Gentile Sindaco,
lei non ha accolto la richiesta, venuta da più parti, di illuminare il Comune di arancione per ricordare Ariel e Kfir Bibas barbaramente uccisi da Hamas che poi ha esposto le loro bare ad un rito macabro, quello della restituzione a Israele dei loro resti, di fronte ad una folla plaudente che riprendeva la scena.
Lei ha preso questa decisione per non volere schierare politicamente il Comune ma vorrei ricordarle che quando a Largo Cairoli sventolavano le bandiere di Hamas e venivano bruciate quelle di Israele, lei non prese nessuna distanza da quella manifestazione e anche quella è stata una scelta politica.
L’uccisione dei due bambini Bibas e della loro mamma ha un valore simbolico per le organizzazioni terroristiche islamiche e per i nemici di Israele molto preciso e questo spiega l’avere infierito su quei due poveri corpi e il modo nel quale sono stati uccisi.
Naturalmente la risposta è ovvia: il bombardamento israeliano su Gaza ha causato vittime tra la popolazione civile e certamente moltissimi bambini. Prescindendo dal fatto che i numeri sono stati sempre quelli dati da Hamas e che i media hanno raramente sottolineato l’uso spregiudicato dei civili come scudi umani martiri da parte dei terroristi per proteggere le proprie azioni militari che si svolgevano in una città parallela sotto la superficie di Gaza, l’orrore della guerra, una guerra causata dalla strage del 7 ottobre 2023 è sempre e comunque drammatico: lo pagano le vittime civili, porta distruzione, morte, fame, emergenze sanitarie.
Ma quello che è stato fatto ai bambini Bibas è altro ed è figlio della stessa logica che ha causato la strage del 7 ottobre 2023. Negando di illuminare il Comune, seppur per un giorno è quella logica che viene tollerata. E questa è una scelta politica.
Chi ha a cuore il destino del popolo palestinese e non ha il coraggio di dichiarare che i terroristi di Hamas siano dei mostri il cui livello di fanatismo arriva alla psicopatia, che usano persino donne e bambini per il loro scopo e che hanno voluto prolungare questa guerra pur di non restituire gli ostaggi, non solo non aiuta la causa dei palestinesi ma si colloca in quella zona grigia nella quale tutto viene messo sullo stesso piano: democrazie e teocrazie, terroristi e civili.
Ariel e Kfir Bibas nel modo in cui sono stati uccisi e esposti dopo, non sono le vittime di una guerra o di un conflitto mai risolto: sono il frutto di come l’integralismo religioso possa produrre, come anche avviene in altre aree del mondo, eserciti di questi mostri pronti a qualunque dimostrazione della loro forza contro dei bambini e solo perché ebrei, contro delle donne se rifiutano la legge della jihad, contro gli occidentali, ritenuti nemici infestanti della propria fede.
Questo signor Sindaco avrebbe testimoniato accendendo una luce arancione. Non avrebbe fatto una scelta politica per Israele. Ma avrebbe solo voluto ricordare due bambini, vittime del fanatismo religioso in una città che ha sempre fatto del laicismo e della tolleranza dei valori portanti della propria identità e che ha, anche grazie alla propria grande tradizione cattolica e ai suoi maestri, assunto nel senso più profondo il concetto di “pietà”.
Ilaria Borletti Buitoni
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