Speciale mostra di Natale della ceramista d’arte Nadia Pelà alla Galleria iKonica, in zona Loreto, a Milano, dal 16 al 23 dicembre.
Inaugurazione: martedì 17 alle ore 18:30
La ceramista d’arte Nadia Pelà torna a Milano per festeggiare il Natale, a distanza di un anno circa dalla personale presso la Galleria degli Artisti, in uno spazio tutto suo alla Galleria iKonica, in via N. A. Porpora 16/a. Con lei, arriva l’esercito dei suoi omini, con cui ha incominciato quasi per gioco il suo percorso nell’arte della ceramica, prendendo spunto dagli omini di marzapane delle feste natalizie e dagli omini di carta che i bambini ricavano in serie con un unico ritaglio da un foglio appositamente piegato. L’idea -frutto anche del suo lavoro con i bambini, negli anni di insegnamento di italiano e di educazione artistica nella scuola primaria–è originale, nella sua semplicità, tanto più che gli omini in ceramica dell’artista, sebbene abbiano tutti la stessa forma, sono tuttavia sempre diversi.
Gli omini
Nadia insuffla loro la vita e gli omini diventano unici nel movimento, in un ambiente dinamico e ludico, pensato e costruito apposta per loro, affinché possano dare sfogo a tutta la loro creatività e voglia di vivere. Prende così forma un mondo variegato e poetico, fresco e giocoso: una rappresentazione ironica del mondo di noi umani. Ecco allora omini che corrono, giocano, scivolano, rotolano e si rialzano, si esibiscono in numeri acrobatici e si riposano; omini innamorati che si guardano rapiti, si abbracciano e fanno le coccole; omini che siedono in cerchio a farsi compagnia, che dialogano a piccoli gruppi o che allungano le braccia fino all’inverosimile per cingere tronchi d’albero in un’unione totalizzante, in cui si fondono con il respiro della corteccia.
È Natale, quindi troviamo famiglie di omini unite e felici, il nonno con il nipote in braccio o il genitore con il figlioletto sulle gambe. Momenti di solitudine sono parte della vita, per cui incontriamo l’omino che siede e riposa in contemplazione della natura, quello che si inerpica fino a raggiungere la vetta di un’impervia altura, l’omino che parte da solo per un lungo viaggio e quello che si lascia andare alle carezze dell’acqua che lo sostiene. Le terre, bianche o rosse, sono esaltate dalle forme artistiche nel loro colore naturale; non vi è bisogno di aggiungere.
Gli uccelli
Lo stesso avviene con la serie degli uccelli, in terracotta bianca, che poggiano con calamite su dischi in ferro di recupero con un foro al centro o su pannelli di ferro appositamente trattati. Una rondinella di affaccia timida sul vuoto per spiccare il suo primo volo. Due rondini si incontrano al centro del disco ed è subito amore. Le anatre prudenti volano a coppie.
Una bella caratteristica di queste composizioni è che si può giocare a ricomporle in modi sempre diversi, scatenando la propria fantasia. Ciò vale sia per gli omini che per gli uccelli, staccabili e riattaccabili ad libitum. Lo stesso si può fare con le altre opere.
“Tutto è connesso”
Pensata in forma aperta è “Tutto è connesso”, in cui molti pezzi di forme geometriche forate di varie dimensioni, sempre in un chiaroscuro di terracotta rossa e bianca, sono concepiti per essere accostati, legati, impilati, intrecciati, appesi, sovrapposti in una moltitudine pressoché infinita di possibilità, come a dire che, in ogni caso, siamo parte di un tutto; non esistiamo da soli e pertanto rapportiamoci gli uni agli altri, uomini e popoli, con libertà nella responsabilità.
“Le ballerine”
Formelle ondulate in terracotta bianca incisa con un disegno stilizzato e montate su una cornice di legno con delle corde, oscillano in una danza immaginaria, rimando a un rito antico o, drammaticamente, asimulacri di donne che vorrebbero la libertà che viene loro preclusa.
Il video
A completamento dell’esposizione, un video che mostra Nadia Pelà che lavora nel suo studio, in una tipica cascina lombarda alle porte di Milano, immersa nei suoni della natura. Il canto degli uccelli in sottofondo viene bruscamente interrotto da uno sparo e un omino ferito si avvinghia a un albero colpito dalla forza turbinante di una tempesta di vento.
L’uomo è legato alla natura da un unico destino e, sebbene nella vita non tutto si possa aggiustare, qui la storia è a lieto fine: ritroviamo in seguito l’albero mozzo, ma ancora forte, e l’omino, con la ferita ricomposta, unito ad esso come un geko che muta il suo colore, in tal caso non per nascondersi, ma per fondersi con il suo amico albero, sopravvissuto con lui alla stessa tempesta, metafora dell’esistenza umana.
www.linkedin.com/in/nadia-pelà-6272232a7/
Laureata in Filosofia
Counselor, Content Creator, Critico d’arte e Consulente artistico
Ha pubblicato su Domus – Editoriale Domus,
Architettura e Arte – Ed. Pontecorboli, Materiali di Estetica – Ed. CUEM
Bravissima l’ artista Nadia Pela’. Ho ammirato le ceramiche alla sua personale, c/o la Galleria Ondedurto a Vigevano e alla Galleria degli artisti a Milano. E altrettanto brava alla d.ssa Caterina Majocchi per il suo articolo. Tanti Auguri alle due signore.