Ascoltiamo anche la “rabbia” e il “disagio” di chi non ha né voce, né violenza

Milano Società

Si parla moltissimo di rabbia giovanile, di sommo disagio psichico, di degrado ambientale, ma la faccia della disperazione che è anche rabbia, a volte disgusto per i clochard spesso anziani, annega nel silenzio, nella forzata rassegnazione. Presenta visivamente l’emarginazione, parla di integrazione irrisolta, ha ferite profonde che induriscono l’anima, imprigionata nella sfiducia.

Una testimonianza che esprime il loro abisso: il protagonista è David, un clochard.

“Con nostra immensa delusione, da domenica David ha purtroppo mostrato il suo carattere..,pretese, minacce, non vuole presentarsi domani all’opera San Francesco per colloquio con assistente sociale che potrebbe aiutarlo a trovare un lavoro.

Sono passata poco fa da lui e lui non vuole lavorare, andare in un dormitorio, non vuole stare con i nordafricani, vuole solo fumare Marlboro, non vuole, non vuole, non vuole..

Gli ho provato a spiegare che se vengono le forze dell’ordine magari finisce dietro le sbarre in 4mq con 7 nordafricani (è stato l’ultimo mio disperato tentativo di convincerlo a farsi aiutare).

Ripeto, non vuole ed è irrispettoso.

Quindi chiedo a chi leggerà di non portagli assolutamente nulla. Nemmeno conforto.

È difficile per me scriverlo ed accettarlo mentre lo sto facendo..

Grazie comunque a tutti.

Aggiornamento per David:

Con una carissima Amica ed uno splendido Signore,

lo abbiamo portato all’opera San Francesco in Via Kramer dove ha ricevuto una tessera per cibarsi a pranzo e cena e una doccia a settimana.

Purtroppo, per accedere al dormitorio di Via Sammartini deve fare delle visite mediche.

Vista l’impossibilità di poterlo far dormire al sicuro, la mia Amica gli ha pagato un ostello.

Io poi sono andata a prenderlo, però lui ha deciso di tornare lì al Pam. (Via Cucchiari angolo Mac Mahon).

Sono state ovviamente contattate le Unità Mobili di Milano.

Detto ciò, mi auguro che nessuno gli faccia del male.

Grazie a tutte le belle persone che l’hanno aiutato sino ad ora.

Come gli dico sempre: “Step by step”

Post Laura Valeria Locatelli (Residenti di Mac Mahon Milano)

Commenta Varvara Cortese

Premettendo che non conosco la situazione del signore in questione, i senza tetto hanno alle spalle un cammino difficile e sicuramente destabilizzante a livello emotivo e psicologico. Magari si è sentito in difficoltà rispetto alle sue attenzioni. Detto questo, trovo fuori luogo la sua chiusa “Non portargli nulla. Nemmeno conforto”. Sembra quasi che lei abbia preso sul personale una battuta di arresto nel difficile percorso di aiuto intrapreso per spirito di aiuto verso una persona problematica. Purtroppo il “Santasubito” raramente arriva. Si accontenti di offrire conforto a prescindere a questo signore anche se non fa ciò che lei vuole. La carità non prevede il contrappasso dell’eterna gratitudine. Si fa e basta.

Risponde la stessa Laura Valeria Locatelli

Come già risposto, il mio è stato uno sfogo.

Se qualcun altro può donargli (appunto) aiuto, conforto e altro, è ovviamente ben accetto.

Io “semplicemente” non ho più energie.

P.s. Si, l’ho presa sul personale perché fino a due giorni fa ci chiamavamo fratello e sorella.

Mi duole il cuore.

Vorrei sentire sui media la loro voce, i loro desideri falliti e se i giovani sono il futuro, molti clochard sono la storia del nostro presente.

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