C’è un filo rosso che accomuna i commenti di rimpianto da destra a sinistra per la morte di Paolo Pillitteri, un sindaco che viveva la città, un sindaco che amava Milano.
Un sentimento che diventava azione, dopo l’ascolto, la partecipazione, la decisione finale per il bene della comunità. Un’onestà intellettuale e un affetto che mancano totalmente a Sala, un padrone dell’amministrazione, schiavo delle sue ideologie e dei consigli di una élite.
Basilio Rizzo, consigliere comunale dal 1983 al 2021, con la sua quasi quarantennale esperienza, ha dichiarato “Oggi il sindaco è come se fosse una figura che si distacca dalla città, che governa ma non vive come la città e forse c’è bisogno di tornare a quello. Non lo dico solo io, basta vedere cosa ha detto l’arcivescovo Delpini nel ‘Discorso alla città’. Pillitteri è uno dei sindaci che viveva la città. Un politico così lascia l’amore per la città di cui è stato sindaco: il calore dei sindaci nei confronti dei loro cittadini in quegli anni ha molto da insegnare rispetto a come sono oggi le cose. Avevamo una diversità di orientamento sulle decisioni che si prendevano per la città – ha ricordato Rizzo – in particolare sulla questione dello spostamento della fiera e su tutte le questioni dell’urbanistica collegate. Mi ricordo però che dal punto di vista umano i rapporti erano davvero buoni”.
Un’umanità che non si può riscontrare nello pseudo decisionismo a priori, nelle assenze ripetute in Consiglio, nelle mancate risposte ai cittadini dell’attuale sindaco.
Una volta i milanesi, guardando le luci accese a Palazzo Marino, pensavano “Il Sindaco lavora anche per me”.
Chi oggi può ancora pensarlo?
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano