Possiamo anche continuare a dissertare sul disagio, sulla mancanza di integrazione dei migranti irregolari con quel “poverini” sempre presente nelle valutazioni della sinistra, cosa che personalmente non condivido pienamente. La realtà è che da quando si è sbandierata l’accoglienza, gridata e voluta da Sala senza paletti che escludessero clandestini e pregiudicati, Milano è diventata il loro regno, l’occasione per un’integrazione, questa sì, con la criminalità.
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Esemplificando, possiamo considerare che la città sia la capitale dello spaccio di droga del Sud Europa e, non c’è che dire, la presenza è interculturale, senza distinzione di paese d’origine. Un’integrazione di cui ogni giorno abbiamo testimonianze, in ogni angolo della città, dal centro alla periferia, dalla strada ai boschetti dedicati, senza alcuna vergogna, anzi con la presunzione dell’impunità, con l’aggressività beffarda spesso armata di un coltello. Soldi facili che, con i loro canali, richiamano altri migranti clandestini, incuranti totalmente di ciò che è bene o male, e creano il branco per derubare più facilmente.
Non è faticoso entrare nel giro dello spaccio, le occasioni sono molteplici, il mestiere è facile da imparare.
Integrazione, quella che Sala non si è certo curato di realizzare, dopo quel “Venghino Venghino” delle marce pro migranti e i pranzi pantagruelici per “l’accoglienza”. Sono venuti e hanno scelto in molti l’illegalità, ma i primi a vedere snaturata la città e a subire anche aggressioni gratuite, sono i milanesi.
Sala sta, indisturbato, nella sua Torre Eburnea di Palazzo Marino.
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Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano