Se qualcuno, tra i benpensanti della sinistra europea, aveva illuso se stesso che l’Italia avrebbe abbandonato la sua linea sulla politica migratoria, dovrà ricredersi. La presidente Meloni lo aveva detto “che l’Ue adotti il modello Albania”. Così è stato, dopo la Francia, ora anche l’Austria, attraverso il suo commissario europeo Magnus Brunner, ha espresso il suo appoggio: «Sosteniamo l’Italia sul protocollo con l’Albania». Una presa di posizione che mette in difficoltà la sinistra, che da mesi cerca di contrastare l’iniziativa del governo Meloni. Ma ormai la decisione è presa, e Bruxelles ne prende atto.
La Commissione UE: “L’Italia cerca soluzioni innovative, è un passo positivo”
«Sosteniamo l’Italia sul protocollo con l’Albania» così ha commentato il commissario europeo Brunner. «L’Italia è un partner fondamentale per noi sul tema della migrazione e dei rimpatri. Credo che l’Italia stia cercando nuove strade per garantire che i rimpatri avvengano effettivamente, e questo è un approccio positivo», ha dichiarato Brunner in un’intervista all’Ansa. In altre parole, l’Italia non si accontenta della retorica, ma agisce concretamente. E l’Europa si schiera al suo fianco. Ma non è tutto. «Dobbiamo collaborare per trovare soluzioni pratiche, e sto lavorando alla creazione di un quadro giuridico che supporti i 27 Stati membri nell’effettuare rimpatri efficaci. Condividiamo pienamente questo obiettivo», ha aggiunto il commissario agli Affari Interni. «Presenterò inoltre la strategia sui visti entro la fine dell’anno». Un sostegno perfetto per il governo Meloni, che con il protocollo albanese mira proprio a questo: gestire i flussi migratori senza rimanere ostaggio di un’UE burocratica e inefficace.
Brunner ha spiegato che, se da un lato l’Unione ha «il dovere di proteggere chi ne ha bisogno», dall’altro ha anche il diritto di «trovare modi efficaci per rimpatriare chi non ha diritto di rimanere o ha già ottenuto protezione altrove». «È essenziale distinguere tra queste due situazioni. Questo è ciò che permette all’Europa di avere un sistema migratorio sostenibile», ha sottolineato. «Alcuni quadri giuridici sono obsoleti. Prima del Patto sull’asilo e la migrazione, la situazione era precaria. Ora abbiamo una base solida per un sistema equo, ma le norme sui rimpatri non sono state aggiornate dal 2008 e necessitano di una revisione».
“Regole più severe per chi minaccia la sicurezza”
«La legge sui rimpatri è l’anello mancante del Patto sulla migrazione. Dobbiamo accelerare il lavoro e voglio che sia una legislazione ambiziosa, con obblighi chiari per i rimpatriati, regole severe per chi rappresenta una minaccia alla sicurezza e un quadro più coordinato a livello europeo», ha affermato Brunner. «L’UE deve migliorare nell’uso degli strumenti a sua disposizione per garantire che i nostri interessi siano riflessi nei partenariati internazionali».
Tuttavia, non è ancora chiaro se il pacchetto prenderà la forma di una direttiva o di un regolamento. «Ci sono vantaggi e svantaggi in entrambi i casi, ed è uno dei temi che discuterò con Giorgia Meloni», ha aggiunto. L’incontro, previsto per domani, coinvolgerà anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone.
L’appoggio della Francia e il cortocircuito della sinistra
Se la Commissione UE ha dato il via libera, la Francia aveva già avviato il processo, presentando una memoria scritta alla Corte di Giustizia europea a sostegno dell’Italia. La Francia di Macron, spesso ammirata dai progressisti italiani, si è schierata con Meloni, un duro colpo per chi ha descritto il protocollo come una vergogna internazionale. La sinistra radicale, ormai senza alleati, è andata in cortocircuito già da giorni. Oltre alla Francia, anche Grecia, Danimarca, Finlandia, Polonia e altri Stati membri hanno difeso la linea italiana sulla gestione dei migranti e sulle procedure accelerate di frontiera in Albania. Un sostegno trasversale che dimostra come l’immigrazione clandestina non sia più solo un problema italiano, ma una questione europea.
Le critiche della sinistra e il solito copione
Mentre l’Europa si muove compatta con l’Italia, la sinistra italiana si rifugia nelle solite accuse sterili. «Le dichiarazioni del Commissario Brunner sono sorprendenti», ha commentato Alessandro Zan, vicepresidente della commissione Libe, definendo il protocollo «un progetto fallimentare, costoso, contro i diritti umani e le normative internazionali e UE». E così, il PD continua a recitare il solito copione, sempre meno convincente, accusando il governo di cercare “scorciatoie inumane”. Intanto, l’Europa guarda avanti, mentre la sinistra rimane ancorata a un passato che non esiste più.
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