La crisi dell’edilizia economico-popolare. Edilizia residenziale pubblica
Il tema della abitazione , in Italia, sta diventando di giorno in giorno sempre più terreno di scontro politico, ideologico, sociale e fisico: occupazioni abusive anche violente, sfratti per morosità non eseguiti, illegalità varie tollerate, idee di requisizioni che avanzano. Era prevedibile che si dovesse giungere a tal punto, visto che le politiche abitative, praticate nel nostro Paese dalla fine degli anni ‘80, hanno trascurato di occuparsi del problema abitativo di chi la casa non può pagarsela, né in tutto, né in parte, sottraendo progressivamente risorse all’edilizia popolare : è il problema dell’ edilizia residenziale pubblica. E sì che l’avevamo detto in lungo e in largo: ma tutti i nodi vengono al pettine.
Il nostro Ordinamento, per mantenere l’equilibrio del sistema abitativo, è strutturato su tre canali di produzione edilizia: l’edilizia sovvenzionata o popolare, a totale carico del pubblico, l’ edilizia agevolata/convenzionata realizzata da cooperative, consorzi, imprese, con agevolazioni finanziario/fiscali e l’edilizia libera o privata, in vendita o in locazione. Se uno di questi canali non funziona si produce uno scompenso che finisce per scaricarsi sugli altri; è quanto avvenuto con la crisi dell’edilizia popolare.
La funzione delle case popolari è equilibratrice. Esse realizzano un intervento diretto per assicurare l’abitazione ai meno abbienti; alleggeriscono in tal modo la pressione dal basso sulla domanda abitativa e inducono di conseguenza un effetto di calmieramento su tutti i valori di mercato: prezzi di vendita e canoni di locazione.
Lo Stato ha supplito allo scompenso creatosi con il rallentamento generalizzato degli sfratti, accompagnato dal lassismo nel reprimere gli abusi nelle case popolari. E, in via di sussidiarietà orizzontale, da un lato enfatizzando l’edilizia residenziale sociale, che porta ad un calmieramento dei prezzi, ma non procura la casa a chi non la può pagare e dall’altro (dopo la disastrosa esperienza dell’equo canone) con la politica dei differenziali fiscali, il contratto a canoni concordati, che è un ripiego perché presenta il difetto di andar bene per le case che non trovano inquilini e non per gli inquilini che non trovano casa.
E’ dunque urgente che il pubblico rifinanzi la nuova produzione ed il recupero della case popolari.
Articolo di Achille Colombo Clerici
(QN IL GIORNO del 20 dicembre 2024)
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