Non tutta la città di Milano si veste delle luci sfavillanti di Piazza Duomo e del Centro. A dieci minuti di metropolitana, a Corvetto, il periodo natalizio non si riflette in mille luci artificiali, ma si è acceso sotto i riflettori di una cronaca che ha portato la vicenda di Ramy Elgam, il ragazzo di 19 anni che ha perso la vita in un incidente durante un inseguimento con i Carabinieri, al centro dell’attenzione, trasformando il quartiere in uno dei simboli delle difficoltà delle periferie milanesi. In queste zone, spente le luci della cronaca, il Natale indossa abiti più sobri, ma trova spazio nella solidarietà, nei piccoli gesti di comunità e in un senso di appartenenza che resiste alle sfide sociali. A Corvetto “vivono persone con vite e storie diverse, alcune delle quali percepiscono le fatiche sociali ed economiche tutto l’anno e, quindi, anche nel dicembre prenatalizio: nelle occasioni di festa le difficoltà si sentono di più”. Lo racconta a Nova Stefano Pasta della Comunità di Sant’Egidio, un soggetto collettivo attivo in diverse aree della città, compreso il quartiere di Corvetto, e che porta avanti iniziative sociali e solidali a sostegno delle persone più vulnerabili.
A rendere più delicato il periodo prenatalizio è stata la morte di Ramy, “ha inciso molto, soprattutto sulle nuove generazioni”. Ed è proprio in questo contesto che il Natale nel quartiere si trasforma in un momento di vicinanza e solidarietà, attraverso una rete di iniziative proposte dalla Comunità di Sant’Egidio, tra cui il pranzo di Natale. A Corvetto “si svolgono tre o quattro dei 13 pranzi che coinvolgono tutta Milano, con centinaia di persone di diversa provenienza geografica ed età”. La multiculturalità è una caratteristica del tessuto sociale di Corvetto, “ma questo, per il pranzo di Natale, non è mai stato un problema: da anni lo condividiamo con tante famiglie musulmane o di altre religioni”, spiega Pasta, sottolineando che c’è “la normalità di persone che condividono uno spazio della città e che, quindi, condividono anche una giornata di festa come il Natale”. Allo stesso modo, aggiunge, “nel mese di Ramadan, anche a Corvetto, presso la sede di Sant’Egidio di Live Together, si svolge un Iftar, la rottura del digiuno, unendo i musulmani e i cristiani del quartiere”.
Il pranzo di Sant’Egidio “È tutto autofinanziato – aggiunge Pasta – questo è possibile grazie al fatto che, in questo periodo, tante persone ci aiutano in vari modi. C’è una raccolta fondi importante, anche attraverso l’Sms solidale”. Inoltre, continua, “c’è chi porta dei regali”. A tal proposito, Pasta ha precisato che “ci sono regali nominali, ciascun invitato al pranzo ha un regalo con il suo nome, pensato appositamente per lui”, aggiungendo che “a Milano siamo 2100 persone che partecipano al pranzo di Sant’Egidio, circa 400 a Corvetto, e ognuno ha un pacchetto pensato per lui”. Gli invitati sono persone che la comunità segue tutto l’anno e che annualmente aumentano “perché aumentano i servizi che offriamo”.
I partecipanti “sono le famiglie dei bambini e dei ragazzi delle ‘Scuole della pace’, molti anziani del quartiere che sarebbero soli, ragazzi neo arrivati in Italia, immigrati che aiutiamo nelle pratiche di integrazione, persone che abbiamo aiutato nel quartiere, sia italiane sia non di origine italiana”. A crescere, oltre al numero dei partecipanti, anche i volontari, tra cui i Giovani per la pace, “ragazzi dai 15 ai 25 anni che, cresciuti con Sant’Egidio nelle ‘Scuole della pace’, ora si impegnano nell’aiuto solidale verso gli altri. Sono ragazzi del quartiere, molti dei quali con background migratorio, alcuni anche persone rom, che sono, in particolare, i responsabili di uno dei pranzi con gli anziani, all’interno della Rsa Virgilio Ferrari”.
Proprio l’impegno solidale nei confronti degli anziani “caratterizza la proposta di Sant’Egidio. Tutte le settimane, questi giovani, proprio quelli che vivono nelle case di cui tanto si è parlato in questi giorni, vanno a trovare gli anziani, per contrastare la solitudine”, racconta ancora Pasta. Ragazzi con background migratorio che “aiutano anziani italiani, milanesi da più generazioni, o immigrati da altre regioni d’Italia, alcuni decenni fa”. “Aiutare gli altri dà grande dignità, è una chiave importante di crescita e di riscatto sociale della comunità”.
Un’altra iniziativa delle “Scuole della Pace” della Comunità di Sant’Egidio è il “Rigiocattolo”. Ogni dicembre viene organizzata la vendita di giocattoli usati in molte città italiane ed europee. I giocattoli, riparati e riutilizzati, vengono venduti per finanziare il programma Dream, che offre cure per l’Aids e centri nutrizionali per i bambini in Africa. Un aspetto evidenziato è la collaborazione con le istituzioni locali: “Abbiamo una buona collaborazione con il Comune di Milano così come con il Municipio 4, che comprende il quartiere di Corvetto. La sede di ‘Live Together’ è stata concessa a Sant’Egidio nel 2019 a seguito di un bando pubblico da parte del Comune”. Ma, precisa, “per quanto riguarda il Natale e gli aspetti economici, questo è autofinanziato grazie all’aiuto di tante persone che ci sostengono”. Sulla necessità di una maggiore attenzione per un quartiere come Corvetto, Pasta ha replicato che “tutti possiamo fare di più, le associazioni possono fare di più e le istituzioni, ovviamente, possono fare di più”. Corvetto “è una realtà in cui ci sono tante associazioni, istituzioni e parrocchie attive” ma, anche la vicenda di Ramy, con le sue implicazioni emotive e sociali, “ci dimostra che non basta”. Secondo Pasta, ci sono delle questioni specifiche: quella “giovanile”, per la quale “occorre rinforzare, sostenere maggiormente le attività per i bambini, per i giovani, per gli adolescenti”; c’è poi la questione “abitativa” con “case rattoppate e cadenti da anni”.
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