Milano, tra sogni futuristici e realtà trascurata: l’innovazione di facciata del sindaco Sala

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Milano, la città che si vanta di essere all’avanguardia  e cosmopolita, è sempre più teatro di contraddizioni profonde. Mentre l’amministrazione del sindaco Beppe Sala si concentra su annunci visionari come i taxi volanti e promesse di una città verde e digitale, i problemi concreti continuano a crescere; mentre Milano cerca di posizionarsi come una delle città più innovative e dinamiche d’Europa, dietro l’immagine patinata promossa dalla giunta del sindaco Beppe Sala emergono incongruenze preoccupanti.

Una narrativa di progresso slegata dalla quotidianità, dove emergono contraddizioni significative.  L’idea di introdurre taxi volanti a Milano ha fatto notizia, dipingendo la città come un’utopia futuristica. Ma questa proposta suona come una presa in giro. La mobilità urbana è un problema concreto e quotidiano: traffico congestionato, mezzi pubblici sovraffollati e ritardi cronici sono questioni ben lontane dall’essere risolte. Invece di fantasticare su un futuro sospeso per aria, sarebbe più utile migliorare infrastrutture già esistenti, investire nel trasporto pubblico e rendere più efficienti collegamenti urbani e extraurbani.

Digitalizzazione: la grande assente

La digitalizzazione…  E’ uno dei pilastri delle città moderne, ma Milano, pur vantandosi di essere all’avanguardia, resta indietro sotto molti aspetti. Servizi fondamentali come il pagamento online di multe, l’accesso rapido a documenti comunali o piattaforme efficienti per la gestione dei servizi ai cittadini restano poco intuitive o mal funzionanti, con processi burocratici lenti e farraginosi, un paradosso per una città che si propone come hub tecnologico, dove i problemi che riguardano tutti (un trasporto pubblico che non garantisce puntualità ed efficienza, servizi digitali ancora poco user-friendly, una burocrazia che ostacola chi non può permettersi consulenze) restano senza risposta. La città che si dipinge futuristica sembra dimenticare che l’innovazione deve essere inclusiva per essere davvero utile.

Il verde urbano: slogan senza sostanza / Il paradosso della “Milano Verde”

Un altro tema ricorrente nel discorso pubblico del sindaco Sala è il verde urbano. Milano viene dipinta come una città sempre più verde, ma la realtà racconta una storia ben diversa. Molti alberi piantati negli ultimi anni sono stati lasciati a loro stessi, senza una manutenzione adeguata. L’erba nei parchi è, diciamo, per usare un’eufemismo, trascurata, i giardini pubblici sono nel degrado  e la qualità dell’aria, nonostante i proclami della Giunta, rimane un problema irrisolto. Piantare nuovi alberi è certamente importante, ma prendersi cura di quelli esistenti è una responsabilità che non può essere ignorata.

L’idea di una “Milano verde” poi sembra privilegiare le aree già più ricche e curate. I nuovi parchi e giardini spesso sorgono in quartieri centrali o in zone di interesse immobiliare, mentre altre aree restano prive di spazi verdi adeguati, con una totale mancanza di cura.

Cultura di facciata: un lusso per pochi

Anche sul fronte culturale, Milano continua a rafforzare la sua immagine come capitale di eventi e mostre di risonanza internazionale. Ma per molti cittadini, la cultura offerta sembra più un lusso che un diritto. Biglietti costosi, programmazioni che ignorano i gusti e le esigenze delle fasce meno abbienti,  una narrazione costante rivolta a turisti e investitori anziché ai residenti rende la cultura milanese sempre più esclusiva.

Questa deriva élitaria tradisce il ruolo sociale e aggregativo che la cultura dovrebbe svolgere in una città moderna. Mentre si inaugurano mostre con cocktail di gala, le biblioteche pubbliche e i piccoli centri culturali lottano per sopravvivere. Una cultura di facciata, che esclude piuttosto che includere.

Guardiamo la realtà

La politica del Comune si rivela essere un’operazione di facciata, orientata solo  a costruire un’immagine e non a  rispondere alle reali esigenze della città.Idee ambiziose, iniziative futuristiche, si  trasformano in progetti vuoti e irrealizzabili, distogliendo risorse e attenzione dai problemi quotidiani che richiedono soluzioni concrete ed efficaci, passando dagli slogan alle soluzioni pratiche, ritrovando l’attenzione per i bisogni concreti dei cittadini.

Solo così Milano potrà tornare a essere una città “da vivere”, capace di ispirare non solo per le sue visioni, ma anche per la sua concretezza.

Renata Porta

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