Un atto di possesso, innanzitutto, quello degli immigrati in piazza Duomo, a Capodanno. Possesso della piazza simbolo di Milano e della sua Storia, della sua generosità proverbiale, della sua capacità di superare l’egocentrismo. Ma con chi dichiara “Italiani di merda”, vale la pena? Chi è disposto ad essere sopraffatto da islamici violenti? Qualcuno dica a Sala che i figli chiamati nelle piazze e nelle cene pantagrueliche, hanno incluso anche la sua persona nella merda. E l’insulto è indubbiamente pensato, metabolizzato, espresso con estremo disprezzo.
Siamo qui, sembrano dire, noi eletti e dell’Italia non ce ne frega niente: tanto la accoglienza indiscriminata di Sala è riuscita nell’intento. Immigrati di seconda generazione, dicono, con l’odio viscerale contro le Forze dell’Ordine, imparato con la promiscuità nelle piazze con gli antagonisti dei centri sociali, così cari alla sinistra. Sì, sono stati accolti, ma subito abbandonati, lasciati vivere ai margini a volte con una forma di autoghettizzazione, ignorati dall’integrazione, rubati dalla criminalità.
Dove un progetto di attenzione e costruttivo del Comune? Il degrado delle periferie è il loro habitat, il branco la loro forza, il coltello il totem con cui cercano la cosiddetta vittoria. Il finto buonismo del PD si ferma alle parole e agli slogan, nell’assoluta incapacità del fare e guarda…ma non c’è dialogo ormai con i sordi.
Cosa è successo a Capodanno? Una lezione amarissima di vita.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano