La “moda” di non fermarsi all’alt degli agenti. Fissato per il 18 aprile processo all’amico di Ramy

Milano

Purtroppo non fermarsi all’alt delle Forze dell’Ordine sta diventando quasi un’abitudine, una moda che circola tra i ragazzi che, evidentemente, hanno qualcosa da nascondere. E la retorica, la supponenza dei colpevoli che accusano di razzismo gli agenti, non regge, è semplicemente un tentativo di autoassoluzione. Si parla di moda, un’azione sulla quale anche le anime belle di sinistra dissertano con molti distinguo, ponendo ad esempio la morte di Ramy come tragedia annunciata e non come effetto di una disobbedienza colpevole.

A Milano nei giorni scorsi, ricorda Libero, “In una vicenda ci sono due ragazzi che, sabato sera verso le 11, scappano a un posto di blocco della polizia su un’auto del servizio di sharing: la corsa si esaurisce, con l’inseguimento che ne nasce dato che riescono a “bruciare” il rosso di un semaforo, in zona Porta Romana, ma non senza un tamponamento e, a questo punto, i giovani (uno di loro – l’unico che per ora è stato acciuffato e che si becca una denuncia per danneggiamento e resistenza- ha appena vent’anni, è italiano e con alcuni precedenti, non ha conseguito la patente di guida) scappano a piedi e in direzioni opposte. L’altra storia riguarda una ragazza di 29 anni, giusto la sera prima, sui Navigli della Madonnina, che non si ferma nonostante una volante dell’Ufficio prevenzione le intimi l’alt perché sta guidando in modo spericolato, viene inseguita ed è in stato di alterazione dall’alcol: anche per lei scattano le manette, la sua fuga conta alcune automobili e qualche scooter urtati lungo in tragitto.”

Ed è arrivato il momento della Giustizia. Infatti è stato fissato per il prossimo 18 aprile davanti al Tribunale di Milano il processo con rito immediato nei confronti di Fares Bouzidi, il 22enne tunisino accusato di resistenza a pubblico ufficiale e che era alla guida dello scooter che nella notte tra il 23 e il 24 novembre scorso si è schiantato a Milano al termine di un inseguimento con i carabinieri. Nell’incidente, come si ricorderà,  è morto Ramy Elgaml, 19 anni, che era in sella al motorino guidato dall’amico. Secondo le accuse, la notte del 24 novembre scorso Fares si trovava alla guida del T Max “senza aver conseguito la patente di guida” e “dopo aver assunto sostanze stupefacenti”. Invece di fermarsi all’alt dei carabinieri, avrebbe accelerato “improvvisamente”, dando il via a una fuga “a velocità elevatissima per circa otto chilometri” e mettendo in atto “manovre pericolose“.

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