma ormai è il San Siro. Come un buco nero assorbe luce, attenzione e fondi. E le case attorno, di cui tanto abbiamo parlato qui, ne sono diminuite. Drenate quasi. Restano scheletri, che nemmeno la manutenzione mette a posto. Ce ne parla con il consueto acume Franco Vassallo, Responsabile per le politiche abitative e decentramento del coordinamento cittadino di Milano di NOI MODERATI:
“Capisco che di fronte al futuro del Meazza i nostri problemi possono apparire minuscoli e secondari, ma si sta decisamente esagerando. Sentivo in Consiglio Comunale spendere soldi come fossero quelli del Monopoli e fregandosene delle persone che vivono qui attorno. Che hanno problemi molto reali: il traffico durante le partite, l’essere ignorate tutto il resto del tempo. Tante volte abbiamo parlato delle condizioni incivili in cui versa via San Romanello e le sue case popolari, in cui ogni opera di restauro non solo non risolve nulla, ma peggiora il tutto. Eppure le luci del Meazza dovrebbero servire a illuminare quello che avviene nei cortili. Dovrebbe dare visibilità ai drammi di via Saint Bon e poi giù giù fino a via Quarti.
Invece qui stiamo vendendo fazzoletti di Milano grandi come intere città, pensando alle piazze tattiche e alle ciclabili. Ma ignorando le case del Comune. Ho sentito nominare quelle di via Segesta. Bene pensare al patrimonio Aler, ci mancherebbe. Ma vogliamo per una volta mettere a posto prima il patrimonio comunale? C’è il quadrilatero di Baggio in zona, non vogliamo, per una volta, portarci un minimo di civiltà? Ogni tanto mi pare di vivere in un romanzo di Kafka, in cui le cose più sono ovvie più sono difficili da spiegare.
A meno che, ovviamente, non abbia ragione chi a Sinistra sostiene che il Meazza sia l’antipasto di una svendita di tutti i beni demaniali del quadrante, a partire da La Maura. In questo contesto non investire sulle proprietà comunali avrebbe un cinico senso. Farle ammalorare fino a obbligare allo spostamento coatto degli inquilini e la cessione della metratura a qualche privato. Che prometterà prezzi abbordabili e poi se ne fregherà e venderà a peso d’oro. Tutte cose, purtroppo, già viste. Io voglio sperare che il sacrificio dei residenti di sopportare un doppio stadio non sia il preludio all’esilio. Sarebbe una beffa crudele”

Giornalista pubblicista, opera da molti anni nel settore della compliance aziendale, del marketing e della comunicazione.