La cronaca narra ogni giorno la criminalità diffusa e invadente, a Milano. Sala tace, quasi che fossero normali le aggressioni, i furti, gli stupri, lo spaccio e, dopo i fatti di Corvetto, ma guarda un po’, parla in termini inaccettabili e faziosi.
“Ho apprezzato molto le parole del padre di Ramy e della fidanzata. Li rintracceremo per invitarli a Palazzo Marino“, ha premesso Beppe Sala a margine di un evento a Milano parlando del ragazzo rimasto ucciso in un inseguimento con i Carabinieri al Corvetto. “Quello che è successo ci richiama alla nostra attenzione ma non ci fa deviare rispetto alla nostra rotta”. Per specificare ancora la legittimità dei tanti immigrati anche clandestini che sbarcano in città.
E poi la chicca del discorso, incomprensibile “Capisco che alla destra piaccia fomentare queste situazioni ma sono qui oggi per continuare a dire che Milano resterà una città accogliente, che noi facciamo un bagno di realismo e nel realismo le migrazioni ci sono sempre state e sempre ci saranno. Ma le regole vanno rispettate”. Per dire che la città viene messa a ferro e fuoco, la polizia continua a denunciare situazioni ingestibili, ma il punto saliente è che alla destra piace “fomentare queste situazioni”. La memoria ricorda la sua insistenza nel sottolineare che l’insicurezza in cità era solo percepita, che la destra sapeva farne un problema, ma la realtà rientrava nella normalità
I fatti ora come allora gli hanno dato torto, ma l’abitudine di incolpare la destra, rimane.
E Sala spiega “Il Corvetto è un quartiere delicato, ne siamo consapevoli, ma ci stiamo lavorando attraverso tante associazioni. A slogan non si va da nessuna parte. Certo che siamo preoccupati ma al contempo sappiamo che certe situazioni fanno parte anche della complessità del mondo che viviamo“. Il paradosso: ma allora le rivolte farebbero parte della “complessità del reale”?
Il problema dell’integrazione sempre enunciato e mai affrontato “Questa è una nostra responsabilità perché spesso i quartieri più problematici sono anche i quartieri in cui ci sono meno luoghi in cui accogliere e cercare di integrare e convincere queste seconde e terze generazioni che sono deluse da aspettative che avevano. Serve maggiore presenza nei quartieri ma su questo ho la coscienza a posto perché il lavoro che stiamo facendo sulla polizia locale dimostra che a occhi attenti ci sono più vigili in strada”. Insomma per Sala la sua strategia è positiva, ma quanti anni gli servirebbero per qualcosa di concreto?
L’integrazione si fa con il lavoro. Se questi ragazzi lavorassero guadagnerebbero e potrebbero spendere i soldi per integrarsi.