Sala

Sala e i compagni che lo hanno abbandonato

Milano

Non capita spesso che il Sindaco Sala abbia ragione su qualcosa, ma nella critica, riportata anche da questo giornale, agli urbanisti e al PD sul Salva Milano è incontestabile. Ha ragione, soprattutto, a dire che quando il rito edile ambrosiano andava spedito, le critiche non c’erano. O meglio, c’erano, ma erano limitate ai comitati e a chi dava loro voce. Come ricorda anche Salvini, peraltro, questa legge nasce su pressione sua, con un centrodestra nell’inedita veste di cavaliere bianco. Insomma, che il PD, incassata l’approvazione alla Camera, provi a portare a casa anche la verginità facendola approvare solo alla maggioranza appare davvero bassa politica.

Se sulla slealtà il Sindaco ha ragione, sul provvedimento in sé ha torto. E non lo dico io, lo dice lui. Perché dal palco di Azione ammette che “non abbiamo magari fatto tutto giusto”. Ecco, peccato che la legge, configurandosi come interpretazione autentica, sostenga il contrario. Ovvero che qualsiasi cosa assomigli vagamente a una ristrutturazione come tale vada trattato. Quindi si stia certificando per legge che il rito edile ambrosiano sia del tutto legale e corretto. Io tendo a pensare che non lo fosse, in linea col Sindaco. E che se si voglia farlo diventare tale lo si possa fare. Per il futuro. Ma il passato deve restare intangibile.

Quanto poi alla difesa di Sala basata sulla trasparenza… un passo indietro. Sala dice di voler difendere i dipendenti comunali. Se lo avesse voluto fare sarebbe andato in Procura assumendosi le responsabilità degli atti firmati. Cosa che si è ben guardato dal fare. La trasparenza, ovvero l’aver fatto tutto con i bolli giusti sulle carte giuste, è una difesa ben misera. Perché magari scusa lui e la sua giunta. Ma non i dipendenti. E in generale non risolve nulla: se le carte giuste contengono norme sbagliate, perché dovrebbe contare qualcosa la trasparenza?

In generale, la Salva Milano si conferma una Salva Sala, con grossi dubbi che avrà impatti sui processi in corso. L’interpretazione autentica è molto dibattuta. Il Fatto Quotidiano dice che è incostituzionale, secondo me è semplicemente inutile: l’interpretazione della legge la fa il giudice. Se decide di dire che la SCIA era un metodo illegale di qualificare quei lavori, la condanna arriva lo stesso. E probabilmente nel PD la situazione sta pesando. Anche perché, a fronte di una dubbia utilità per Milano, potrebbe cambiare tutta l’urbanistica in Italia.

Non necessariamente in peggio, sia chiaro. Oggi per fare un palazzo bisogna sentire anche quella che dalle mie parti si chiama la mussa dello strassaro, ovvero l’asina dello straccivendolo. Il che è abbastanza assurdo e richiede molto più tempo perso a chiacchierare con gente che non dovrebbe avere voce in capitolo che a costruire. Sul futuro, dunque, io non sono contrario a rivedere tutta la disciplina. Ma il passato è passato. E se abuso ci fu, non lo si sana così.

Per cui sì, Sala ha per una volta ragione. Ma la vicenda in sé resta difficilmente risolubile con il patto che ha stretto con Salvini.

1 thought on “Sala e i compagni che lo hanno abbandonato

  1. Negli anni passati nessuno si è lamentato. Evidentemente la goccia ha fatto traboccare il vaso. no?
    Il sistema Milano, che costruisce con bassi oneri la città per i ricchi in cambio di vani sforzi di integrazione, inutili azioni di greenwashing e incuria del verde esistente, lo ha gestito lui. Ora impaurito si confessa colpevole ma assieme a tutti gli ”altri”, sicché nessuno più lo è. La nemesi lo condanna nel girone dei soffritti politici. Ognuno potrà alza il fuoco a suo piacimento. Brucia fuoco brucia.

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