La storia di questa giovane bosniaca, da tempo attivista e propagandista nel nostro paese di una categoria che si è distinta nel settore appropriazioni indebite. E’ molto probabilmente del tutto simile a quella di altre sue degne colleghe rimaste più nell’ombra, ma altrettanto esperte nel ramo.
Lei, questa arrogante e sfacciata ospite nostro malgrado, è più nota di altre grazie alle sue apparizioni nelle stazioni metrò di Milano. Non solo anche in alcuni programmi di talk show in tv. In tempi non remoti si era presentata in stato di avanzata gravidanza, secondo una tattica ormai collaudata per non finire dietro le sbarre. Intervistata, e invitata ripetutamente a svelare quali siano le reali motivazioni delle sue attività, rispondeva con aria di sufficienza adducendo banali giustificazioni a sostegno dell’etnia rom, a suo parere obbligata per mantenersi a rubare, nell’impossibilità di svolgere attività regolari causa pregiudizio e diffidenza di chi potrebbe offrire loro opportunità di lavoro legale. Dimenticando di considerare che pregiudizio e diffidenza hanno sempre una madre, di nome malvivenza.
Molti ricorderanno le incursioni nelle metropolitane, inseguite e “disturbate” nell’esercizio delle loro funzioni dai vari Staffelli, Brumotti e altri cittadini. Questi cercavano volontariamente di ostacolare le abituali attività predatorie della banda bassotti bosniaca. Rimase nella mente di molti telespettatori le plateali affermazioni in cui la roma urlava tra la gente “rubare è il nostro mestiere, si ruba ogni giorno”.
L’invito del PD
Proprio dopo queste baldanzose sceneggiate, venne invitata come ospite in studio nella trasmissione “Dritto e rovescio” di P. Del Debbio. Dopo aver preso in giro il pubblico con il suo atteggiamento falso e provocatorio, fingeva di raccogliere l’ingenuo invito di un’esponente PD del Comune di Milano. L’assessore De Marchi, la proponeva per un impiego con assunzione che le Istituzioni che sarebbero state disposte a proporle.
Francamente non so come l’assessore potesse davvero pensare che la ragazza avrebbe accettato. Cambiare vita e dissociarsi dalle sue compagne di avventura, scegliere un impiego svolto con impegno, le avrebbe garantito al massimo uno stipendio di 1000-1200€ mensili.
E difatti puntuale come un orologio svizzero, rieccola alle prese per l’ennesima volta con una delle numerose “noie”, o incerti del mestiere, che però finora ha avuto esiti più che certi e a lei favorevoli.
Lavorare per 1200€ al mese
D’altronde, come logica avrebbe suggerito anche ad un bambino, l’incontro in Comune non avvenne mai. In virtù di una ovvia considerazione pratica. Una media di 2-300€ al giorno netti valevano il fastidio di essere importunate dai vigilantes di turno e di essere fermate e accompagnate in questura per qualche ora, prima di poter tranquillamente tornare al proprio proficuo lavoro.
Appunto, non serve un genio per capire che a soggetti del genere, non passa neppure nell’anticamera del cervello di adattarsi ad un lavoro regolare di 8 ore al giorno per cifre palesemente ridicole. Dopo aver più volte spudoratamente dichiarato di arrivare ad un “guadagno” GIORNALIERO ben più corposo di un banale stipendio. E non ci vuole alcun genio nemmeno a capire che per loro, proseguire imperterrite il gioco vale assolutamente la candela. Almeno finché sulla strada “ferrata” non troveranno leggi e giudici che terranno chiusa la loro porta. Appenderanno la chiave per un tempo ragionevolmente più lungo di un giorno, una settimana, un mese o un anno, beninteso garantendo al nascituro e alla sua madre adeguata assistenza.
In ultima analisi non viene neppure in mente che per persone nate, cresciute in comunità rom sarebbe praticamente impossibile un cambio di direzione tanto radicale.
Cosa che, qualora avvenisse, comporterebbe inevitabilmente l’allontanamento definitivo, o meglio il ripudio, da parte sia dei suoi famigliari che delle amicizie, per aver tradito gli stili di vita che da sempre li contraddistinguono, e che costituiscono una barriera pressoché invalicabile tra loro e la società civile.
Che dire, probabilmente a certa sinistra fa difetto una certa dose di realismo, raziocinio e perspicacia. A dispetto del fatto che in genere si tratta quasi sempre di persone dotate di cultura medio alta e titolo di studio ai massimi livelli. Sono doti che non sono automaticamente allegate alla laurea negli atenei, laddove forse è troppo spesso l’ideologia a prevalere sia sulla ragione che sull’evidenza.

Qualcuno ha detto sterilizzazione obbligatoria?
In casi del genere, con reiterazione continuata del reato, servirebbe una legge che impedisca lo sfruttamento delle gravidanze per evitare il carcere. Oppure, come dice lei, imporre la sterilizzazione a persone come la giovane in oggetto che, come molte sue “colleghe di lavoro” da tempo praticanti tale metodo, andrebbe sicuramente avanti nella sua attività servendosi di una legge assente riguardo il suo utero. Purtroppo siamo in un paese nel quale una legge del genere troverebbe grossi ostacoli da una opposizione di sinistra, da sempre al fianco di personaggi sbagliati. Il mio articolo è soltanto una minima porzione di quanto molti pensano, ma pochi sostengono pubblicamente.