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Trump è Presidente. E adesso?

Esteri

Cerimonia nei binari della tradizione, quella per l’insediamento di Trump. Ma se vogliamo capire i suoi primi provvedimenti, dobbiamo prima vedere gli ultimi di Biden. Il quale ha usato il potere di Grazia come pochi prima di lui. Nelle ore prima di mezzogiorno ha infatti graziato, senza che alcuna accusa fosse stata mossa, Fauci e Milley. Sono solo gli ultimi di una lunga serie, che include il figlio, svariati assassini e migliaia di detenuti comuni. La scusa è stata sempre la stessa: andavano riparati dalla vendetta di Trump. Non esattamente il miglior biglietto da visita, se ci si vuol presentare come il partito delle regole contro l’anarchico Donald. Ma ormai i democratici sono arrivati a fine corsa. Quindi delle apparenze se ne fregano.

Ecco, cambio scena, è finito l’ultimo giorno di Biden ed è iniziato il primo di Trump. Cosa aspettarsi? Allora, cominciamo a chiarire due punti. Primo, smettiamola di parlare di “deportazione”. È una traduzione in malafede di “deportation”, ovvero rimpatrio. Deportazione ha un suono molto più sinistro, abbastanza in tutti i sensi. E serve per ingigantire una cosa che avviene ogni giorno in ogni parte del mondo, tranne in qualche stato liberal americano, dove pure se sei clandestino venivi protetto. E sì, i rimpatri ci saranno. Come c’erano pure con Biden, seppure con assai minor pompa. Secondo, Repubblica ha scoperto lo spoils system, ovvero quella cosa per cui ogni nuovo Presidente cambia tutti i vecchi funzionari. E la sta presentando come la fine del mondo. Ma è normale amministrazione.

La vera domanda è quanto in là si spingerà Trump con la vendetta. Perché vendetta sarà, almeno se la si legge dalla parte di chi lo voleva in galera. Dal punto di vista di Trump sarà giustizia contro chi ha usato la legge come una clava. Armando il sistema contro di lui. Sì, non è una bella cosa. No, non è nulla di nuovo. Sì, andrebbe evitato, come Silvio evitò sempre accuratamente ogni vendetta contro i giudici. No, Donald non è Silvio. Lo ricorda, ma non lo è e non lo sarà mai. È la differenza tra ereditare un impero e costruirlo.

In ogni caso, economicamente, continuerà la tendenza (andata avanti anche con Biden) del reshoring, il contrario della delocalizzazione. Il Covid ci ha insegnato che le catene lunghe si spezzano troppo facilmente. Ma non ci sarà solo questo. Oh no. Il vero campo di battaglia sarà il ritorno del buonsenso: due sessi, niente uomini a prendere a pugni donne sul ring, mai più detenuti uomini in carceri femminili. Il woke è morto. E l’America pare molto contenta di questo.

Lato esteri, vedremo se Trump riuscirà a piegare Putin. Improbabile è improbabile. Ma improbabile non è impossibile. E pure se lo fosse, chi ha ottenuto gli accordi di Abramo ci ha già abituati alle sorprese, in passato. Al momento possiamo goderci le lacrime di una sinistra convinta di aver vinto il mondo, che scopre di essersi fatta un sacco di nemici per niente.

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