MilanoPost Beppe Sala

Quanti errori SALA! E ora ammetti “Non va tutto bene. Non ho fatto tutto bene”

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Alla fine del secondo mandato, dopo gli introiti da record delle multe, dopo le vendite anche milionarie di palazzi storici, dopo i soldi del Pnrr di cui non si conoscono i progetti, dopo la definizione ogni anno dei bilanci a volte dannosi per gli anziani, scopre l’acqua calda sulla rabbia delle periferie e sulla questione case popolari, chiedendo fondi.

“Abbiamo anche la questione dell’edilizia popolare che merita più attenzione. Lì passiamo dal tema dei fondi. A Milano abbiamo circa 800 mila appartamenti. Avendone circa 60 mila di edilizia popolare, abbiamo un tasso che non ha nessuna città in Italia, ma quasi nessuna in Europa“. Lo ha detto il sindaco Giuseppe Sala, al termine del comitato provinciale sulla sicurezza in Prefettura dopo i disordini dei giorni scorsi nel quartiere Corvetto. “C’è una sproporzione che si è creata nel secolo scorso e non possiamo far finta che non sia così. Abbiamo bisogno di fondi – ha proseguito il sindaco -. Abbiamo bisogno di lavorare tanto e di più tra Comune e Regione. Se uno comincia a vivere in una casa degradata, è più spesso preda di cattive compagnie e rabbia. I problemi ci sono. Però bisogna trovare soluzioni. Non è che con uno slogan si risolva“.

Ma con gli slogan ha sillabato il suo fare, ha trovato ogni pretesto per criticare la Regione e come MM abbia cercato di cancellare il degrado è sotto gli occhi di tutti.

Sulle polemiche sollevate dall’opposizione, Sala ha ribadito: “Se la destra pensa che sia sufficiente lavorare di repressione, non posso essere d’accordo. Non perché sono un sindaco di centrosinistra ma perché sono una persona che osserva la realtà. A tutti i milanesi che esprimono preoccupazione dico che non possiamo fare altrimenti. Chi manda avanti la città nei lavori che i nostri figli non vogliono fare più? L’immigrazione è un fenomeno storico. A Milano serve, serve anche far rispettare le regole.”

La destra non pensa che la repressione sia l’unica soluzione, ma che un piano di integrazione degli aventi diritto sia mancato, che la tolleranza comprensiva dell’abusivismo abbia moltiplicato le occasioni per delinquere, che l’accoglienza indiscriminata anche dei clandestini sia deleteria.

“Non sono qui a difendere la mia azione e posizione, non sono qua a dire che va tutto bene e ho fatto tutto bene, ma che abbia sempre voglia di mettere mano alle problematiche, questo sì“.

Un piccolo atto di coscienza? Ma quella voglia in sette anni è rimasta sui tavoli di consultazione.

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