Si chiama Accessibility Discovery Center ed è uno spazio – creato all’interno del quartier generale di Google Italia – che vuole creare consapevolezza sul tema dell’accessibilità e disabilità, “diventando un luogo d’incontro, apprendimento e collaborazione”. L’abbiamo visitato in anteprima
Migliorare la vita delle persone con disabilità o neurodivergenze. È con questo intento che Google ha inaugurato a Milano il sesto Accessibility Discovery Center (ADC) dopo quelli di Monaco, Londra, Dublino e Zurigo. Si tratta di uno spazio “che vuole creare consapevolezza sul tema dell’accessibilità e disabilità diventando, con l’aiuto di tutti, un luogo d’incontro, apprendimento e collaborazione”. A farci da Cicerone all’interno del nuovo Centro è Christopher Patnoe, Head of EMEA Accessibility, Diversity & Inclusion di Google: “L’ADC – ci spiega – è un luogo in cui noi di Google possiamo comprendere le tecnologie e le opportunità per aiutare le persone con disabilità, ma non solo: possiamo portare queste idee all’esterno e confrontarci sui temi dell’inclusione, dell’accessibilità, del design inclusivo”.
Che cos’è e come funziona l’Accessibility Discovery Center
L’ADC, spiegano ancora da Google, è il risultato di anni di lavoro e la sua apertura dimostra un impegno continuo nel rispondere alle esigenze di chi affronta barriere di vario tipo. Un impegno sottolineato, durante la presentazione, anche dalla ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli, che ha parlato di “un’iniziativa importante” in grado di “cambiare e migliorare la vita di persone con disabilità”. Il nuovo ADC permette ai visitatori di scoprire alcuni prodotti e soluzioni innovative tra hardware, software, videogiochi adattati alle esigenze delle persone con disabilità. Non è tutto: all’interno del centro saranno organizzati workshop, tour guidati, corsi di formazione e dimostrazioni pratiche delle tecnologie assistive studiate sia da Google che da altre aziende partner, “per favorire – ci spiegano ancora – lo scambio di idee sull’accessibilità e sensibilizzare sulle necessità delle persone con disabilità”.
Alcuni esempi pratici
Ma cosa è possibile “toccare con mano” all’interno del nuovo Centro? Spiega ancora Christopher Patnoe: “Si tratta di tantissime soluzioni che riguardano varie piattaforme. Pensiamo ad esempio ai telefoni Android: qui abbiamo un’eccellente applicazione chiamata Live Transcribe che fa un ottimo uso dell’AI perché permette di trascrivere in tempo reale ben 120 lingue: è molto veloce, performante, fornisce una buona grammatica e offre anche a chi è sordo o ha problemi di udito consapevolezza del mondo esterno. L’app, infatti, dà anche le notifiche di alcuni suoni, come un allarme per auto o il pianto di un bambino, può anche dirci se la cena è pronta”. Oppure, continua Patnoe, c’è Guided Frame, una funzionalità già integrata negli smartphone Google Pixel che grazie alla funzione di screen reader può fornire in tempo reale una descrizione di come fare una buona inquadratura quando si scatta o ci si scatta una foto grazie a un feedback in tempo reale con colori, suoni e voce.
Tra le tante soluzioni esposte all’interno del nuovo ADC di Google a Milano, ci sono quelle per le disabilità cognitive come un comunicatore con icone che permette di segnalare in maniera semplice e immediata i propri bisogni o attivare funzioni di domotica sia attraverso un tablet sia attraverso pulsanti. Ancora, c’è una tavoletta Braille che permette ai non vedenti di poter leggere ciò che appare all’interno di qualsiasi pagina web aperta sul browser Chrome. Mentre per i non udenti c’è la sveglia collegata allo smartphone che fa vibrare il materasso o la possibilità di ottenere la trascrizione in tempo reale di qualsiasi audio o video venga mandato in play sul pc o sul telefono. E poi c’è il mondo dei videogame con interruttori, pulsanti o speciali controller che permettono di superare gli ostacoli.
Il ruolo dell’intelligenza artificiale
Come sempre un ruolo molto importante lo svolge intelligenza artificiale: “Possiamo usare l’intelligenza artificiale – continua Patnoe – per aiutarci a scattare un selfie o fornire una trascrizione del mondo che ci circonda. Ma possiamo anche utilizzare le nostre ultime tecnologie come l’intelligenza artificiale generativa di Gemini Nano, che forniscono una descrizione ad esempio ad un non vedente di un sito web o di un’applicazione.
Pathway Companion
Durante la presentazione del nuovo Google Accessibility Discovery Center di Milano è stata annunciato anche un progetto finanziato da Google.org con la collaborazione di Fondazione Don Carlo Gnocchi, ITLogiX e Università degli Studi Roma Tre: in particolare, Fondazione Mondo Digitale ETS sta sviluppando una piattaforma innovativa di apprendimento con tutoring intelligente “Pathway Companion”, che supporta educatori, docenti e caregiver e facilita il percorso di crescita di bambini e ragazzi con bisogni educativi speciali, garantendo una maggiore sicurezza anche nella dimensione online. Una piattaforma che verrà inserita nell’ADC per offrire ai visitatori un ulteriore esempio, raccontano da Google, di come la tecnologia sia anche al servizio delle persone con disabilità.
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