A bordo del veicolo rubato un marocchino irregolare, preso in via Mompiani dopo un tentativo di fuga e una colluttazione con i poliziotti.
Un inseguimento, ancora una volta per le strade del quartiere Corvetto, estrema periferia sud di Milano, si è verificato la scorsa notte. Nella stessa zona teatro degli scontri seguiti alla morte dopo un inseguimento da parte dei carabinieri, nella notte fra il 23 e il 24 novembre scorsi, di Ramy Elgaml.
Protagonista della fuga contromano un marocchino di 36 anni, con precedenti e irregolare sul territorio italiano, che poco prima dell’una in auto non si è fermato all’alt di una Volante della Polizia. Dopo aver percorso alcune vie del quartiere (Panigarola, via dei Cinquecento, piazzale Gabriele Rosa) contromano, e danneggiando alcune auto parcheggiate, l’uomo ha abbandonato la vettura incidentata ed è fuggito a piedi, ma è stato bloccato dagli agenti in via Mompiani dopo una colluttazione. L’auto sulla quale viaggiava era rubata. Nessuno è rimasto ferito.
Il quartiere di nuovo nel mirino. Appena tre settimane fa quelle stesse strade erano state al centro di una violentissima protesta degli amici di Ramy Elgaml, a cui si erano uniti altri gruppi di ragazzi del quartiere, per contestare la condotta dei carabinieri, a detta loro responsabili della morte del giovane all’incrocio fra via Ripamonti e via Quaranta al termine di un inseguimento per le strade di Milano cominciato in corso Como e durato per più di dieci chilometri.
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Non si spengono ancora gli echi del fattaccio di Corvetto, a poco meno di un mese da quella notte tra il 23 è il 24 Novembre scorso. Purtroppo, nemmeno i ciechi e i sordi possono negare che gli episodi ricorrenti, sia in quella zona come in altre, non fanno altro che alimentare e inacidire le polemiche sulla turbolenta convivenza tra i cittadini italiani e queste “seconde generazioni” che, all’occorrenza, si qualificano come italiane ma dietro le quinte non mancano mai di mettere a nudo quelle differenze che non solo virtualmente le separano da una reale integrazione, anzi ultimamente sembrano ulteriormente complicarla.
Sul fatto del Corvetto di cui tutt’Italia ha parlato, e continua a farlo, avrei una riflessione, o forse una domanda che non credo di essere il solo a pormi: se i due che fuggivano in scooter, di cui uno (Ramy) purtroppo è morto, fossero stati italiani di origine e non marocchini/musulmani, Sala Majorino e Rozza sarebbero andati nel quartiere dopo il fatto, e sarebbero poi stati presenti al funerale del ragazzo? Ma soprattutto, e questa forse è la vera domanda, ci sarebbero state le sommosse, gli atti di viollenza e i gravi disordini e aggressioni a giornalisti e agenti messi in atto dalla comunità dei due protagonisti, sia di seconda generazione che immigrati recenti?
Non lo sapremo mai, ma se la seconda fuga all’alt della Volante di Polizia raccontata nell’articolo, protagonista un altro marocchino irregolare e pregiudicato, su auto rubata, con danneggiamenti ad altre auto, si fosse conclusa con un altro incidente e relative conseguenze (anche meno letali) per lui e gli inseguitori, oltre ad eventuali estranei, gli amici di Ramy avrebbero inscenato una nuova manifestazione contro la Polizia, o avrebbero trovato il pudore per non provarci?
Si lamentano dicendosi contrariati della mancata integrazione, e accusano le istituzioni di non fare abbastanza per favorirla, ma sanno o fingono di non sapere che la diffidenza e il pregiudizio hanno sempre una madre? D’altronde, la loro alleanza con i centri sociali è la prima causa di incompatibilità con la comunità locale, socialmente distante dalla mentalità e dal modus vivendi di queste giovani generazioni che, spesso, danno vita alle note “baby gang” terrorizzando i quartieri, e le cronache parlano chiaro: non è facile un dialogo con chi ideologicamente è tendente a prevaricare il prossimo, e le istituzioni stesse ne prendono atto ma, dall’alto delle loro posizioni protette, non scendono ad osservare certe realtà con l’occhio del comune cittadino, che è la vera vittima di questo degrado.