Qualche giorno fa 5 quindicenni aggrediti all’Arco della Pace. Ieri sera un diciannovenne accoltellato nel parco davanti Merlata Bloom da 5 giovani nordafricani per rubargli il monopattino. Le violenze delle baby gang dilagano mettendo a repentaglio la vita di tanti giovani milanesi e la vivibilità della città.
Pubblichiamo la lettera della madre di uno dei ragazzi aggrediti, al sindaco di Milano Beppe Sala che al momento non ha risposto. Ecco il testo.
Caro Sindaco,
sinteticamente, questi i fatti. Mio figlio, insieme alla sorella e al gruppo di soliti amici e compagni di scuola, tutti ragazzi di 15-16 anni, si danno appuntamento venerdì sera, in uno dei tanti locali della zona, il “MIT”. Trascorrono lì la serata, mangiano, scherzano. Intorno alle 23 circa, in conclusione di serata, pagano ed escono.
Le ragazze, compresa mia figlia, rientrano a casa grazie al passaggio di un papà. I ragazzi, tra cui mio figlio, dopo aver accompagnato all’auto le ragazze, si raggruppano vicino all’Arco per decidere come organizzare anche loro il rientro verso casa. E da qui inizia l’incubo.
Loro sono in cinque ma vengono accerchiati da un gruppo di una ventina di ragazzi più grandi, che approfittano della zona in penombra. La scusa, quasi banale, “Ehi bro! hai una siga? Vieni a sederti qua”, indicando i gradini alla base del monumento. Al rifiuto dei ragazzi, inizia il loro massacro, gratuito e inumano.
Pugni, calci, percosse; uno di loro finirà a terra colpito in testa, con ferocia, prima con un casco e poi con una bottiglia di vetro, frantumatasi, e ivi ripetutamente pestato a calci e pugni. Ha riportato un trauma cranico e una emorragia cerebrale. A mio figlio è andata meglio, “solo” un labbro spaccato, l’altra parte del volto gonfia e tumefatta, lividi un po’ ovunque. Gli altri ragazzini più o meno lo stesso.
Ma al di là dei segni corporali e delle conseguenze fisiche e psicologiche più o meno gravi, ognuno di loro, e di noi genitori, si sente un “miracolato”. Perché l’epilogo, l’altra sera, poteva essere molto molto più grave.
E dunque, caro Sindaco, Le chiedo: è davvero così che dobbiamo rassegnarci a vivere in questa grande bella città?
In piazza Duomo, poche ore prima dei fatti accaduti in zona Arco della Pace, passavo davanti alle affascinanti istallazioni di sponsor vari che annunciano e proclamano i fasti di Milano Cortina 2026. Lo trovo così stridente. Davanti alla miseria e gravità di quanto accaduto ai nostri ragazzi e che, purtroppo, si reitera, da tempo, con agghiacciante periodicità, in questa città.
E Lei lo sa Sindaco. Lo sa quanto il tema sia urgente e scottante. E’ di solo pochi giorni fa, il 3 febbraio u.s. l’intervento in consiglio comunale della consigliera Padalino che descriveva, con impietosa evidenza, la realtà in cui viviamo.
Da cittadina, Le chiedo perché, perché non c’era sabato una pattuglia fissa in Arco della Pace? E una in zona Darsena/Navigli, e una alle colonne di San Lorenzo e una in City Life? Tanto per citare solo alcuni dei più noti luoghi di ritrovo dei nostri ragazzi e già tristemente noti per fatti analoghi. E la cosa più inquietante, è che le aggressioni sono sempre perpetrate da queste gang che assalgono nella logica del branco.
E sa Sindaco, abbiamo sporto denuncia. Giusto no?
Un atto dovuto. Ma chissà…
Chissà che qualità avranno le immagini che restituiranno le telecamere di sorveglianza che saranno acquisite agli atti.
Chissà cosa dirà il pm e poi il Gip.
I capi di accusa sono molto gravi: tentato omicidio, tentata rapina in concorso, lesioni.
Chissà che non finisca tutto in un’archiviazione.
In calce nella denuncia è riportato: “Si dà atto che il verbalizzante illustra alla persona offesa il diritto di essere informata della richiesta di archiviazione ex art. 408 comma 3 bis C.P.P., la quale dichiara: “Non rinuncio”.
Non comprendendo bene il senso della frase, ho chiesto spiegazioni e mi è stato risposto che così, semmai fosse disposta l’archiviazione, saremmo comunque informati.
Ieri dopo le ore trascorse in commissariato, sa qual è stata la cosa che, in modo unanime, abbiamo detto noi genitori ai nostri ragazzi? “Se mai vi trovaste di nuovo minacciati in situazioni simili, date tutto! Tutto quello che avete e che vi chiedono. Senza nemmeno ribattere. Purché non vi facciano nulla. Purché torniate a casa salvi. Tutto si può ricomprare. Non la vostra vita”.
Le chiedo, caro Sindaco, se davvero è questo il massimo a cui possiamo aspirare. È davvero questo quello a cui dobbiamo rassegnarci? Questo il messaggio che dobbiamo passare ai nostri figli? Essere deboli. Piegarci alla barbarie, al sopruso, alla violenza? Pur di sopravvivere? Pur di vederli tornare a casa dopo una sera trascorsa con amici in centro città?
Io mi sento sconfitta sindaco. E lei?
Lei lo sente il peso e la responsabilità di questa sconfitta?
Perché abbiamo perso tutti.

Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.