Milano si prepara a sbloccare il settore edilizio dopo mesi di incertezza normativa e giudiziaria grazie alla norma “Salva Milano”. L’emendamento, presentato a luglio da esponenti di Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Noi Moderati, è stato approvato nei giorni scorsi dalla Commissione Ambiente della Camera, dopo un iter travagliato e diversi rinvii.
La misura si propone di risolvere le divergenze interpretative che avevano paralizzato oltre 150 progetti edilizi, tra cui torri e grattacieli.
L’emendamento, che ha ottenuto anche il sostegno del Partito Democratico, passerà ora all’esame dell’Aula della Camera entro la fine della settimana per poi approdare al Senato, dove si attende il via libera finale.
Con questa norma, Milano punta a riprendere il suo percorso di sviluppo urbanistico e a risolvere questioni economiche e legali legate al blocco dei cantieri.
Ma cosa prevede questa misura e quali sono le sue implicazioni?
Cosa prevede la norma “Salva Milano”
La norma “Salva Milano” è stata concepita per superare le ambiguità normative che avevano bloccato oltre 150 progetti edilizi a Milano, soprattutto interventi di rigenerazione urbana che prevedevano grandi opere come grattacieli e torri.
Uno dei nodi principali riguardava la possibilità di autorizzare costruzioni superiori a 25 metri di altezza utilizzando una semplice SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), senza passare attraverso la più complessa procedura legata a un piano attuativo.
Questa semplificazione aveva generato interpretazioni contrastanti tra il Comune e la Procura, portando a un blocco generalizzato dei cantieri e a difficoltà legali per i tecnici comunali.
La norma chiarisce ora che per edifici costruiti su lotti già urbanizzati non è necessario predisporre piani particolareggiati o lottizzazioni convenzionate, anche se i nuovi edifici superano in altezza quelli preesistenti. Tuttavia, tali interventi devono rispettare condizioni precise: non devono entrare in conflitto con un interesse pubblico concreto e attuale, che sarà valutato dall’amministrazione competente, e devono rispettare le normative tecniche di costruzione e gli strumenti urbanistici locali.
Questa misura punta a semplificare e velocizzare le procedure burocratiche, rendendo meno onerosa la realizzazione di nuovi progetti edilizi e favorendo investimenti in rigenerazione urbana.
Le criticità e i dubbi sulla norma
Nonostante l’entusiasmo per lo sblocco dei cantieri e i benefici economici attesi, il “Salva Milano” ha suscitato alcune perplessità tra gli esperti e le parti coinvolte. Una delle principali critiche riguarda il rischio di creare precedenti normativi che potrebbero influenzare negativamente il resto del Paese.
La norma, infatti, semplifica le procedure per gli interventi edilizi nei contesti urbanizzati, ma al contempo potrebbe complicare le ristrutturazioni conformi all’esistente, soprattutto nelle zone meno densamente popolate.
Pierluigi Mantini, docente di diritto urbanistico al Politecnico di Milano, ha espresso dubbi sulla costituzionalità della norma, sottolineando che definire cosa costituisca un “ambito edificato e urbanizzato” potrebbe rivelarsi problematico.
Inoltre, ha evidenziato come il ritorno a norme più rigide sulle dotazioni territoriali e i parametri urbanistici per le ristrutturazioni conformi potrebbe rappresentare un passo indietro rispetto alle semplificazioni introdotte in passato.
Sul fronte giudiziario, restano aperte le questioni legate agli accertamenti della Procura, che ha contestato mancati incassi milionari per alcuni cantieri. Questo lascia spazio a possibili ricadute legali, che potrebbero generare ulteriori incertezze per i tecnici comunali e per gli operatori del settore.
Le implicazioni per Milano e il settore edilizio
L’approvazione del “Salva Milano” avrà effetti immediati e significativi per la città. La norma consente di sbloccare oltre 150 progetti precedentemente congelati, molti dei quali già in fase avanzata o strategici per la rigenerazione urbana di aree degradate o obsolete. Tra le opere interessate, spiccano torri e grattacieli che, una volta completati, trasformeranno il panorama urbano di Milano, rafforzandone il ruolo di città moderna e attrattiva.
Il blocco dei cantieri aveva generato effetti economici pesanti: secondo il sindaco Beppe Sala, i mancati introiti derivanti dagli oneri di urbanizzazione hanno comportato una perdita del 70%, pari a circa 130 milioni di euro rispetto all’anno precedente. A ciò si aggiungevano i disagi per sviluppatori e acquirenti, alcuni dei quali hanno dovuto introdurre nei contratti clausole di risarcimento in caso di esito negativo delle inchieste.
Il “Salva Milano”, dunque, non solo offre una soluzione immediata per i progetti già bloccati, ma fornisce anche maggiore chiarezza normativa per i futuri interventi edilizi. Tuttavia, resta cruciale monitorare gli effetti della norma, soprattutto per garantire che le semplificazioni introdotte non compromettano la vivibilità urbana o l’equilibrio tra edificazione e tutela del territorio.
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La vergogna è che tutti i media hanno accuratamente nascosto la notizia coprendola con quella del nuovo codice della strada. Sintomo del sollievo bipartisan e le norme vanno reinterpretate come meglio gli pare al verde sindaco del grillo. Una bella colata di cemento fa tutti contenti. E ricchi.