scioperi

Scioperi e servizio pubblico: così non va

Milano

Quando a Milano fu introdotta l’Area B, la più grande ZTL in Europa, la premessa e anche la promessa dell’Amministrazione Comunale, fu che avrebbe favorito il trasporto pubblico. L’idea era un patto tra cittadini e comune, in cui i primi rinunciavano al proprio diritto costituzionale alla mobilità (articolo 13) e il secondo avrebbe potenziato la rete di trasporto. Sappiamo tutti come sia finita: biglietti a 2,20 euro e soprattutto interi giorni a piedi. Se il biglietto può essere spiegato con esigenza di sostenibilità, gli scioperi stanno diventando un costo insostenibile per la collettività.

«Non c’è diritto di sciopero che va contro la sicurezza pubblica. Per nessuno, in nessun luogo, in nessun momento», diceva Ronald Reagan nel 1981, quando i controllori di volo decisero uno sciopero ad oltranza. E lo fece, lo fece davvero. Mise un ultimatum e chi non si ripresentò a lavoro fu licenziato. Magari potremmo pensare che si tratti della solita barbarie Yankee, ma dobbiamo riflettere a fondo sul problema. Un conto è il dipendente che sciopera danneggiando il padrone. Il padrone dalle belle braghe bianche. Io ho avuto aziende e dipendenti, so come funziona la dialettica sugli stipendi. Lo sciopero privato non mi scandalizza.

Quello del trasporto pubblico è una cosa diversa. Perché il padrone, in quei casi, siamo noi. Lo è la signora Maria, che perderà la visita (che certo non verrà fissata in orario garantito) che tanto aveva atteso. Lo è il signor Mario, che non potrà recarsi in centro per comprare i regali di Natale. E lo sono le migliaia di commercianti che attenderanno invano Mario, Maria e tutti gli altri clienti. Né Mario, né Maria, né i commercianti possono fare nulla per le rivendicazioni dei dipendenti. Possono solo perdere diritti e libertà.

Il Ministro Salvini aveva provato a precettare e limitare a quattro ore lo sciopero. Ma c’è sempre una toga amica in questi casi, e la precettazione è stata sospesa. Chi non ha un giudice è chi, in questo paese, paga lo stipendio alle toghe. E questa situazione non è tollerabile. Non a dieci giorni dal Natale, non di fronte all’esigenza di pagare tasse, INPS e balzelli vari. Il commercio cittadino è già in difficoltà così, consentire a sigle che non rappresentano nessuno di bloccare il servizio facendo saltare alcune delicate posizioni è un chiaro abuso.

Insomma, qui la difesa dei lavoratori non c’entra nulla. È solo mezzo passo prima del sabotaggio. E il Governo dovrebbe avere il coraggio di metterci mano. Per esempio proibendo lo sciopero tra venerdì e lunedì dei mezzi pubblici per più di qualche volta all’anno. Ricordo che oggi succede almeno due volte al mese. E che non è servito assolutamente a nulla. Né ai lavoratori né ai cittadini.

Alessandro Prisco,
Presidente Ascoduomo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.